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L'Europa incentiva l'uso sociale dei beni sequestrati alla mafia

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“La Commissione Europea investirà 64 milioni di euro nello sviluppo delle proprietà sequestrate alle mafie nell’Italia meridionale.” Lo ha affermato il commissario europeo alla politica regionale Pawel Samecki, come leggiamo nel numero 43 di asud’europa (UE: incentivi all’uso sociale dei beni di mafia di Maria Tuzzo).
Samecki ha, inoltre, dichiarato “Uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico di alcune zone del Mezzogiorno è l’ombra onnipresente della criminalità organizzata. Il finanziamento della Ue aiuterà l’Italia a sostenere iniziative tese a convertire i beni sequestrati, a creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per giovani, e ad alimentare nuove speranze in zone a lungo vessate da alti tassi di disoccupazione e di criminalità”.
Un progetto pilota del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) “ha già contribuito con 11 milioni di euro a convertire 50 ex proprietà della mafia in attività legate all’insegnamento, all’agriturismo o ad altre attività legali.”
“L’Italia è il terzo maggior beneficiario della politica di coesione dell’UE dopo la Polonia e la Spagna.”  Oltre a quelli del Fesr potrà utilizzare altri fondi stanziati dal Fondo sociale europeo (Fse).
Complessivamente, l’UE cofinanzia un programma multiregionale denominato “Sicurezza per lo sviluppo” del valore di 1,2 miliardi di euro nel periodo 2007-2013.
Suo scopo principale è migliorare la sicurezza in 4 regioni dell’Italia meridionale (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Una parte di tale importo (91 milioni di euro) sarà spesa in progetti per convertire terreni e proprietà che appartenevano alla mafia.
Il primo dicembre a Bruxelles, per iniziativa del Commissario europeo, si è tenuta una conferenza stampa nella quale sono stati presentati i risultati raggiunti dai progetti di riutilizzo delle proprietà sequestrate gestiti dal Consorzio Sviluppo e Legalità. Il Consorzio, nato nel 2000 per iniziativa del prefetto di Palermo, Renato Profili, aggrega otto comuni della provincia di Palermo. Come dice il suo Direttore Generale, Lucio Guarino, “La nostra azione mira a riscattare e dare un nuovo “marchio di legalità” al territorio dell’Alto Belice Corleonese, privato delle enormi potenzialità di sviluppo: risorse naturali, paesaggistiche, culturali, ecc.. Abbiamo voluto integrare nel mercato del lavoro soggetti economicamente deboli. Le nuove cooperative che operano sui terreni confiscati sono, infatti, tutte costituite da giovani disoccupati del luogo e operano nel rispetto di uno sviluppo sostenibile del territorio, finalizzato alla creazione di un sistema integrato di produzioni biologiche di qualità, caratterizzate da un marchio di legalità immediatamente individuabile e collocabili in segmenti di mercato redditizi.”
I prodotti di queste cooperative vengono ormai commercializzati in varie parti d’ Italia.
Il consorzio si serve anche della collaborazione di partners esterni come la Prefettura di Palermo, alcune società a prevalente capitale pubblico (Sviluppo Italia, Italia Lavoro e il Consorzio Sudgest) e l’associazione Libera, che hanno messo a disposizione di Legalità e Sviluppo le loro diverse competenze.
La costituzione del Consorzio ha permesso di rendere effettivo quanto stabilito dalla legge 109/96, cioè che i beni confiscati debbano essere assegnati ai comuni. Con la forma associativa, infatti, si è consentito ai Comuni di utilizzare in maniera integrata il patrimonio confiscato, che le piccole municipalità non sarebbero state in grado di gestire efficacemente.
“Al di là degli innegabili benefici economici – anche in termini di ottimizzazione delle risorse economico finanziarie, umane e strumentali frutto della gestione in forma unificata del patrimonio confiscato – il Consorzio ha permesso ad otto Sindaci appartenenti a forze politiche diverse di sfidare uniti concretamente Cosa nostra, riscattando i loro territori e promuovendo crescita e sviluppo della comunità.” E’ quanto afferma Guarino nell’intervista pubblicata sul sito Buoni Esempi
L’esperienza del Consorzio dimostra che capacità inventive e rettitudine dei comportamenti possono “creare ricchezza pulita con una forte ricaduta sul territorio”.
E dimostra che la proposta di mettere in vendita i beni requisiti ai mafiosi non è solo pericolosa perché rischia di farli ricadere nelle mani di coloro a cui sono stati sottratti. E’ anche rinunciataria. L’Unione Europea riconosce, come si legge nel Comunicato della Commissione, che la politica di confisca paga, a livello economico e sociale. Ed infatti destina a questi progetti delle risorse.
Purché l’arrivo di questi denaro non susciti troppi appetiti determinandone un uso…improprio. Per questo è sempre necessario vigilare.
Leggi il testo integrale dell’intervista a Guarino

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