Carlo Sada si rivolterebbe nella tomba se vedesse come è stato sfregiato con il recente restauro uno dei palazzi storici di Catania da lui firmato. Pensato, iniziato e completato tra il 1875 e il 1892, palazzo Pancari Ferreri potrebbe essere un gioiello ancora più sfavillante perchè appena ristrutturato ma… Peccato che ci sia un ma!
Il neo del recente restauro è il taglio di due delle balaustre in pietra che, analogamente agli altri balconi, abbellivano le aperture del piano rialzato dello stabile, posto all’angolo tra via Etnea e via Umberto. Per dare spazio a delle vetrine? Per creare un accesso ai locali dal piano strada? O per quale arcano altro motivo è stata inferta tale mostruosa ferita? E cosa fanno la Sovrintendenza e gli altri organi preposti?
Sada, dicevamo, sì proprio quello del teatro Massimo Bellini, tornando in vita, inorridirebbe di fronte a tale offesa. Quando lui progettava palazzo Pancari, Catania era una bella città di provincia e i notabili del tempo erano orgogliosi e felici di essere i committenti di famosi architetti incaricati di progettare i loro palazzi. All’insegna del bello e dell’armonioso.
Fu in quegli anni che il consiglio comunale di Catania decise di allargare l’allora via Santa Caterina, l’attuale via Umberto, in asse con l’ingresso della villa Bellini. E fu in quegli stessi anni che la famiglia Fischetti commissionò all’architetto Carlo Sada la costruzione del palazzo.
“Tipologicamente – come apprendiamo dalla scheda che con le foto fa parte del catalogo della mostra “Catania 1870-1939. Cultura- Memoria-Tutela” – l’autore adotta delle soluzioni in uso nelle case d’affitto milanesi, come la corte interna, aperta solo su di un lato, e le anticamere di disimpegno delle stanze, raggruppate intorno alle scale principali e di servizio. Nel 1885 viene realizzato un ampliamento del corpo di fabbrica a nord della corte ed alcune variazioni di copertura. Alla fine dell’800 l’edificio risulta quasi interamente completato.”
Così lo acquistò agli inizi del 900 il barone Pancari, committente anch’egli dello stesso architetto Sada che fu richiamato per apportare alcune modifiche, sulla scala principale, sul salone dell’appartamento del primo piano, sui soffitti a volta e sull’arredamento dell’appartamento del piano nobile. Non certo sulle balaustre del piano rialzato, modificate adesso anche in barba al vincolo del D.M. n° 480 del 31 marzo dell’83.
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Purtroppo chi interviene nei lavori di restauro, di suo, non sempre possiede tradizioni, né radici e ciò ne determina un risultato di pessima fattura …
mgb
Lo sanno benissimo, e sanno benissimo che per questi misfatti non paga nessuno.
E siccome è diritto di ogni cittadino chiedere ed ottenere la concessione edlizia o l’autorizzazione che stanno a monte dell’intervento edilizio, perchè non fare ancora più chiarezza e acquisirne gli atti? Conoscere i nomi di chi li ha firmati non sarebbe male e aggiungerebbe conoscenza ai fatti.
Il vero problema è di cultura architettonica-estetica, non capire che la forma concepita dagli architetti-artisti è UNICA, e non per capriccio ma per necessità.
La rottura di tale regola significa non sapere di architettura… di non sapere….!Cosa oggi molto diffusa da chi si IMPROVVISA RESTAURATORE.
Benvenuta la sagace vostra segnalazione.
Claudio Ricciardi
PENSO CHE E UNA MANCANZA DI RISPETTO VERSO I CITTADINI E LA CITTA NON RISPETTARE I PALAZZI CON STORIA E ARCHITETTURA DI PRESTIGIO. MI DISPIACE TANTO QUANDO VADO A CATANIA E VEDO OGNI VOLTA IN PEGGIOR STATO EDIFICI ANTICHI IN STATO NON DECOROSO. QUESTO ANCHE SUCCEDE CON IL PALAZZO TOMASELLI SITO IN VIALE REGINA MARGHERITA E VIA SANT’EUPLIO. QUESTO PALAZZO ANCHE E STATO PROIETTATO DALL’ARCHITETTO CARLO SASA ED IL PROPIETARIO ERA IL DOTT.RE PROFESSORE SALVATORE TOMASELLI. IL PALAZZO FU DICHIARATO STORICO E NON SI POTEVA MODIFICARE LA FACCIATA. IO SONO LA DISCENDENTE DIRETTA MA ORA MAI ABITO ALL’ESTERO. HO PURE ABITATO IN QUELL EDIFICIO. HO CERCATO DI COMUNICARMI CON IL COMUNE MA NON HO AVUTO RISPOSTA. FORSE LORO POSSONO FARE QUAL COSA.
GRAZIE.
SILVIA TOMASELLI CLEMENTI