Pubblichiamo oggi la recensione di un libro divertente, presentato a Catania per iniziativa del Circolo Città Futura. L’autrice gestisce anche un blog nato per “condividere esperienze e creare un archivio collettivo e corale su ciò che c’è di schifoso e sublime nei discount e nell’universo delle sottomarche”.
Se il vostro figlio 18 enne sta per andare a studiare al nord, diciamo a Milano, infilategli nella valigia il libro di Valeria Brignani “Discount or Die”, una guida alla spesa a basso prezzo. Anche il ventenne al primo impiego, il trentenne perennemente precario, la giovane coppia che passa le giornate a distribuire curricula, trarranno benefici pratici dalla lettura, che insegna “la sublime arte di far la spesa al discount”.
Solo a chi abita al Nord però, perché alcuni dei discount citati da noi non ci sono proprio, altri sono poco diffusi. Poco male, perché le schede dei prodotti, con voto di gradimento finale che va da 1 a 5 (ma c’è anche il -1, il n.p., l’agnostico…) parlano sì del prodotto in questione, ma soprattutto offrono il destro per digressioni davvero esilaranti.
Sono opera della Brignani, ma anche di un’altra mezza dozzina di collaboratori, un’allegra combriccola di tardo-ventenni, appena-trentenni che dando sfogo ad una scanzonata inventiva, ci illuminano sui piaceri dei cetrioloni giganti in salamoia e delle aringhe in salsa di senape e uova.
Ci sembra chiaro il motivo per cui il libro, come guida alla spesa, ci sentiamo di consigliarlo esclusivamente ad un pubblico di giovanissimi: quale massaia giudiziosa od anziano dallo stomaco delicato metterebbe mai nel carrello cibi simili e, ancora, bottiglie di gazpacho , budini verdi alla menta e biscotti da cento calorie cadauno?
Questo non toglie però che il libro sia godibile per tutti, ridere nutre lo spirito e se amate l’humour un po’ demenziale ma non becero e a suo modo anche colto, accomodatevi: il menù è vario e gustoso.
La prima sezione, dedicata alla “Pasta, pane & pizza”, ci è parsa la più pratica e prodiga di consigli. La seconda, la LSD (latte e derivati!), la prende un po’ alla larga: si recensisce uno yogurt citando Shakespeare, un fruttolo disquisendo di Lilith, la divinità madre della religione mesopotamica, una mozzarella tirando in ballo il cadavere ancora caldo di Saramago e gli anatemi del Vaticano.
A proposito, se siete cattolici integralisti e non tollerate che l’humour possa esercitarsi a scapito del vostro credo, forse fareste bene a saltare un paio di recensioni, come quella dedicata al prosciutto crudo affettato in vaschetta, dove peraltro vengono citati il Tasso e il Pulci.
La sezione di riferimento per il prosciutto è quella che tratta i prodotti in “scatola, sott’olio e sottaceto” di cui fa parte una delle nostre recensioni preferite, quella che riguarda le già citate aringhe. Il recensore, essendo le aringhe di marca tedesca, la intitola “sulla fedeltà alemanna” poiché ha in mente di aprire discettando della superiorità della razza germanica, invece si distrae e finisce per raccontarci il film Piranha 3D.
La sezione dedicata ai “Dressing, condimenti, sughi e salse” farebbe inorridire anche il più ciarlatano dei nutrizionisti, figuriamoci le mamme italiane, che non esiteranno dunque ad esercitare una certa censura sul testo ed a riempire taniche di sughi casalinghi per scongiurare temibili mal di pancia.
Interessante la scheda sul Dado granulare al gusto vegetale, tre pagine che raccontando di apparizioni della Madonna, cani di Pavlov e arti magiche, vi terranno incollati alla lettura, il tutto per arrivare alla conclusione che il dado, composto prevalentemente di sale, non fa la differenza.
Un invito alla cautela s’impone anche per la sezione “junk food, snack e leccornie”, e qui i termini la cantano chiara, chi vuol capire capisca. Possiamo solo dirvi che oramai il pallido interesse per la qualità delle materie prime dei prodotti, che fino ad ora aveva timidamente fatto capolino qua e là, va a farsi definitivamente benedire. La frase simbolo della sezione potrebbe essere quella che conclude la recensione dei frollini al burro Sondey Butter Shortbread: “Puro godimento burroso… e che diamine ce ne importa che sia grasso butirrico invece che burro, eh?!”.
Breve, come prevedibile, la sezione “analcolici”, due in tutto; prevedibilmente lunga e particolareggiata quella dedicata alle birre: si sente che a trattarla sono dei veri esperti, che maneggiano con precisione una quantità di termini tecnici. Il lato nobile della faccenda, come spiega un recensore, è che le casse di birra servono per intrattenere rapporti sociali, educando alla convivialità. Il dogma recita che la birra deve essere economica per non svuotare le tasche, ma buona abbastanza per non perdere gli amici.
Non vi anticipiamo nulla delle sezioni dedicate all’igiene personale e a quella della casa. Segue poi una smilza sezione dedicata agli animali domestici: la recensione dei croccantini Miglior gatto basta da sola a dare un senso all’acquisto del libro! Ed infine il volume si chiude con la sezione speciale Inviati all’estero (Giappone, Svizzera, Scozia), splendida, tanto che la finale e pur bella Trilogia della Valis, ne risulta surclassata.
È tempo di chiudere, ma non prima di aver dato sfogo alla classica lamentela meridionale: un’accusa di sfrenato nord-centrismo a coloro che abitano in mezzo alle nebbie. La recensione che la suscita dice peste e corna di una povera pianta, un banano,”la peggiore pianta che un abitante dell’Italia centro-settentrionale possa volere!”. La pianta viene accusata di non produrre frutti, anche se viene ammesso che è “a causa di un clima ostile”. La conclusione ci lascia senza fiato per l’indignazione: “Se non abitate in Sicilia, lasciatela là dove si trova!” (Nel negozio, ndr).
Ma per l’appunto, noi in Sicilia stiamo, e dove sennò?
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