/

U Zurrìu du Librinu, diamo voce ai talenti

4 mins read

Si rilassano ascoltando musica, ballando, cantando, ma anche disegnando o scrivendo sul proprio diario, o ancora sdraiandosi nella penombra a pensare o tirando di boxe per poi buttarsi a terra sfiniti. Sono per lo più adolescenti, e non fa differenza che vivano a Librino. Sono adolescenti che cercano uno sfogo in cui scaricare le ‘brutte cose’ della propria giovane vita, perché – ricordiamolo – l’adolescenza è un’età difficile, in cui ci sente spesso incompresi. Si viva o meno in una periferia emarginata.

Ma non sono solo gli adolescenti a cercare spazi per rilassarsi. Anche i loro genitori, soprattutto le mamme, che vorrebbero uno spazio per sé, amano cantare e vogliono scoprire il gusto di fare cose diverse, ad esempio usare una cinepresa.

Perché si insiste tanto sul tema del ‘rilassarsi’ nel video “U zurrìu du Librinu”, presentato ieri al Centro Zo dall’associazione Talità Kum?

La risposta non è facile, perché il docufilm non è nato attorno ad un tema o ad un contenuto predefinito. “Siamo venuti senza avere un piano, un’idea di quale sarebbe stato l’argomento da trattare, senza conoscere neanche i luoghi” dice Filippo Maria Gori della piattaforma ZaLab, uno dei registi.

Ed è proprio questa la modalità di creazione dei video partecipati. Si parte senza conoscere il tema e senza sapere dove si va a finire, si costruisce tutto insieme, le cose da raccontare, i luoghi da mostrare, i sentimenti da esprimere. Si impara ad usare la cinepresa, uno strumento – aggiunge Gori – che “ti obbliga a riflettere, a fare una selezione per individuare cosa devi far entrare in quel rettangolino”, uno strumento che è come “uno specchio che aiuta a riflettere su stessi”, ed anche su come rappresentare gli altri.

Per conoscere le persone e i luoghi, Andrea Segre, il primo regista, insieme a Davide Crudetti e a Filippo Gori, sono andati a stare per dieci giorni a Librino, che non conoscevano affatto.

E’ iniziata così l’avventura da cui è nato ‘U Zurrìu du Librinu’, vale a dire il cicaleccio di Librino, di cui i giovani e meno giovani librinesi sono stati autori, imparando passo passo, sotto la guida dei registi, e anche divertendosi.

“E’ stato bello lavorare tutti insieme, persone di ogni età” ha detto una delle mamme durante il dibattito seguito alla proiezione. “Abbiamo fatto un’esperienza positiva, che ci ha aiutato a conoscerci e a riflettere” aggiunge un’altra mamma. “Speriamo di fare altre cose così belle, vorremmo avere altre occasioni come queste” si augura una ragazza.

Chi si aspetta un filmato di analisi dei problemi di Librino, resterà deluso. E imparerà che Librino è molto più dei suoi problemi. Librino è gli ortolani che, per passione, zappano, piantano, innestano, si aiutano tra loro, lavorano “per chi verrà dopo, chiunque egli sia” come racconta uno di essi, ripreso dalla telecamera.

Librino è le donne, contente della casa popolare ottenuta ma spaesate in un contesto così grande e dispersivo, in cui “devo prendere la macchina anche per comprare il pane, mentre prima ci andavo a piedi, vivevo di più il mio quartiere”. Librino è i diciottenni che lavorano da quando avevano 12 anni, facendo di tutto, il muratore, il pittore, il fabbro, perché “non mi va di chiedere i 10 euro ai genitori, me li devo guadagnare da me”. Ma anche le adolescenti inquiete che amano ballare, come tutte le coetanee di altri quartieri e città, e che talora – per poterlo fare – aspettano i progetti offerti dalle scuole.

Ragazze e ragazzi intelligenti e capaci, che la scuola spesso è l’unica a valorizzare, come nel caso dell’Istituto Fontanarossa, la cui dirigente, Concetta Patrizia Tumminia, ha assistito alla proiezione ed è poi intervenuta per congratularsi e ricordare che la sua scuola è aperta ogni giorno, fino alle 18.30, perché “mettere nelle mani dei ragazzi un pallone, uno strumento musicale, un pennello, è un modo non solo per toglierli dalla strada ma anche per offrire ad ognuno il modo di esprimere il proprio talento”.

Ecco allora i laboratori, organizzati ormai anche per le mamme, spesso rammaricate di non aver, a suo tempo, studiato. E desiderose di riscatto.

Durante il dibattito non poteva mancare l’intervento di Piero Mangano, presidente della federazione siciliana del Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), che ha coinvolto il Talità Kum nel progetto di inclusione ed emancipazione IEA!, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, per combattere le disuguaglianze. Si è detto commosso e compiaciuto per il lavoro svolto e per il risultato raggiunto con questo bel video che “restituisce protagonismo” ai ragazzi e ai residenti di Librino, che “ci hanno fatto entrare anche nelle loro case”. Una cosa non scontata, come non era scontato il fatto che tutti gli ‘attori-autori’ abbiano accettato di esprimere i loro sentimenti. Lo ha ricordato Giuliana Gianino che del Talità Kum è l’anima, e lo è stata anche di questa esperienza e di questo evento di presentazione, che ha moderato sollecitando la partecipazione attiva di tutti, dei “suoi” ragazzi innanzitutto, ma anche delle mamme, delle istituzioni, degli amici presenti, impegnati anch’essi, con altre associazioni, nel contrasto al disagio sociale.

Si è congratulata Maria Grazia Barbagallo, delegata della Prefetta, che ha dimostrato attenzione alle problematiche dei giovani e delle periferie. Si è entusiasmato Pino Fusari, che lavora sul fronte delle dipendenze e ha voluto ribadire che questo video “parla non solo di Librino ma di tutti noi e costituisce un rinforzo per continuare e dare voce alle risorse che ci sono, sono accanto a noi”.

Se ZaLab, che produce e distribuisce “cinema libero, indipendente e sociale” a livello internazionale, è andato a Librino, è perché lì c’è del talento che va solo riconosciuto e valorizzato. Come questo video, che sarà presto disponibile sulla piattaforma ZaLab, dimostra.

Guarda il video sulla piattaforma ZaLab

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Dossier - Librino