“Cuochi e camerieri per le mense degli ufficiali; hostess per mostre e convegni su armi ed eroiche imprese di guerra; fabbri, falegnami e verniciatori per le officine di riparazione di vecchi blindati e carri armati.
“Grazie al Protocollo d’Intesa firmato a Palermo l’11 aprile 2019 dal Comando Militare dell’Esercito e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, un centinaio di studenti delle scuole secondarie superiori dell’Isola potranno sperimentare per qualche settimana un’attività lavorativa non retribuita in una delle caserme della brigata Meccanizzata “Aosta” a Palermo, Catania e Trapani”.
E’ Antonio Mazzeo, docente e militante pacifista, a denunciare tutto questo, ovvero, l’istituzionalizzazione della figura del soldato-studente.
Un processo tanto più grave nella nostra regione, visto che la Sicilia è stata progressivamente trasformata in un’immensa base militare (Sigonella, Niscemi, Augusta).
“Il Comando militare dell’Esercito – si legge nel protocollo – riserva particolare attenzione al mondo scolastico, accademico e scientifico per la diffusione dei valori etico-sociali, della storia e delle tradizioni militari”.
Tutto ciò con buona pace dei tanti documenti internazionali che invitano le istituzioni a non propagandare fra le giovanissime generazioni i valori della guerra che, peraltro, è ripudiata nella nostra Costituzione.
Altrettanto grave l’idea riferita agli studenti della scuola secondaria di secondo grado di utilizzare le strutture militari per i percorsi di PCTO (Percosi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). E’ la vecchia Alternanza Scuola Lavoro finalmente ridimensionata dall’attuale governo, che ha preso atto di una pratica fallimentare, che, nella maggior parte dei casi, si è dimostrata una insopportabile perdita di tempo scuola.
Divertente, se non fosse tragico, leggere che tale accordo “intende rafforzare la correlazione fra il sistema educativo e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e naturalistico del territorio, anche attraverso interventi mirati e puntali”.
“Incomprensibile, afferma Mazzeo, come ciò si possa fare con l’Esercito che utilizza vasti territori in Sicilia di straordinario pregio naturale e paesaggistico per war games ed esercitazioni”. Incomprensibile, aggiungiamo noi, se si pensa al progressivo ridimensionamento della sughereta di Niscemi, a causa dello sviluppo della base statunitense (MUOS).
Altrettanto discutibile il fatto che tocchi all’esercito “il coordinamento e monitoraggio di ogni sviluppo dell’attività formativa”. In questo contesto, la scuola finirebbe, in sostanza, per abdicare rispetto al proprio ruolo istituzionale. Facendo solo da “cassa di risonanza” ai progetti dell’esercito.
“Da segnalare infine, ricorda Mazzeo, come all’articolo 6 del Protocollo d’Intenti c’è pure l’obbligo per le istituzioni scolastiche e gli eventuali docenti referenti a conformarsi al dovere di segretezza tipico degli appartenenti agli apparati armati dello Stato. “Gli obblighi di riservatezza, nascenti dal Protocollo dovranno essere rispettati dalle Parti per la durata di tre anni successivi al termine del presente accordo”.
“Unica nota non del tutto negativa, conclude Mazzeo, della partnership tra scuole ed esercito in Sicilia è la sua limitata estensione temporale (sino a dicembre 2020, NdR)”.
C’è tempo, quindi, per sviluppare una campagna di mobilitazione di studenti e insegnanti contro una eventuale riedizione del modello caserma-scuola e contro ogni forma di militarizzazione dell’educazione e del sapere.