Mediterraneo, la nostra casa comune

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Poteva essere Marsiglia o una città italiana mediterranea, in Sicilia poteva essere Palermo, sarà invece Catania ad ospitare il Festival dei Cittadini del Mediterraneo, dal 2 al 5 giugno. Un successo o piuttosto una sfida?

In un momento in cui la città si distingue per il progressivo degrado, per l’incuria e la sporcizia nonché per la mancanza di controllo del territorio, accogliere più di cento ospiti stranieri, molti dei quali extraeuropei, e proporre circa settanta eventi, dibattiti, performance musicali, di danza, di teatro, proiezioni di film, mostre d’arte e di fumetti, non può che essere una sfida.

Il Festival nasce all’interno del ‘Med Dialogue per i diritti e l’uguaglianza’, un programma dell’Unione Europea che vuole coinvolgere i cittadini, le associazioni, gli attori sociali (alcuni dei quali, a livello locale, hanno già partecipato alla fase della organizzazione e parteciperanno alla gestione dell’evento), offrendo l’opportunità di riscoprire il Mediterraneo come una casa comune costruita da millenni di storia.

E’ il rovesciamento della narrazione diffusa, quella che presenta il Mediterraneo come una frontiera, senza riconoscere che su questo spazio comune si fonda la nostra identità. Un identità che non esclude, ma include, e si può definire “aperta, curiosa e multipla”, come afferma il responsabile del programma e coordinatore del festival, Gianluca Solera, ai microfoni di radio zammù.

Sul Mediterraneo si gioca anche il nostro futuro, che passa dal superamento dei confini fisici, culturali, religiosi, mentre cambia l’idea stessa di cittadinanza.

Chi sono i cittadini del Mediterraneo se non coloro che lo ‘diventano’ prendendosi cura di questo spazio e della comunità che ne fa parte, indipendentemente dalle proprie origini?

“Un destino comune” è il titolo significativo di uno dei dibattiti del festival, moderato proprio da Solera, a cui parteciperanno giovedì pomeriggio lo storico David Abulafia, l’attivista Esraa Abdelfattah, Tarek Ben Hiba dell’associazione CDCMIR e l’artista Moni Ovadia.

Molti altri gli appuntamenti previsti nelle intense giornate del Festival. Inevitabilmente verrà affrontato il tema della mobilità e dei diritti, affrontato in dibattiti, nel reading di Igor Stiks, nella mosra di graphic stories di 10 giovani artisti e fumettisti.

Si discuterà di donne e tra donne, di discriminazioni e di violenza di genere, ma anche di sostegno alle donne nelle sfera pubblica.

Si parlerà di transizione ecologica e di economia sociale, di crisi della democrazia e di partecipazione, a partire anche da esperienze e buone pratiche. Si entrerà nel merito della democrazia locale, anche con la partecipazione di amministratori come il sindaco di Tunisi, la sindaca di Betlemme, la vicesindaca di Atene.

L’arte sarà presente in diverse forme, arte figurativa, danza, musica, e una ricca rassegna cinematografica con la presenza di autori e interpreti, come nel caso di For Sama della regista siriana Waad Al Katheeb, con la partecipazione di una delle protagoniste, de L’urlo, sui centri di detenzione libici, a cui sarà presente l’autore, mentre al documentario sul gesuita Dall’Oglio, sequestrato a Raqqa, l”Ayouni, sarà presente la sorella Immacolata “Machi” Dall’Oglio.

Al Palazzo della Cultura verrà esposta la gigantesca mappa del Mediterraneo realizzata da Sabine Rhétoré. Ma le sedi interessate agli eventi, oltre al Palazzo della Cultura, saranno diverse, dalla Galleria di Arte Moderna di via Castello Ursino alla Città della Scienza alle piazze, come piazza Dante che ospiterà la compagnia Zappalà Danza.

Sarebbe opportuno che la città non sprecasse questa possibilità di riflettere sul proprio ruolo, geografico e culturale, di isola collocata al centro del Mediterraneo, un’occasione anche per sprovincializzarsi.

Patecipare non comporta oneri, perché tutte le iniziative e gli incontri sono gratuiti e aperti al pubblico.

A questo link il programma dettagliato

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