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Una ‘dote’ per garantire il diritto allo studio a ragazze in condizioni di svantaggio

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Futura, un progetto pilota di contrasto alla povertà educativa femminile, è stato oggetto di una intervista ad Andrea Morniroli, coordinatore nazionale del Forum Disuguaglianze e Diversità, sul format ‘Mezz’ora con’ della associazione Memoria e Futuro.

Si tratta di un progetto che ha scelto di sostenere ragazze e giovani donne provenienti da contesti svantaggiati e che pagano, in aggiunta, il prezzo degli stereotipi di genere.

Come Morniroli ha ricordato, le bambine hanno, mediamente, risultati scolastici migliori rispetto ai coetanei maschi, anche nella materie scientifiche e tecnologiche (STEM). Negli ambienti economicamente e culturalmente deprivati, tuttavia, vengono indirizzate, dalle famiglie e dalle stesse scuole, verso studi considerati più ‘adatti’ alle donne. Le ritroviamo quindi, negli istituti alberghieri o nei corsi per estetiste o parrucchiere, e non laureate in fisica come avrebbero voluto e potuto..

Il progetto è pensato per 300 ragazze, tra i 13 e i 24 anni, su tre territori caratterizzati da svantaggio socio-economico, nelle città di Napoli, Roma e Venezia-Mestre. Ad ogni ragazza viene assegnata una ‘dote’ educativa di 3mila euro (in alcuni casi 5mila), che viene utilizzata per rispondere al suo bisogno specifico, nella sua situazione particolare.

Morniroli fa l’esempio di una ragazza (la chiameremo Maria) che studia con buoni risultati in un liceo lingusitico. Il suo rendimento cala bruscamente quando il padre abbandona la famiglia e la madre deve mettersi a lavorare come domestica. Maria si fa carico dei due fratelli più piccoli e non ha più tempo per studiare. Per lei la dote viene utilizzata per pagare alcuni insegnanti che le permettano di recuperare il terreno perduto nello studio, per iscrivere uno dei fratelli in una scuola privata dove può rimanere più a lungo, per pagare una babysitter.

In un altro caso, in cui la ragazza ha dovuto lasciare la scuola e cercarsi un’occupazione (in nero) perché il padre ha perso il lavoro, la dote viene spesa per pagare una carta acquisti in un supermercato per una somma equivalente al salario percepito dalla ragazza. La giovane potrà tornare a scuola e completare la sua formazione.

Non c’è quindi un piano predeterminato, ma la ricerca di una soluzione, caso per caso. Tutta la famiglia viene coinvolta in un Patto educativo, costruito insieme, che impegna ciascuno a fare la propria parte.

Essenziale anche il coinvolgimento della scuola, dei servizi sociali, delle associazioni del terzo settore. Da questi enti provengono le segnalazioni delle ragazze da inserire nel progetto, e sono essi che devono farsi carico di seguirle nel loro percorso.

Un caso particolare è quello delle 50 giovani mamme inserite nel progetto, che vengono aiutate – sempre con interventi personalizzati – ad organizzare la cura dei figli in modo tale da poter accedere al mondo del lavoro a cui hanno dovuto rinunciare per occuparsi dei bambini.

La verifica delle ricadute di questi interventi personalizzati rientra tra gli scopi del progetto stesso. “Affinchè le cose straordinarie non restino tali ma divengano ordinarie, bisogna riflettere sul progetto e monitorarne i risultati”, afferma Morniroli. Nel caso di ricadute soddisfacenti, se ne trarrà una proposta da presentare ai decisori politici.

Il progetto Futura, che ha la durata di due anni, è stato promosso dal Forum Disuguaglianze e Diversità, da Save the Children e da Yolk, che hanno trovato finanziatori privati in Intesa Sanpaolo e con una raccolta fondi a cui si può contribuire a questo link.

L’intenzione, però, è quella di verificare se sia riproducibile a livello pubblico nazionale, anche se purtroppo la politica – conclude Morniroli – va in altra direzione. Non ha ancora capito che non si può parlare di sviluppo fino a quando investire nell’educazione non diventa una priorità

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