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Le strutture "temporanee" del lido Tribeach

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Non avrebbero neanche potuto realizzarlo questo lido e comunque avrebbero dovuto smontarlo a fine stagione. Invece eccolo là il lido Tribeach, con le sue strutture ‘amovibili’, che era impensabile venissero davvero smontate, in triste stato di abbandono ma che impediscono ai cittadini la fruizione ravvicinata del mare.
Le parti delle strutture realmente smontate sono state abbandonate sugli scogli dove fanno ‘bella’ mostra di sé, come fossero rifiuti, di cui la bella costa viene del resto ricoperta a cura dei civilissimi catanesi.
Il prato artificiale, non più innaffiato, ingiallisce e contrasta con gli spazi residui dove la flora spontanea, autoctona e alofila, emerge rigogliosa tra le splendide lave.
Anche la siepe di bambù (pianta del tutto estranea al nostro contesto), che rischiava di creare una fitta cortina in grado di nascondere il mare, langue e ingiallisce per mancanza d’acqua e di cure, denunciando l’assurdità di queste operazioni che forzano la natura nell’interesse di pochi.
Le porte, in vetro per consentire sì la vista del mare ma negarne i profumi e impedire l’affaccio, sono prese d’assalto a colpi di pietra o tenute forzatamente aperte da massi, perchè pescatori, passanti e anche vandali le vedono come oggetto da aggirare o abbattere per arrivare al mare, o anche solo distruggere per il piacere di farlo.
Tutto reclama il ritorno alla situazione preesistente, in cui certamente il terreno era sporcato da cartacce, sacchetti e bottiglie, ma rimaneva fruibile per gli amanti del mare, gli amici a passeggio, le coppiette abbracciate.
L’amministrazione comunale, che ha lasciato -negandolo sulla carta- che venisse costruito, non può far nulla per imporne lo smontaggio e la rimozione? Qualcuno si è illuso davvero che oltre a portar via gli ‘arredi mobili’ (divanetti, paraventi, sdraio), sarebbero stati asportati i tavolati, i vialetti e le staccionate in legno, i serbatoti dell’acqua, i banconi, la rete di grossi cavi elettrici e delle tubazioni idriche ?

Qualcuno si aspettava che il luogo tornasse come prima, nonostante le spese elevate sostenute per posizionare tubi e cavi al di sotto delle pedane?
E cosa ha fatto e fa la sovrintendenza davanti alla distruzione della flora locale, all’insediamento di piante estranee, all’alterazione della bellezza di un paesaggio unico?
In attesa di darvi ulteriori informazioni su come stanno procedendo permessi e controlli, ecco le immagini dello stato dei luoghi a metà novembre.

3 Comments

  1. Se in Corso Italia i negozianti che mettono una pianta davanti al loro negozio vengono immediatamente redarguti da un’attenta viglialnza municipale, poiché anche una semplice pianta viene considerata come un’invasione del suolo pubblico.
    Sarà lecito domandarsi in che proporzione dovrebbe essere multato chi deturpa irrimediabilmente il paesaggio cittadino.

  2. bisogna denunciare tutto al governatore Crocetta. Sono certa che la tutela delle coste di competenza nazionale e regionale per la vigilanza sarà messa in atto. Bisogna cacciare via tutti i falsi imprendtori che si insediuamo sulle coste anche abusivamente o in una maniera falsamente legalitaria. E’ il caso dei porticcioli definiti turistici ma limitati solo all’approdo. E’ il caso del porticciolo di Ognina dove il cittadino è stato escluso o allontanato da una genia di Pirati.

  3. bisogna denunciare alla Procura gli autori di quella folle barriera per limitare la vista sul mare al cittadino. Ma è mai possibile che non ci sono magistrati della procura che passano da quel posto ? Potrebbero aprire un fascicolo anche per aver visto personalmente lo scempio della costa. Gli autoiri del misfatto appartengono a quella categoria di arricchiti senza scrupoli. Bisogna combatterli.

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