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Guerra più guerra non fa pace. Testimonianze dall’Ucraina

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Quattro giorni, andata e ritorno, per macinare 4.000 km in pulmino e misurare la distanza che ci separa da una guerra che ci appare insieme lontana e minacciosamente vicina. E’ partita da Trieste il 31 marzo la quinta carovana della pace, organizzata da Stopthewarnow, a cui hanno partecipato Nella Restivo e Tito Cacciola, insieme a don Renato Sacco e altre 150 persone del mondo laico e cattolico. I tre partecipanti, lunedì sera, 12 maggio, nel salone della parocchia SS.Pietro e Paolo, hanno raccontato la loro esperienza.

“Tutto è nato dal senso di impotenza che mi ha pervaso dall’inizio di questa guerra. Ero smarrita, ma volevo fare qualcosa. Come avrei fatto altrimenti a festeggiare la Pasqua? Quando Tito mi ha proposto di partecipare a questa carovana, ho pensato che sarebbe stata una opportunità”, racconta Nella. Lei e Tito hanno dato vita, con la loro famiglia, alla fraternità delle Tre Finestre che aderisce alla comunità dell’Arca, creata da Lanzo del Vasto e declinata in forme diverse, ma sempre basata su una vita semplice, legata alla Terra e al lavoro manuale, ispirata ai valori dell’accoglienza, della non violenza e della pace.

“Unirci alla carovana ci avrebbe permesso di incontrare le persone che vivono il dramma della guerra, fare sentire la nostra vicinanza, oltre che portare aiuti materiali, soprattutto generi alimentari e generatori di corrente” spiega Tito. E ricorda soprattutto le condivisioni di momenti conviviali, le occasioni festose, animate da canzoni italiane pop, molto note in Ucraina, che hanno dato alle persone incontrate la possibilità di “dimenticare per qualche ora la guerra”. E le relazioni intrecciate, soprattutto da Nella, con chi, come Nicola e Irina, conoscevano l’italiano per essere stati a lavorare in Italia.

Sono stati ad Odessa e Mikolaiv (Nikolaev), a 40 kilometri dal fronte. “Non ci sono segnali eclatanti della guerra, poche case distrutte, trincee vicine a qualche fermata del bus, check point, sacchi si sabbia qua e là, qualche allarme ogni tanto, segnalato – insieme ai rifugi più vicini – su una app da scaricare sul telefonino non appena sivarca il confine” racconta ancora Tito mostrando alcune foto. E lungo la strada grandi cartelli che ringraziano le nazioni europee per il loro aiuto.

La gente cerca di fare una vita pressochè normale, anche se manca spesso la luce e i bambini giocano a scambiarsi non le figurine dei calciatori ma le mostrine delle divise dei soldati, con i colori dei rispettivi eserciti.

Non era alla sua prima esperienza don Renato Sacco, già presidente di Pax Christi, che è stato a Kiev con la quarta carovana, e prima 14 volte in Iraq e ancor prima a Sarjevo con don Tonino Bello. Parla della necessità di non abituarsi alla guerra, di contrastarne la cultura, quella che domina anche nel nostro quotidiano, basato sulle relazioni di forza in cui l’altro è sempre visto come il nemico da cui guardarsi perché ci vuole fregare. Fosse pure nella fila al semaforo o all’ufficio postale.

“La pace scandalizza più della guerra” dice. E gli aiuti umanitari li portano le carovane di pace. Gli stati mandano le armi, anche se sanno che la gente ha bisogno dell’acqua, del cibo. Le armi sono presentate come “l’unica scelta” anche se inviarle equivale a fare la guerra, da lontano, senza sporcarsi le mani. E alimentando gli affari di chi le armi le costruisce, e le ha vendute anche a Putin, che dall’Italia ha comprato 25 milioni di euro di blindati nel non lontano 2015. Senza dimenticare – aggiunge – che il Parlamento europeo ha bocciato di recente un emendamento che proponeva di avviare inizative di pace insieme all’invio delle armi.

