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Elena Basile a Catania. I conflitti attuali e la politica dei due pesi e delle due misure.

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Elena Basile e Mimmo Cosentino al tavolo dei relatori

Felice Rappazzo, docente dell’Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso la sede di Rifondazione Comunista. Presente Elena Basile, già ambasciatrice e autrice di molte pubblicazioni, anche per l’infanzia.

Elena Basile, già ambasciatrice italiana – fra le altre sedi Svezia e Bruxelles – nota al grande pubblico per le sue partecipazioni a vari dibattiti televisivi, è anche giornalista e scrittrice: il suo ultimo libro “politico” è L’Occidente e il nemico permanente (PaperFirst, 2024), ma ci tiene molto anche a presentarsi come autrice di libri per l’infanzia.

Di recente è stata a Catania per alcuni incontri, e qui darò conto di quello, breve ma intenso, che si è tenuto presso la sede di Rifondazione Comunista il 9 novembre, che ha fatto seguito ad un altro, il giorno precedente, nel quale ha partecipato a un dibattito sui BRICS. Ci tiene, la scrittrice-diplomatica, a definire “carbonari” i suoi numerosi incontri in tutta Italia, non perché intenda tenerli di nascosto, ma perché essi vengono sistematicamente snobbati dai media: collaboratrice a «Il fatto quotidiano», se si volesse avere notizie di lei su Wikipedia bisognerebbe cercare sulla versione inglese: in quella italiana infatti il suo nome non appare, perché cancellato.

Non è un’estremista la Basile, anzi ricorda la sua formazione sostanzialmente socialdemocratica, ma si è radicalizzata politicamente negli ultimi tempi, soprattutto perché, supponiamo, ha visto le vicende politiche internazionali dall’interno, conoscendo quindi fatti e persone.

Nell’incontro di Catania il suo discorso, attentamente seguito da una trentina di persone che gremivano la piccola sede, ha toccato sostanzialmente tre principali argomenti, in successione cronologica e logica: l’invasione israeliana di Gaza, e poi del Libano e ancora gli attacchi dei coloni in Cisgiordania, la lunga guerra russo-ucraina, e infine la situazione geopolitica globale. In altri termini ha messo a nudo l’ipocrisia dell’Occidente (o meglio dei suoi esponenti di riferimento, politici e mediatici, capaci di condizionare a fondo l’opinione pubblica di molti paesi), e il suo sistema di valori e di comunicazione.

Più che sulla devastazione di Gaza e sugli attacchi al Libano, è proprio sul sistema di comunicazione occidentale che l’ambasciatrice si è soffermata: l’identificazione fra ebraismo e Stato di Israele da una parte, il doppio standard di valori che viene continuamente insufflato da quasi tutti i media dall’altra, sono i punti più bassi della cattiva coscienza occidentale: se tutti si dichiarano giustamente indignati per le sofferenze degli ostaggi e dei bambini israeliani, le sofferenze inaudite della popolazione di Gaza, che non si conta solo dal numero incerto dei morti (indicato per difetto, poiché non si parla delle conseguenze secondarie dell’invasione e dei bombardamenti), ma anche della distruzione civile e morale di un popolo, che certo non è fatto solo di pericolosi miliziani di Hamas. Se i bimbi israeliani sono individui – e ciò è giusto – quelli palestinesi sono invece dei numeri.

Ed è vietato parlare di genocidio, come se utilizzare un’altra dizione (ad esempio crimini di guerra) potesse cambiare la realtà di un potentissimo esercito che bombarda dal cielo, dalla terra e dal mare quella che era già, prime del 7 ottobre 2023, una prigione a cielo aperto. E sostenere questo significa suscitare l’orrore dei media benpensanti – guidati da una sapiente regia internazionale – che definisce le critiche, anche quelle sfumate, allo Stato di Israele come antisemitismo.

Questo doppio standard politico e morale si ritrova anche nel giudizio sul conflitto russo-ucraino: a proposito del quale si dimentica facilmente quali siano state le responsabilità politiche e militari della NATO non solo a cominciare dal 2014, ma fin dagli accordi – crollata l’Unione Sovietica – solo verbali fra le grandi potenze, nei quali la NATO s’impegnava a non tentare di infiltrarsi negli interessi geopolitici russi: Elena Basile ricordava a tal riguardo come in realtà la diplomazia americana lavorasse (oltre che teorizzare) proprio in senso contrario, individuando nell’Ucraina e nella Georgia i punti strategici su cui operare: cosa che si è puntualmente verificata. Insomma, Basile ha individuato una pericolosa faglia nel sistema di relazioni mondiali; e qui si apre anche la questione dei BRICS, già affrontata il giorno precedente.

Ricordiamo che questo acronimo designa il sistema di relazioni che si è andato consolidando fra paesi lontani e diversi, alcuni dei quali alleati degli USA, ma desiderosi di autonomia politica, economica e soprattutto finanziaria. BRICS è un acronimo, che indica Brasile, Russia, Cina, India e, infine, Sudafrica, che ha aderito nel 2010; mentre nel 2024 si è avuta l’attenzione di altri paesi quali Sudafrica (nel 2010) e di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran (nel 2024).

L’insieme di questi Paesi costituisce circa la metà della popolazione mondiale, e più di un terzo del PIL mondiale. Pur con differenziazioni significative, essi spingono verso il multipolarismo e verso la non dipendenza dal sistema finanziario fondato sul dollaro come moneta di scambio internazionale. Per questa ragione, pur con cautela, si può individuare in questo sistema di rapporti un’interessante tendenza al multipolarismo, e l’emergere di una potenza, quale la Cina, destinata prevedibilmente a prendere il posto degli Stati Uniti nell’egemonia mondiale.

Le guerre della NATO mondializzata sono, in fondo, una rabbiosa e pericolosa risposta preventiva degli Stati Uniti (che vivono di un colossale debito pubblico) alla loro perdita di centralità.

Un dibattito interessante, temi che, certamente, ritorneranno nelle discussioni dei prossimi mesi e anni.

2 Comments

  1. Il nome di Elena Basile l’ho trovato tranquillamente su Google, non mi sembra sia stato cancellato

    • L’articolo non parla di nome non rintracciabile da Google ma di voce mancante su Wikipedia in versione italiana

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