Si parla molto oggi di Costituzione. Da una parte si improvvisano disinvolti propositi di cambiamento (o di stravolgimento…), dall’altra si organizzano manifestazioni per difenderla. Il modo migliore di parlarne ci sembra, comunque, riflettere sulle implicazioni concrete che scaturiscono dai suoi principi fondamentali.
Presentato dal prof. N. Mirone, de “La dignità della persona come valore fondante della Costituzione” ha parlato venerdì, in un’affollata aula magna di Villa Cerami, il prof. Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Flick ha voluto, innanzi tutto, riallacciarsi alla giornata della memoria appena celebrata e ha individuato in Se questo è un uomo di Primo Levi il miglior manifesto del principio della dignità della persona. Difficile da definire, questo principio diviene, infatti, immeditamente comprensibile non appena viene negato. Scaturisce da ciò la necessità della memoria, perchè “chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”.
Accanto alla persecuzione e allo sterminio degli Ebrei, altre violazioni della dignità sono state operate nel ‘900: lo sfruttamento della immigrazione clandestina, l’uso (e il tentativo di giustificarlo) della tortura, altri casi di pulizia etnica (Darfur, Rwanda, ex Iugoslavia, …), il terrorismo stesso. E altre forme di negazione di questo principio possiamo attenderci che siano praticate in futuro, legate – ad esempio- ai progressi della biotecnologie e della comunicazione o alla logica imperante del profitto.
Nella Costituzione italiana il principio della dignità della persona è più volte citato, ma è presente anche in forma implicita. In modo particolare esso è centrale nella prima parte della nostra Carta, quella in cui sono indicati i valori fondamentali sui quali i padri costituenti, pur provenendo da diverse espeienze ed ideologie, hanno individuato il fondamento comune della convivenza democratica del nostro paese.
Ecco perchè non si può pensare a modifiche (o a proclami di modifiche) della prima parte della Costituzione senza stravolgere il senso profondo della nostra convivenza civile. Nel primo articolo, ad esempio, che proclama la Repubblica fondata sul lavoro, si sottolinea implicitamente che il lavoro è alla base della dignità della persona e si esclude deliberatamente ogni riferimento al mercato e alla concorrenza, che questa dignità possono ignorare o stravolgere. Analogo discorso si può fare per l’idea di pacifismo implicita nell’art. 11.
Eppure anche la prima parte della Costituzione è oggi sotto attacco, come lo è il metodo con cui essa essa è stata scritta ed elaborata: il metodo della condivisione e della ricerca dei valori comuni. Affermando il principio della “materialità” della Costituzione, si tenta di introdurre nella nostra Carta una serie di elementi che ne stravolgono i valori fondanti e alterano i bilanciamenti accuratamente studiati.
Nell’art. 3 il riconoscimento della pari dignità sociale è indicato come premessa di uguaglianza non solo formale. Perchè l’eguaglianza diventi sostanziale deve essere riconosciuta nella concretezza della vita sociale, ad esempio nel diritto alla salute (art.32) o nel riconoscimento che un’esistenza libera e dignitosa passa attraverso una retribuzione adeguata (art.36). Devono essere, inoltre, eliminate tutte le condizioni che non la rendono effettiva, come -ad esempio- il sovraffollamento delle carceri.
Ma la dignità è anche un valore di relazione, che va riconosciuto nel rispetto dell’altro, nel rispetto delle minoranze (trovando un punto di equilibrio tra sicurezza ed accoglienza) e salvaguardando il diritto alla dignità soprattutto dei soggetti più deboli (bambini, anziani, malati terminali, ..).
Evitare i radicalismi pericolosi, rispettare la laicità, non solo come salvaguardia delle diverse religioni e culture, ma anche come rifiuto di ogni dogmatismo, difendere il metodo del dialogo, ricoscere il valore della coesistenza dei valori. Questa la strada maestra indicata da Flick per difendere la Costituzione e, con essa, la dignità della persona.
Ulteriori spunti di riflessione sono stati offerti dal dibattito: la negazione della dignità agli stranieri immigrati, la mancanza di prospettive di lavoro e la precarietà per i giovani, col rischio che perdano il senso della “cittadinanza” e dell’appartenenza, la necessità di trasmettere ai giovani la memoria, l’opportunità di una modifica di alcuni elementi della seconda parte della Costituzione, essendo venuti meno i motivi storici che ne determinarono le scelte: questi alcuni dei temi emersi dagli interventi del pubblico.
Su quest’ultimo tema in particolare, Flick ha sostenuto con convinzione che ogni dibattito sulla revisione di questa parte – ed in particolare i progetti di riforma volti ad eliminare gli inconvenienti di un “bicameralismo perfetto”; a garantire l’efficacia di azione dell’esecutivo; ad assicurare l’equilibrio tra istanze di unità e di autonomia, tra accentramento e autonomie locali – deve avere il proprio fondamento nella consapevolezza che le due parti della Costituzione sono strettamente legate. Quindi, il modo in cui si incide sull’organizzazione dei pubblici poteri, nella seconda parte, si riflette inevitalbilmente sul modo in cui i principi ed i diritti fondamentali sono attuati e garantiti nella prima parte.
L’iniziativa è stata promossa da “Le letture di s. Nicolò“, un originale momento di incontro e confronto che da diversi anni si svolge nella sacrestia monumentale dell’omonima chiesa. In questi incontri, prevalentemente dedicati ad una lettura rigorosa e attualizzata della Bibbia, ci si propone di analizzare, una volta al mese, i “segni dei tempi” attraverso una riflessione attenta su aspetti salienti della realtà contemporanea, cercando di cogliervi contraddizioni e speranze.
Il tema scelto per quest’anno è appunto il dibattito sulla Costituzione italiana e l’ipotesi di una sua riforma. Certamente la serata ha mostrato che è possibile discutere su questo tema volando alto, restando cioè fedeli allo stesso spirito che ispirò il lavoro dei padri costituenti.
La presenza di un pubblico quasi esclusivamente adulto segnala tuttavia che il problema più rilevante resta la difficoltà di trasmettere i valori della Costituzione alle giovani generazioni non solo attraverso una conoscenza scolastica, ma in modo concreto e sostanziale.
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