Una catanese studia i “geni” dell’abuso

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Ha un nome esotico e un cognome che più marca liotru non si può: si chiama Xena Giada Pappalardo e ha studiato a fondo il problema  dell’abuso sull’infanzia, oggi la più grave emergenza umanitaria degli ultimi decenni, anche nei Paesi più industrializzati.
Recenti ricerche scientifiche  potrebbero adesso esser di aiuto nella prevenzione e nella gestione di un fenomeno sociale che l’attenzione dei network e degli organi giudiziari non ha per nulla scalfito: il maltrattamento e l’abuso sui minori.
La giovane ricercatrice catanese è portatrice di un progetto recentemente presentato alla Commissione Igiene e Sanità del Senato e che coinvolge anche il CNR e le Società Scientifiche.
Come riferisce il dossier UNICEF del 2014 nel mondo ogni quindici minuti un bambino muore per atti di violenza, ed in Italia ogni giorno quattro piccoli sono vittime di violenza.
La dottoressa che fa parte dell’ Istituto di scienze neurologiche del CNR di Catania ha elaborato il progetto intitolato “ Maltrattamenti e abusi sui minori : correlazioni cliniche ed epigenetiche”. L’obiettivo del progetto, senza dubbio ambizioso e con importanti ricadute di ordine giuridico ed etico, è  quello di studiare come interrompere  i cicli della violenza.
In che modo ? Utilizzando l’epigenetica: quella nuova disciplina della biologia che studia le modalità di azione e i cambiamenti che i fattori ambientali procurano sul DNA.
“Questo significa – come precisa la ricercatrice – che tutto ciò che è scritto sul nostro codice genetico non ci predestina. Esistono, invece, dei meccanismi che agiscono sopra lo stesso genoma , detti epigenetici.”
A tal riguardo vi è infatti da alcuni anni un’attenzione particolare da parte della ricerca scientifica che allarga le possibilità preventive e gestionali sia nell’ambito propriamente sanitario-sociale sia in quello giuridico.
Si conosceva da molto tempo come la maggior parte dei soggetti abusanti erano stati a loro volta abusati nel corso della loro infanzia. Il disturbo pervasivo da stress (DPS), che ne deriva, determina a sua volta atteggiamenti simili da parte degli abusati verso altri bambini.
Gli studi di epigenetica, oggi, spiegano come tale disturbo pervasivo da stress è in grado di condizionare il nostro DNA, modificandone l’espressione finale  con un meccanismo simile a quello che avviene sul patrimonio genetico ad opera dell’ambiente e che è da tempo materia di studio dell’epigenetica. Dunque ciò che prima veniva asserito in maniera intuitiva oggi viene supportato dall’indagine scientifica .
Sono numerose oggi le riviste scientifiche del calibro di Nature e Science che hanno dato spunto a questo progetto, promosso dal CNR e sostenuto dalle maggiori Società scientifiche Pediatriche, evidenziando come patologie comportamentali correlate alla violenza sui minori sono da mettere in  relazione alle modifiche sull’espressione del DNA che il DPS è in grado di attivare.
Quindi non solo un’alterazione psicopatologica ma una modifica strutturale da cui si genera un fenotipo alterato. La  individuazione di tali modifiche genetiche nei soggetti che hanno subito abuso tramite ricerche biomolecolari potrebbero essere uno start per individuare precocemente o intervenire in modo più efficace nella prevenzione e gestione socio-sanitaria e giurisdizionale di tali soggetti.
Il progetto di Xena, è stato presentato alla Commissione Igiene e Sanità del Senato ed alla Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza, presso il Palazzo Carpegna a Roma il 25 giugno scorso.
In quella sede Pappalardo ha esposto con chiarezza e competenza il suo progetto al cospetto anche di tutte le Società Scientifiche Pediatriche nazionali, le quali si sono impegnate a promuovere una giornata nazionale dedicata all’approfondimento del tema  ed alla sensibilizzazione di tutte le istituzioni che operano nel settore delle prevenzioni e della cura dell’abuso e del maltrattamento dell’infanzia.

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