Ma Rosy Bindi è una foglia di fico?

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Rosy Bindi é una foglia di fico? Così definisce Gad Lerner, le persone rispettabili, che più o meno consapevolmente, coprono situazioni che non andrebbero coperte ma evidenziate e denunciate. Ce lo chiediamo mentre nel palazzo della Cultura di Catania, la presidente del Partito Democratico, il giornalista conduttore dell’Infedele e il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, discutono dei 13 milioni di euro prelevati dalle casse della Margherita, di un’eventuale proroga al governo Monti, della necessità di una sterzata da dare alla politica, dell’appoggio del Pd ai governi regionali e nazionale, del futuro della Sicilia e dell’Italia. Di grandi questioni, insomma.
Tutto ciò avviene il 24 febbraio, nel corso dell’incontro promosso dal partito democratico sul tema “Le scelte per la Sicilia: ne’ antipolitica, ne’ gattopardi”. “La politica deve tornare a svolgere un ruolo programmatico e propulsivo.- spiega il deputato Giovanni Burtone che presenta gli ospiti e introduce il confronto, parlando dei forconi, dei gattopardi che li hanno guidati, del patto scellerato consumato alla Regione, del Sud che è una polveriera- Tutti siamo chiamati a compiere delle scelte decisive se vogliamo assicurare un futuro alle giovani
generazioni. Di fronte al crescente disagio la soluzione non può essere l’antipolitica o il gattopardismo, ma una politica che interpreti di più le esigenze delle comunità”.
Continuiamo a chiederci se la Bindi sia o no una foglia di fico, anche perché il parterre è punteggiato da inquietanti facce della vecchia politica. Altro che rinnovamento. Gad Lerner dice di essere orgoglioso di avere in tasca la tessera del Pd del quale, chiamato da Prodi, è socio fondatore ma… Parla del vuoto di politica, della subalternità del suo partito ad un agenda dettata da altri “che dicono di essere non politici ma tecnici”. Anche in Sicilia, in assenza di attività di politica democratica, nel malessere siciliano, vivono e prosperano la giunta Lombardo e un “pericoloso protoleghismo“.
Mette in guardia dal protoleghismo diffuso e fa un appello ai politici, quasi un SOS, anche Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, che accusa però, in varia misura anche il mondo economico e la società, rei, tutti, di stare dentro un sistema parassitario. “Attenzione – dice- il processo di implosione è irreversibile”. Al Pd, il presidente degli industriali siciliani chiede una riflessione seria: “Ci vuole coraggio, strategia e chiarezza”. Così il primo marzo Confindustria scenderà in piazza con commercianti, artigiani, agricoltori e sindacati dando vita alla “Marcia per il lavoro produttivo“. Per chiedere un piano straordinario che sostenga gli investimenti e il lavoro nella legalità. Per rappresentare “un disagio che un pezzo della politica non riesce a cogliere”.
Gad Lerner chiede alla Bindi le analogie tra l’appoggio del Pd al governo nazionale e a quello regionale. La presidente del Pd, che da sempre ha preso le distanze dal governo Lombardo, sottolinea le differenze e, ancora una volta, condanna l’esperienza siciliana: “Non si dà l’ossigeno a Lombardo, emblema di una politica clientelare”.
Nessuna proroga al Governo Monti oltre la scadenza naturale del 2013. Lo sostengono sia Ivan Lo Bello che assegna alla politica il compito di attuare la strategia del cambiamento, sia Rosy Bindi: “A un governo tecnico non si chiede di cambiare il paradigma di un paese ma solo di metterlo in sicurezza. Dopo deve tornare in campo la politica”.
E poi Lerner parla del caso Lusi e dei soldi rubati, fondi del finanziamento pubblico, cioè nostri. E’ indignato il conduttore dell’Infedele, tesserato e sottoscrittore del Pd. In quali tasche vanno a finire i soldi dei contribuenti? E nessuno sapeva di quei salassi mensili? Enzo Bianco, presidente dell’Assemblea federale della Margherita, partito “estinto” nel 2007, è seduto in prima fila. E’, guarda caso, proprio nel giorno del suo genetliaco. Sia la Bindi che Lerner concordano nel non guastargli il compleanno interpellandolo e chiedendogli di commentare.
Risponde, invece, Rosy Bindi. E’ convinta della necessità di riformare i partiti. Utilizzano finanziamenti pubblici e devono, quindi, avere regole e principi ai quali gli statuti e la vita interna devono uniformarsi. “Bisogna rivedere la legge sul finanziamento pubblico- dice la parlamentare del partito democratico- che, però, deve rimanere , controllato e rigoroso, perché è comunque da preferire ad un finanziamento privato che premierebbe gli interessi dei finanziatori”.
La presidente del PD è convinta che dell’ammanco è responsabile una sola persona, Lusi; si rifiuta di pensare che altri sapessero e fossero coinvolti. E noi continuiamo a chiederci: Rosy Bindi è una foglia di fico?
 

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