Non bastano più i crediti a richiamare gli studenti. Erano ben pochi quelli presenti nell’aula delle Conferenze della Facoltà di Scienze politiche di Catania in via Gravina. Parecchie, in proporzione, le donne sedute di qua del lungo tavolo, candidate alle prossime elezioni, addette stampa e responsabili della comunicazione, intervenute alla tavola rotonda “Rappresentanza femminile e campagna elettorale per le elezioni regionali”.
L’incontro rientrava nell’ambito del percorso formativo per la promozione della cultura di genere “Donne, politica e istituzioni“, organizzato dal dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Ateneo catanese in collaborazione con il dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Erano presenti Tiziana Iannotta (lista Miccichè Presidente), Marina La Farina (lista Crocetta Presidente), Gemma Lo Presti (lista Musumeci Presidente), Gemma Marino (Libera Sicilia. Lista Marano presidente) e Agata Montesanto (Movimento 5 Stelle) e delle responsabili della comunicazione Roberta Fuschi (lista Crocetta presidente), Josè Marano (Movimento 5 Stelle), Giovanna Regalbuto (Libera Sicilia. Lista Fava presidente) e Antonella Saeli (lista Miccichè presidente).
Due le questioni che il corso si proponeva di affrontare, la questione della rappresentanza femminile, se e quanto , cioè, sia difficile per una donna l’accesso ai luoghi decisionali della politica; e quanto programmi e politiche proposte dai vari schieramenti siano aderenti ad obiettivi di benessere collettivo, equità sociale, pari opportunità e coesione sociale.
La sociologa Rita Palidda, coordinatrice del corso, ha denunciato la grossa contraddizione tra una legge regionale che prevede la presenza del 30 per cento almeno di posti in lista per le donne e la quasi totale assenza di donne nel Parlamento regionale. Un imbuto, dunque, che strozza un drappello consistente di donne: pur partendo in molte, arrivano al traguardo in pochissime.
Uno studio della campagna elettorale per il parlamento regionale attraverso la stampa, con una serie di dati e interessanti osservazioni, nell’intervento della giornalista Pinella Leocata. 18 liste provinciali e solo 94 donne su 292, un terzo; le capolista sono però 3 su 18, un sesto. Due sole le candidate alla presidenza della Regione. Sul problema della rappresentanza di genere, poi, i giornali tacciono.
E le candidate? L’identità, il percorso, le motivazioni, i rapporti con la famiglia, con i colleghi di partito, le eventuali discriminazioni…etc. Alla raffica di domande poste da Rita Palidda la maggior parte non ha risposto e/o è andata fuori tema.
Si è pronunciata sugli eventuali atteggiamenti discriminatori da parte degli uomini del partito, Gemma Lo Presti che si è affannata a negarne l’esistenza: “Nessuna differenza tra uomini e donne. Nessuna competizione”. Tutte hanno dato vita a dei comizietti elettorali, più o meno efficaci. E ancor più politiche delle politiche, le addette stampa e le responsabili della comunicazione.
Ha ripercorso le tappe del suo cammino in politica Gemma Marino, il territorio, il volontariato, l’attenzione al sociale. Unico discorso “di genere” quello di Marina La Farina con le sue “sei proposte per costruire gioia” e il suo sguardo di donna pieno di speranza sul mondo attuale e su quello futuro.
Spiccava sugli altri per la freschezza, la naiveté, che lo punteggiava da cima a fondo, l’intervento di Agata Montesanto, una giovane donna del Movimento 5 stelle: “E’ importante che faccia politica anche chi non ha esperienza… Competenze ? E chi ne ha oggi?”. E infine una netta condanna per corruzione e malgoverno: ” Da noi niente corrotti, né privilegi”.
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stando alla proficuità dell’impegno politico delle donne che nelle passate legislature hanno avuto garantita una seggiola nei parlamenti ( mazionale o locale ) non ci sarebbe nulla da sperare. Hanno fatto poco o niente. Avete per avventura incontrato la Finocchiaro nelle nostre contrade? Avete mai letto di suoi interventi importanti per la vita locale come ad esempio la tutela dei beni comuni o la redazione dei piani regolatori? Mai vista. Sull’onda di questo triste esempio credo che la nuova tornata elettorale con tante facce femnminili sia la fotocopia d ella precedente. Identica situazione di stallo.Divente molto comodo avere un compenso assicurato e soprattutto non dover rispondere del proprio operato.Il caso della magistratura è evidente. Molte donne aspirano a diventare giudici spinte dalla motivazione di una retribuzione garentita con scarsa responsabilità. E se invece si decidesse di avere i giudici elettivi? Non sarebbe forse preferibile?
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