Fondi per il Sud, vecchi soldi per vecchie iniziative

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2,3 miliardi di euro per il mezzogiorno, di cui 500 milioni per la Sicilia. Sono queste le somme destinate dal Governo Monti con la Fase 2 del Piano di azione e coesione per il Sud.
Non si tratta, come potrebbe sembrare, di somme aggiuntive, ma della rimodulazione di “fondi sottoutilizzati o allocati su interventi inefficaci o ormai obsoleti”. A leggere nel dettaglio le proposte si ha l’impressione che si continui nella retorica delle dichiarazioni ad effetto: “Favorire la crescita e l’inclusione sociale”.
Nulla da obiettare sui 400 milioni di euro per creare 18.000 nuovi posti nido entro il 2015; così per i 330 milioni per incrementare l’assistenza domiciliare integrata per gli anziani. Ma è necessario destinare parte di questi ultimi “per la formazione del personale”? Pur credendo nella formazione, constatiamo che, da decenni, gli enti regionali organizzano corsi per l’assistenza domiciliare di operatori che poi restano in attesa di lavoro.
Meglio se l’intera somma fosse destinata all’ampliamento dell’offerta ADI (Assistenza domiciliare integrata) e soprattutto alla sua stabilizzazione. Perché un anziano non può sentirsi dire – come è successo – che “la convenzione è finita” e trovarsi dall’oggi al domani senza assistenza domiciliare.
77 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica. Quasi trent’anni fa una ricerca del Censis sulla dispersione scolastica sottolineava l’importanza del tempo pieno, della mensa scolastica e del comodato d’uso dei libri di testo. Ed invece cosa prevedono le linee d’azione del piano? Creazione di piccoli impianti sportivi per insegnare “il rispetto delle regole e del fair play”, corsi (ancora formazione!) di educazione fisica e di formazione alla pratica sportiva”.
Non riusciamo a comprendere la destinazione di 37 milioni per il “No profit per i giovani del Mezzogiorno”. Cosa vuol dire “Realizzazione di progetti di enti ed organizzazioni del privato sociale per l’infrastrutturazione e l’inclusione sociale… Bandi di gara per la promozione, il sostegno e il finanziamento di iniziative promosse ed attuate da enti ed organizzazioni del Terzo Settore”?
Così come non comprendiamo come si spenderanno 10 dei 50 milioni per “iniziative per l’apprendistato e l’uscita dalla condizione giovanile ‘né allo studio né al lavoro’”, che dovrebbero concretizzarsi in “interventi per la promozione di esperienze lavorative professionalizzanti” Avremmo preferito che l’intera somma (e anche di più) fosse destinata a “incentivi alle assunzioni e strumenti volti a favorire la formazione on the job”, per i quali sono stanziati 40 milioni.
900 milioni per la competitività e l’innovazione delle imprese, in parte per rifinanziare il D.Lgs. 185/2000 “Incentivi all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego”, ma anche per “stimolo alla progettazione di città e comunità intelligenti”. E’ una chimera aspirare a città e comunità normali? Dove gli impianti sportivi o culturali realizzati vengano fatti funzionare?
E’ schizofrenico un governo che da un lato minaccia di disincentivare l’installazione di pannelli solari (riducendo gli incentivi che a tutt’oggi sono a carico di tutta la collettività attraverso le bollette ENEL) e dall’altro inserisce nel Piano “adozione di tecnologie in particolare nell’ambito dell’energia sostenibile”: 124 milioni di euro per l’energia da fonti rinnovabili negli edifici e strutture pubbliche.
E per finire, meno di 5 milioni di euro per “la giustizia civile celere” attraverso l’attivazione del Processo civile telematico (PCT), leggasi “notifiche telematiche”, in 23 uffici giudiziari, 8 dei quali in Abruzzo. Perché limitare le notifiche telematiche a soli 23 uffici? E’ forse necessario appurare se l’informatizzazione funziona?

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