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L’importanza della memoria, Catania ricorda Beppe Montana

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particolare della barca intitolata a Beppe Montana nel quarantesimo anniversario della sua uccisione

Affidiamo alle parole di Giuseppe Strazzulla, docente e componente storico di ‘Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie’, questo ricordo di Beppe Montana, a cui è stato dedicato l’evento cittadino ‘Porti aperti alla memoria, sulle rotte di Beppe Montana’.

Anche se non è vero che la mafia uccide solo d’estate, nessuno può negare che il periodo luglio/agosto del 1985 sia da considerare cruciale per il contrasto a Cosa Nostra. Alcuni omicidi stroncano l’attività di investigazione di un gruppo di uomini e donne delle forze dell’ordine guidato dalla volontà di rischiare la propria vita in nome non soltanto del principio di “legalità” ma dell’informazione e della formazione scolastica.

Già il 29 luglio del 1983 era stato assassinato sotto casa il magistrato Rocco Chinnici, figura essenziale per l’organizzazione di quello che diventerà il “pool” e tra i primi ad incontrare ragazze e ragazzi nelle scuole. E d’estate – il 21 luglio 1979 – era stato colpito il capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, assassinio al quale si fa risalire l’inizio del periodo “stragista” della mafia corleonese.

Nelle vicende dell’estate ‘85 si intrecciano storie di coraggio e di amicizia, di voglia di vivere e di pericolo costante. Dopo l’assassinio di Calogero (Lillo) Zucchetto (27 anni) il 14 novembre 1982, lo spirito di squadra si rafforza tra i pochi amici che “sentono” il proprio lavoro allo stesso modo.

Giuseppe (Beppe) Montana (33 anni) – investigatore appassionato che aveva raggiunto risultati particolarmente significativi nella sezione catturandi della squadra mobile di Palermo – viene ucciso a Porticello di Santa Flavia il 28 luglio 1985. Al funerale è presente Roberto Antiochia, giovanissimo poliziotto (23 anni) il quale, rendendosi conto che il vice-questore Ninni Cassarà – grande amico di Montana – è rimasto praticamente da solo, decide di sospendere le proprie ferie (peraltro già trasferito a Roma) per fargli da “scorta”. Una settimana dopo – il 6 agosto – Cassarà (38 anni) e Antiochia vengono crivellati di colpi sotto casa di Ninni.

E’ questo, in estrema sintesi, il contesto che fa da sfondo storico al “dovere di ricordare” esercitato dal coordinamento catanese di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie in collaborazione con diverse realtà associative presenti a Catania.

Il primo appuntamento, il 12 luglio al molo di Levante del porto, ha ospitato la carovana di Cinemovel, il cinema itinerante (fondato da Luigi Ciotti ed Ettore Scola), ormai divenuto una piacevole istituzione estiva. E’ stato proiettato il documentario “Allacciate le cinture”, testimonianza della presentazione in varie tappe del Senegal di Io capitano di Matteo Garrone, già visto con Cinemovel l’anno scorso. Il documentario presenta una caratteristica molto interessante presente nei dibattiti a fine proiezione: mentre infatti in Europa si discute soprattutto sulla legittimità o meno degli sbarchi e della loro gestione (lasciamo perdere…), i giovani senegalesi – coadiuvati dagli attori/protagonisti, fra i quali il “catanese” Fofana Amara, oggi residente in Belgio – concentrano i propri commenti sull’opportunità o meno di affrontare quel viaggio terribile o, piuttosto, restare nella loro terra affrontando difficoltà diverse.

Il secondo appuntamento (17 luglio) – per il quale dobbiamo ringraziare il Csve di Catania e la sua rete della legalità, in particolare Talità Kum, il Punto Luce di Save the Children, la Misericordia che con i loro ragazzi (di Librino e di San Giovanni Galermo) e con i loro animatori hanno organizzato giochi d’acqua, laboratori creativi, hanno fatto sperimentare le nozioni di primo soccorso ed hanno organizzato momenti di gioco a pallacanestro ed a pallavolo – ha visto incontrarsi squadre di calcio “miste” (magistrati, poliziotti, ragazzi in prova) sul terreno di piazza Beppe Montana a S. Giovanni Galermo in memoria di Antiochia, Cassarà e Montana.

Il 28 luglio, nel giorno del vero e proprio 40° anniversario, la Polizia di Stato ha organizzato presso la Chiesa dei SS. Cosma e Damiano in piazza Machiavelli la Messa celebrata dall’arcivescovo Renna e concelebrata da don Luigi, che nel pomeriggio ha partecipato – ancora al porto – alla intitolazione a Beppe di una barca confiscata (“Mare di legalità”) nonché all’incontro “Le rotte della solidarietà e dell’inclusione”, a cura di Libera e del CSVE con il contributo della Lega Navale di Catania.

E non è ancora finita: appuntamento il 5 settembre ”In cammino per tornare a sperare”, tappa catanese della carovana in bici di Exodus.

Queste variegate occasioni di incontro e di collaborazione con realtà “altre”, magari per la prima volta alle prese con un approccio così diverso dalle abitudini pregresse, assume un’importanza strategica molto significativa.

Per quanto, infatti, l’esercizio della memoria debba servire in primo luogo a ricostruire la verità storica e fornire giustizia ai parenti delle vittime, essa deve incarnarsi in azioni politiche attuali, ricorrendo a mezzi non tradizionali ed allargando lo sguardo a soggetti che più o meno consapevolmente sono anch’esse vittime dell’ambito educativo nel quale sono cresciuti.

Pensiamo ai ragazzi “messi alla prova” che trovano un po’ di serenità (e una visione letteralmente “diversa” della vita) andando in barca ed osservando la terra, la “loro” terra dal mare; si pensi in particolare al progetto “Liberi di scegliere” che il presidente del Tribunale dei minori Roberto Di Bella porta avanti con un impegno straordinario a Catania dopo il successo ottenuto a Reggio Calabria (e che non sarebbe possibile senza  il contributo di Libera).

L’impegno di noi tutti è ancora quello di “aiutare ad essere libero chi libero non è” (don Luigi Ciotti). I mezzi e le opportunità vanno aggiornati perché la memoria non sia solo quella del computer ma uno strumento di pace, di conoscenza e di costruzione di un orizzonte che oggi sembra lontano ma ci aspetta ancora.

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