“Ho ventidue anni e vivo ogni giorno sotto ricatto. Ho paura di non farcela a riscattare tutti i crediti, del contratto da precario in scadenza, di non poter più pagare l’affitto e dover tornare dai miei, di non trovare un vero lavoro dopo la laurea…Cammino a testa china e tiro avanti sperando che domani sia migliore. Ma se mi dicono che domani non c’è più, che l’hanno tagliato nella finanziaria, allora la polizia non mi spaventa più. Non mi spaventa nulla, sono stufo. E finalmente,respiro.”
Con questa dichiarazione Marco, studente alla Sapienza, illustrava lo striscione appeso dinanzi alla facoltà di lettere, “Io non ho paura” nei mitici giorni della nascita dell’Onda. Il movimento, che si manifesta sempre più come onda lunga (altro che anomala!), ha mostrato di saper esprimere i bisogni e i desideri di una nuova generazione, poiché tenta di collegare l’esigenza di una qualità alta della formazione e della ricerca col rifiuto delle forme striscianti o manifeste di precarizzazione.
Da queste istanze l’assemblea nazionale dei precari e degli studenti, riunitasi a Roma il 20 novembre, ha lanciato una campagna di mobilitazione nelle scuole e nelle università, che prevede un’iniziativa di lotta insieme ai coordinamenti dei precari e ai sindacati il 2 dicembre, quando si svolgeranno assemblee in contemporanea in quasi tutti gli atenei d’Italia, come accade oggi anche a Catania. Prevede, inoltre, un più imponente assedio del Ministero l’11 dicembre, una manifestazione dinanzi al Parlamento, quando sarà discussa e votata la legge, un ulteriore appuntamento a Roma a inizio marzo.
Partendo dalla peculiarità del contesto attuale, caratterizzato da una crisi globale, il movimento degli studenti e dei precari sottolinea come, in una società della conoscenza, l’accesso pubblico all’università e la qualità del sapere siano parte essenziale del diritto di cittadinanza. Chiede inoltre al governo un modello innovativo di welfare che risponda a bisogni imprescindibili come la continuità del reddito, l’accesso alla casa e alla mobilità. Solo rintuzzando le attuali forme di sfruttamento, si potrà opporre al governo una risposta non corporativa, ma capace di parlare all’intera società e di attraversarla.
Leggi il Comunicato finale scaturito dall’assemblea nazionale dei precari svoltasi a Roma il 20 novembre
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