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Polpo Mondo, Catania Pride 2025. Perchè c’è ancora tanta strada da fare

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ingresso CGIL addobbato per incontro preparatorio del Pride

“Vergogna, fate schıfo, come li avete fatti questi figli? Ve ne dovete andare dall’Italia”. La manifestazione inizierà sabato 5 luglio alle ore 17,00 da piazza Cavour, le intimidazioni sono cominciate prima. Infatti, ieri alla Camera del Lavoro, sede dei dibattiti del Pride Village, un uomo ha, aggredito, anche fisicamente, Egle Doria, membro del direttivo di Associazione Famiglie Arcobaleno e componente del comitato Catania Pride.

Un motivo in più, ma non se ne sentiva certo la necessità, per essere presenti, ribadire la solidarietà di fronte a un episodio che, come scrive Egle, “mi addolora perché è la mia città, per rassicurare tuttə sto bene. Ho scelto di metterci la faccia […] ci battiamo ogni giorno contro l’odio Difendiamo con tutta la nostra vita i diritti delle nostre famiglie e dei nostrə figliə che devono crescere in un mondo migliore. Le nostre famiglie esistono”.

“POLPO MONDO! È un’esclamazione di rabbia e di sconcerto per il mondo in cui ci ritroviamo a vivere. Sono passati 25 anni dal primo corteo del Catania Pride e quasi fino ad oggi eravamo vissutə nell’illusione di essere in spazi sempre più ə sicuri, che i diritti civili e sociali – quelli che chiamiamo “diritti di esistenza” – fossero destinati ad accrescersi ed estendersi sempre di più, in una visione fideistica del progresso. E invece ci ritroviamo in un mondo sempre più ostile, sempre meno equo e meno giusto, i cui confini di libertà si restringono ogni giorno che passa. Una parte consistente del Movimento LGBTQIA+ si è fatta lusingare dalle promesse agghindate della civiltà occidentale al cui modello ha aderito acriticamente, dismettendo la carica di critica rivoluzionaria di cui era portatrice”.

Così gli organizzatori del Pride di Catania, che tengono a sottolineare la scelta dell’autofinanziamento e la rinuncia a qualunque tipo di sponsor.

Al centro del programma la denuncia delle nuove forme di oppressione che rendono ancora oggi “i nostri corpi oggetto di violenza e mercificazione”.

In Italia, denunciano, “il governo Meloni – donna, madre e cristiana – colpisce duramente le famiglie omogenitoriali, mette universalmente al bando la gestazione per altrə e tenta di impedire i percorsi di affermazione di genere attraverso espedienti che ne complicano l’iter”. Occorre quindi lavorare per il riconoscimento delle identità non binarie, creare spazi culturali, sociali e legali che riconoscano e tutelino le scelte relazionali non conformi e per l’abolizione della legge 40/2004 (che vieta l’accesso alla PMA a donne single e coppie non etero) e della legge Varchi (che criminalizza la GPA).

Altrettanto forte la denuncia contro il patriarcato. “Un sistema economico autonomo, che ha bisogno delle donne come forza-lavoro flessibile e come madri, mogli, infermiere gratuite; un sistema di aggressione generalizzata che minaccia le nostre vite ogni volta che attraversiamo lo spazio per il rischio concreto di molestia e stupro e che inferiorizza, marginalizza, assoggetta ed uccide donne (cis o trans, lesbiche, etero, bisex), uomini gay (cis o trans), soggettività non binary, queer e ogni corpo eccedente la società eteronormata”.

La violenza, quindi, non rappresenta un’emergenza, è strutturale, per questo occorre lavorare per l’autodeterminazione, costruendo “spazi transfemministi radicali, solidali e complici”.

Ancora, è fondamentale l’accesso universale e gratuito per la salute sessuale, occorre garantire nelle scuole “un’informazione aggiornata, scientifica, inclusiva e non stigmatizzante sulla salute sessuale, sull’affettività e sul consenso, centrata sui concetti di riduzione del rischio, riduzione del danno, prevenzione combinata e autodeterminazione delle persone, in armonia con le raccomandazioni di OMS e UNAIDS”.

Ma è altrettanto importante rifiutare processi di stigmatizzazione e discriminazione, in particolare rispetto ai soggetti che vivono con HIV, soprattutto in considerazione del fatto che le evidenze scientifiche dimostrano che una persona con HIV, che segue regolarmente la terapia e ha una carica virale non rilevabile, non trasmette l’infezione.

Ma il Pride catanese è anche antifascista, perché “la natura del fascismo è violenta e prevaricatrice, è cialtrona e bulla; si esplica nella logica del branco e colpisce i corpi meno difesi”; laico e antimafioso, perché “la mafia è un “sistema di potere e di governo” che domina le nostre vite e il nostro territorio. La mafia è l’alleanza di criminalità, imprenditoria e politica allo scopo di annichilire la democrazia”,

Infine, la condanna del genocidio in Palestina in nome della libertà di tutti i popoli oppressi e di un popolo, quello palestinese, vittima di “un sistema di apartheid da più di 75 anni”.

Documento intero: https://drive.google.com/file/d/1QPbptx2uPbSVFSgX3NpoQeX2DiNLA_DZ/view

1 Comments

  1. Sono sempre d’accordo con la difesa delle persone che hanno propensioni affettive e sessuali diverse dal genere biologico.
    Ma, con molti di loro, non apprezzo che si possano scegliere denominazioni come POLPOMONDO per rappresentarli.
    Non giova al loro accreditamento quali persone del tutto normali adottare nomi, sigle e coreografie che li presentino al mondo degli eterosessuali come ridicoli, grotteschi, osceni o da barzelletta.
    Ripeto: NON PIACE A MOLTISSIMI DI LORO . Non lo ritengono un aiuto. Piuttosto un danno. E’ come se fossero esposti al pubblico ludibrio e da tali pretendessero equiparazione .
    Anche POLPOMONDO evoca barzellette, mancanza di rispetto , disprezzo. “ Purpu “ a Catania “Puippu “ a Palermo ,” Odore di mare” in presenza di qualcuno di loro, “ feto ‘i mari” nel catanese e in Sicilia in genere.
    I travestimenti, poi, non sono necessari. Tranne che non siano del tipo di Vladimir Lussuria: sobri e discreti come persone normali che vogliono vestire come si sentono di essere. E questo TANTO PIU’ nelle MANIFESTAZIONI

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