“In questa città c’è ancora molto da fare”, ha detto Elena Fava con riferimento ai fiori sottratti alla lapide del padre poche ore dopo la cerimonia per il 28° anniversario della sua uccisione. Nel deporne di nuovi, ieri mattina, ha pacatamente aggiunto “Dobbiamo essere uniti. Potranno portare via anche questi, ma noi perseveriamo e continueremo ad esserci”.
Il noi era riferito non solo alla Fondazione Fava ma anche a tutti i cittadini che, con la loro presenza sul luogo della lapide, hanno dimostrato, anche nella fredda mattinata di una domenica, di voler ribadire la loro fedeltà alla memoria di un uomo che “non è un eroe” ma un giornalista che ha fatto il suo lavoro “a schiena dritta”.
Il gesto era stato deprecato anche da un comunicato della sezione catanese di Magistratura democratica del 7 gennaio.
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