Non solo lava, non solo ginestre. Questa immagine mentale, suggestiva ma un po’ stereotipata dell’Etna, ci dice solo una piccola parte della incredibile varietà di ambienti che il nostro vulcano racchiude all’interno del suo Parco. Eppure molti catanesi non ne conoscono e non ne sospettano nemmeno l’esistenza. Per scoprire questa ricchezza di paesaggi e godere di questa incredibile bellezza c’è un solo modo, il trekking. Uno tra i vari percorsi possibili ci permette, in cinque giorni, di ammirare la molteplicità di vedute e di immergerci nella molteplicità di contesti che il nostro vulcano ci riserva, la Grande Traversata Etnea.
La proposta è stata formulata, dopo essere stata sperimentata, da Giuseppe Riggio, che l’ha pubblicata nel volume Etna il vulcano (pp. 22-35), edito da Affinità Elettive nel 2000.
Il progetto a suo tempo era stato ufficialmente presentato con una manifestazione pubblica ai responsabili del Parco dell’Etna, ma naturalmente l’Ente, a riprova della sua incapacità di giustificare il motivo stesso per cui esiste, si è guardato bene dal recepirlo, quanto meno attrezzando il percorso proposto con un minimo di tracciatura e segnaletica, per non parlare della soluzione dei problemi di pernottamento e di rifornimento d’acqua.
Come per tante altre iniziative, tutto è lasciato alla buona volontà e allo spirito organizzativo di coloro che amano la montagna e la natura e sono disponibili ad affrontare qualche ora di cammino.
Nel testo sopra citato se ne può leggere la descrizione completa e dettagliata, alla quale rinviamo, in modo che l’escursionista sia messo in grado di sperimentarla, con il minimo di attrezzatura che si richiede per imprese del genere (bussola e cartine topografiche in particolare).
Qui noi ne daremo una sommaria esposizione in tre puntate, in modo da suscitare, speriamo, la curiosità, l’interesse e le suggestioni che un tale percorso merita.
I tappa: da Fornazzo a Piano Provenzana
Questa prima tappa, pur iniziando dal versante sud orientale, raggiunge progressivamente il versante nord del vulcano, partendo dalla piazzetta di Fornazzo.
Da qui si risale, fra sterrate a fondo naturale e carrarecce asfaltate che attraversano gli ultimi lembi di terra coltivata e avendo come punto di riferimento la Mareneve, che si percorre per circa 1 Km.
Poco dopo aver oltrepassato un altarino votivo che ricorda l’eruzione del 1971 si imbocca, sulla sinistra, una carrareccia sommariamente asfaltata che porta fino al casale di Pietracannone, località che deve il nome ad un caratteristico mini tunnel, probabilmente un condotto creato da un tronco d’albero prima inglobato dalla lava e successivamente disgregato.
Continuando a salire, una mulattiera porta fino alle Case Paternò, dopo aver ammirato, in prossimità di una macchia di pioppi, ciò che resta di un’antica ‘niviera’ – un grande fossato creato dall’uomo per raccogliere e conservare per l’estate la neve.
Si risale quindi, seguendo una traccia a sinistra delle case, fino ad una pista della Forestale che attraversa un splendido bosco misto (faggi, betulle, pini, pioppi) e sbuca su una strada asfaltata che, verso sinistra, in pochi minuti, conduce al Rifugio Citelli, dove è possibile pernottare.
In alternativa, e se le gambe lo consentono, dal punto in cui si sbuca sulla carrozzabile, invece di risalire verso il Citelli, si scende a destra fino a imboccare la parte iniziale del sentiero natura di Monte Sartorius, che attraversa l’eccezionale bosco di betulla aetnensis, uno dei gioielli botanici dell’Etna.
Restando sempre sul sentiero principale, tralasciando quindi le ulteriori indicazioni del sentiero natura, si arriva nei pressi del rifugio di Monte Baracca, dove le betulle lasciano progressivamente il posto ai pini larici; da qui il tracciato porterà alle strutture ricettive di Piano Provenzana, dove è possibile pernottare.
I tempi di percorrenza sono misurati in 3 ore e mezzo, nel caso si opti per il rifugio Citelli; se invece si pensa di arrivare a Piano Provenzana, bisognerà aggiungere almeno un’altra ora.
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Ho trovato questo articolo per caso e mi e’ piaciuto tantissimo leggerlo. Descrive i percosi molto bene e mi ispira a fargli una visita. A Catania, ci sono dei posto fantastici! Speriamo che vengano sempre rispettati anche per le generazioni che verranno dopo di noi!
PS. Siamo circondati da un oceano di notizie brutte ed e’ bello celebrare anche le cose belle. Complimenti spero di vedere piu’ articoli del genere!