Case "chiuse", studenti senza alloggi

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Questo è l’ennesimo capitolo del tragico feuilleton degli sprechi di denaro pubblico, cioè nostro. Non si sa se per incapacità o per dolo. Fatto sta che ben due case dello studente, costate un sacco di quattrini, più di sei milioni di euro, continuano a non essere utilizzate dagli studenti universitari catanesi, a otto anni dall’acquisto. Ad impedirne la fruizione sono gravi pecche strutturali. Troviamo la denuncia circostanziata nel sito del Movimento studentesco.
L’Università acquistò due residenze e un terreno edificabile, l’11 ottobre del 2004, dalla Fondazione Toscano Scuderi. Sono, un immobile in un palazzo in via Caronda – via Etnea, un’altro in via Carrata e un terreno, sempre in via Carrata. “Il costo dell’acquisto – si legge nel sito del Movimento studentesco – non è ben chiaro in quanto la relazione al bilancio di previsione del 2011 della Fondazione riporta che l’Università di Catania ha speso 3.003.500 euro, mentre la delibera del CdA dell’Ateneo del 30 novembre 2006 parla di 3.309.300 euro.”
Nella stessa delibera del CdA, si riporta la convenzione stipulata dall’Ateneo catanese col Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per la quale si destinano 2.800.000 euro circa per il “Progetto Residenze Toscano Scuderi”, per la costruzione di un nuovo edificio e la ristrutturazione dei due edifici acquistati”. Per far diventare, cioè, quegli edifici delle Case dello Studente.
A lavori ultimati, l’edificio di via Caronda – via Etnea, ristrutturato per contenere almeno 26 posti letto, venne anche arredato; quello di via Carrata (di fronte alla residenza “Verona”), venne anch’esso arredato; infine, sul terreno acquistato, venne costruito un nuovo edificio, denominato “Verona”, proprio accanto alla storica residenza Oberdan, con 39 posti letto. Anche questo è arredato di tutto punto. Ed è l’unico che funziona, ancorché afflitto da alcune infiltrazioni di acqua.
Le altre due Case non possono essere consegnate. Non sono a norma, nè dal punto di vista sismico nè da quello strutturale, come verificato dagli stessi tecnici dell’Ateneo. Così l’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio, la vecchia Opera universitaria, che , pure, aveva cominciato a indire i bandi, ha dovuto fare marcia indietro e non ha potuto assegnare gli alloggi agli studenti.
“Facciamo il punto – leggiamo ancora su Movimentostudentesco.org – A fronte di una evidente carenza di posti letto, sono stati investiti in otto anni  6.173.516 euro (3.309.300 euro dell’Ateneo e 2.864.216 euro del Ministero) per soli 65 posti letto, di cui fino ad oggi appena 39 attivi. Se questa cifra sembra già spropositata, lo è ancora di più se pensiamo che ogni posto oggi utilizzabile ci è venuto a costare circa 158.295 euro. Chissà cosa si prova a dormire su un materasso del valore di più di 158.000 euro?”
Finora nessuno spiega il perché di tali colpevoli inadempienze. Tace il rettore Antonino Recca e il direttore amministrativo Lucio Maggio. Non interviene il Miur che ha sborsato metà della cifra stanziata e che avrebbe potuto effettuare sopralluoghi e verifiche, controllare, insomma ed anche, in caso di inadempienze, revocare il finanziamento. Il Movimento studentesco si fa molte domande:”Vorremmo capire quali azioni ha adottato il Ministero alla luce della mancata messa in esercizio dei due immobili cofinanziati. Vorremmo sapere se la responsabilità della mancata apertura sia addossabile anche al MUR (oggi MIUR), presumibilmente colpevole di non aver monitorato l’esecuzione e la conclusione dei lavori. Vorremmo avere spiegazioni su come sia possibile investire così tanto denaro per poi avere delle strutture inadeguate, specialmente in una città ad alto rischio sismico come Catania. Vorremmo avere spiegazioni sulle misure che si intendono prendere su questi edifici chiusi già da troppo tempo, sulle responsabilità della mancata apertura e dei danni che essa ha generato. Vorremmo capire da dove arriveranno i fondi per l’ulteriore ristrutturazione di questi due edifici al fine della loro messa in sicurezza; e se anche in questo caso gli studenti, tra i principali contribuenti dell’Ateneo, dovranno pagare per gli errori dei dirigenti.
Tutto questo, e molto altro, lo vorremmo chiedere proprio ad alcuni dirigenti dell’Ateneo: al Rettore Prof. Antonino Recca, al Direttore Amministrativo Dott. Lucio Maggio e al Dirigente dell’Area Prevenzione e Sicurezza Ing. Piergiorgio Ricci, a cui quasi un mese fa abbiamo chiesto ufficialmente un incontro che ancora non hanno accordato”.
 
 

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