A Kiev, con la quarta carovana, Sacco ha incontrato i movimenti non violenti, gli obiettori di coscienza, che ci sono anche lì, sebbene non se ne sappia niente e sia quasi impossibile ottenere informazioni. Non si tratta di ‘femminucce’ che non vogliono andare al fronte, ma di persone che pagano le loro convinzioni con il carcere, a volte con la vita. In Ucraina, in Russia, in Bielorussia.

Provocatoria la domanda di Salvatore Resca, che apre il dibattito chiedendo, senza giri di parole, se la guerra in Ucraina la voglia solo Zelensky. Pone anche domande di carattere più ampio sulla non violenza, sulla scelta di difendere con le armi la vittima “quando l’invasore è di certo ingiusto”. Ma la questione più scottante rimane la prima e la risposta arriva, in forma semplice, quasi indiretta, da Nella, che conferma che l’idea della guerra è condivisa. “Per l’ucraino il russo è un nemico, è il fratello che ha tradito. Sull’odio prevale il risentimento, anche perché i legami, compresi quelli di parentela, sono tanti”.

C’è anche una propaganda che si impone, circolando soprattutto in TV. Una propaganda che sta cominciando a coinvolgere in particolare de donne, le uniche rimaste in circolazione, insieme ad anziani e bambini. Nella cita come esempio, un video molto esplicito anche per chi non capisce la lingiua ucraina: invita le donne ad arruolarsi, anche le giovani mamme, sollecitate a lasciare alle nonne i loro piccoli e ad indossare la divisa.

La speranza profetica di Tonino Bello è stata delusa. In occasione della marcia di Sarajevo del 1992 aveva detto dei suoi compagni di strada, “questi sono gli eserciti di domani: uomini disarmati”. A distanza di trenta anni ci ritroviamo, invece, impreparati di fronte alla guerra. Come dice Tito, in conclusione, “siamo impreparati a dare una risposta diversa da quella delle armi, non abbiamo un modo diverso di stare nel conflitto, una proposta differente da fare ai giovani. E invece la pace ha bisogno di essere insegnata”. La scuola di guerra esiste, quella della pace va inventata, costruita. E’ il compito che aspetta chi ci crede.

3 Comments

  1. La signora è confusa: il russo è considerato un nemico o un fratello ( che ha tradito ma sempre fratello è)? Odessa mi ricorda qualcosa… i 42 uccisi nella casa del sindacato dalle bande nazifasciste ucraine? Giusto dopo il colpo di stato che defenestrò il presidente Janukovich regolarmente eletto ma giudicato filo russo e inviso ad USA e NATO… e poi di seguito i massacri ai fratelli ucraini russofoni e anti nazisti nel Donbas , 14000 mila vittime stimate… Risentimento, odio… impediscono analisi un po’ più critiche della realtà dove i buoni e i cattivi stanno in entrambe le parti, ma i peggiori sono quelli che fomentano odi coltivano menzogne e fanno dei popoli carne da macello per interessi biechi. In quanto a queste patetiche carovane , oltre le intenzioni, buone, la loro manifesta inutilità mi provoca tristezza.

  2. Mi scusi…elle..se le ho provocato tristezza.. non era nostra intenzione abbiamo cercato di condividere… Con tutti nostri limiti. Ci abbiamo provato..mi spiace per la sua tristezza..
    Sono sicuro che lei sta percorrendo strade più utili e meno tristi… Con tanti auguri di pace

  3. La Guerra è un AFFARE. Si arricchiscono in molti con la guerra. Con la pace molto meno. Partita ad Aprile la raccolta di Firme per i tre Referendum di cui due contro l’invio di Armi e la Guerra. Tutta l’Italia deve comprendere l’assurda e anacronistica lotta di due popoli, ieri fratelli, oggi acerrimi nemici. Strabuzzare gli occhi davanti la TV non basta. Mettetevi in contatto con http://www.generazionifuture.org Informatevi e firmate

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