Si può essere soddisfatti che il numero degli sbarchi in Italia si sia dimezzato?
Solo fingendo di non sapere cosa accade in questi giorni in Libia, dove la situazione che si fa sempre più esplosiva, con solo gente che entra e nessuno che va via.
L’ultimo reportage che racconta l’inferno libico risale a due giorni fa, è quello di Avvenire
Descrive il “buco nero delle prigioni clandestine”, quelle che inghiottono i profughi che non sono trattenuti nei centri di detenzione controllati dal governo.
I centri “sotto il controllo del governo e dei 14 sindaci che si sono accordati con l’Italia per fermare le partenze” sono una trentina e vi sono rinchiuse circa quindici mila persone, ma – secondo l’OIM, Organizzazione internazionale dei migranti – il numero di migranti attualmente intrappolati in Libia sfiora il milione. Dove si trovano tutte queste persone?
Nello Scavo, autore del reportage, ha trovato a Zuara decine di “trappole senza scampo”.
Qui ha saputo della morte di Rhoda, una nigeriana quindicenne in fuga dai miliziani di Boko Haram. Le compagne raccontano che si è uccisa con un rasoio dopo le violenze notturne di cui era oggetto. Era bellissima e “per questo anche se aveva pagato non la lasciavano mai partire”, per continuare ad abusarne.
I ras locali aprono centri di detenzione, anche per vendere i migranti ai contrabbandieri, come dicono alle Nazioni Unite.
A meno di un’ora dal confine tunisino, “sorvegliato quanto basta per evitare il passaggio di armi, ma non di nafta di contrabbando, di cui a Tunisi sono assetati” i migranti vengono schiavizzati.
‘Ospitati’ in maleodoranti stanzoni lavorano a turno nel piazzale delle autobotti, “trascinano a mani nude i raccordi che sputano il carburante”, la nafta da vendere ai contrabbandieri, immagazzinata in enormi serbatoi arrugginiti che arrostiscono al sole.
Quando arriva la sera, dopo che le autobotti dei contrabbandieri sono tornati indietro, i carcerieri si concentrano su altre attività, torturano gli uomini e violentano le donne. “Accanto alla vittima mettono un telefono mentre picchiano più duro, così che i malcapitati implorino pietà e altri soldi dai parenti rimasti nei villaggi”.
D’altra parte, se le condizioni delle strutture governative sono tali che andrebbero chiuse subito, come ha detto il direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo relazionando alla commissione Schengen, non è difficile immaginare cosa siano i “lager che sfuggono a qualsiasi seppur sporadico controllo”.
Fare finta di non sapere è comunque ormai uno sport nazionale.
La situazione dei centri di detenzione libici era già stata raccontata a febbraio in un reportage dell’Espresso: le gabbie di lamiera con i migranti chiusi a chiave 24 ore su 24, la catena di violenze e di minacce, le decine e decine di prigioni, gestite da potenti milizie armate, su cui i funzionari governativi riconoscono di non avere alcun controllo, la corruzione endemica che fa guadagnare i trafficanti.
Tutto questo è cambiato con la cura Minniti e la missione italiana di sotegno alla guardia costiera libica? O è peggiorato, perchè “la Libia, semplicemente, non può essere vista come un luogo sicuro per sbarcare richiedenti asilo” come dicono gli esperti delle Nazioni Unite che mettono l’accento sulla violazione dei diritti dei migranti.
A noi potrebbe star bene, purchè lontano dai nostri occhi.
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…per non parlare di quel che avviene a Melilla o in Turchia !
Proprio oggi pomeriggio un ragazzo afgano che conosciamo da anni ci ha raccontato che sua sorella è stata uccisa pochi giorni fa con la figlia di 7 anni nel tentativo di passare la frontiera con l’Iran per raggiungerlo qui clandestinamente (visto che lui non ha il reddito sufficiente per fare il ricongiungimento familiare).
Ma noi siamo contenti perché gli sbarchi sono calati e la cura Minniti funziona : la fortezza Europa è ben difesa.
Grazie per la vostra attenta documentazione. Da tempo ci battiamo per l’accoglienza di tutti, sapendo che si perpetuano inaudite violenze su tanti uomini, donne e bambini. Allora ancora maggiore dovrà essere il nostro impegno. E il sollevare un grido di protesta !