Ascoltare e raccogliere le esperienze di altre associazioni, ognuna con la propria identità, i propri riferimenti, le proprie competenze e passioni, essere il punto di coagulo di una rete in cui “le differenze diventano valore”.
Questo è il cuore di ‘Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie’, che festeggerà nel 2015 i suoi ‘primi’ 20 anni, “una data importante non per Libera ma per il paese”. Lo ha detto ieri Enrico Fontana, direttore di Libera, intervenendo all’assemblea che ha confermato Giuseppe Strazzulla coordinatore provinciale.
Un intervento a caldo quello di Fontana, invitato a riempire il vuoto lasciato dall’assenza di don Ciotti, richiamato in sede per la morte di un confratello.
Un intervento volto a sottolineare il ruolo di Libera sul crinale tra denuncia e collaborazione con le istituzioni, nell’intento di “costruire speranza” in un momento di crisi che produce indifferenza e fatalismo anche tra le forze progressiste e di utilizzare la propria credibilità per pretendere una politica diversa che produca fatti,
Anche a Catania, soprattutto in questi ultimi anni, il coordinamento provinciale ha lavorato per realizzare una sinergia tra varie associazioni impegnate sul territorio, a partire da valori comuni ma ciascuna con la propria specificità.
Lo hanno testimoniato gli interventi svolti ieri nell’Istituto comprensivo Vespucci-Capuana-Pirandello, sui muri i cartelli preparati dagli alunni per la giornata dello scorso 21 marzo.
Luciano Ventura di Confcooperative ha parlato del ‘Regolamento per l’assegnazione e la gestione dei beni confiscati‘ che sta curando insieme a Libera. Una prima bozza, elaborata nel febbraio di questo anno, è prossima al vaglio del Consiglio Comunale.
Massimo Asero di Homoweb, associazione che si interroga sul rapporto tra politica, etica e diritto, ha raccontato cosa si sta facendo a Catania per la campagna Miseria Ladra e per l’istituzione di un fondo sociale cittadino per il contrasto alla povertà.
Alla consulta dei migranti sta lavorando Mirko Viola di CittàInsieme. La creazione della consulta, prevista dalla legge regionale 6/2011, e l’elezione del consigliere aggiunto previsto dallo statuto comunale, possono favorire il dialogo tra le comunità di stranieri presenti sul territorio e far superare la triste fase in cui i migranti sono visti solo come un problema di ordine pubblico e gli interventi dell’amministrazione comunale si sono configurati prevalentemente come operazioni di sgombero (Corso Martiri, palazzo delle Poste, palazzo Bernini) che hanno moltiplicato i ghetti
Marco Gurrieri di Mani Tese e CSVE ha esposto quanto fatto dal ‘Comitato per la legalità della festa di sant’Agata‘, un’esperienza di rete tra varie associazioni per cercare di sottrarre la festa cittadina al controllo di gruppi criminali che tenderebbero ad usarla per affermare la propria autorità e il proprio prestigio rischiando di mettere a repentaglio la sicurezza pubblica, come dimostrerebbero le morti di Roberto Calì e Andrea Capuano.
Pino Fusari, operatore in una comunità di tossicodipendenti, ha raccontato il contesto locale in cui si è sviluppata la campagna Mettiamoci in gioco che cerca di contrastare il ricorso al gioco d’azzardo, utilizzato dai più vulnerabili per riempire il vuoto creato dalla crisi economica, esistenziale e di relazione, lucroso affare per lo Stato e per le famiglie mafiose, mentre procede con estrema lentezza il tentativo di pervenire ad un regolamento comunale che l’amministrazione si è impegnata ad adottare
Dario Pruiti dell’Arci ha ricostruito i venti anni della Carovana Antimafie, che inizialmente percorreva i paesi dell’interno della Sicilia “mentre al suo passaggio si chiudevano le finestre”, ormai cresciuta a livello nazionale e internazionale, arricchendo via anche le proprie tematiche, fino alla scelta -per quest’anno- del tema della tratta
Alfio Curcio, presidente della cooperativa Beppe Montana, ha sottolineato l’importanza di intervenire precocemente sui beni confiscati, prima che -nelle lungaggini della assegnazione- il bene perda la sua consistenza economica e diventi quindi più difficile da riavviare e produrre reddito.
Francesca Longo, docente presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali, ha citato la convenzione firmata da Libera con l’Università in vista di una collaborazione non più occasionale e individuale ma organica e strutturale, finalizzata ad interventi di formazione che interessino non solo gli studenti, come già accade con la ‘Scuola estiva internazionale sul crimine organizzato’. Sfruttare le competenze del mondo accademico e della stessa associazione Libera può contribuire anche alla gestione dei beni confiscati, proponendo forme di riutilizzo (es. risorse energetiche rinnovabili) e contributi alla gestione manageriale.
Flavia Famà, in partenza per la Colombia, ha infine sottolineato l’impegno di Libera a livello internazionale, portando l’esempio della campagna “Pace per il Messico, Messico per la pace”, lanciata dall’associazione di Don Ciotti, affinchè in questo paese, in balia della criminalità organizzata, all’espansione internazionale dei narcotrafficanti si risponda con un’azione di antimafia sociale internazionale e una cooperazione giudiziaria e investigativa efficace.
“Questa pluralità di azioni e di collaborazioni induce ad un bilancio positivo del lavoro compiuto in questi anni dal coordinamento” ha detto Giuseppe Strazzulla che non ha nascosto tuttavia le criticità.
La diffusione di un’antimafia di facciata deve indurre alla prudenza nella scelta dei compagni di strada che “devono fornire garanzie di coerenza anche per evitare rischi di strumentalizzazione politica”, senza tuttavia smettere di allargare il raggio della collaborazione con un crescente numero di associazioni, anche in modo non formalizzato.
Soprattutto, ha concluso, è necessario rilanciare l’azione riproponendo tematiche trascurate, come quella dell’ambiente e del rispetto del territorio, e prestando una maggiore attenzione alle periferie, “a cominciare dal quartiere in cui abbiamo la nostra sede, Picanello”.
Stare accanto ai familiari delle vittime di mafia rimane nel DNA di Libera, come a Catania si è fatto con Ninetta Burgio per il caso Sandri, di cui Argo si è sempre occupato.
La collaborazione con la Procura, che ha dato i suoi frutti, va continuata, anche per non lasciare soli i magistrati che si impegnano sul fronte della lotta alla mafia, come in passato è avvenuto per Falcone e Borsellino. Lo ha ribadito nel suo intervento il procuratore Giovanni Salvi, reduce dal viaggio sulla nave della legalità che ha condotto a Palermo importanti figure istituzionali, ma anche docenti e studenti, nell’anniversario della strage di Capaci.
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