Sicura l’autenticazione, incerta l’autenticità. Checché ne dica monsieur Christian Parisot, presidente del “Modigliani Institut Archives Légales Paris-Rome” che, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, il Comune di Catania e la galleria Side A di Giovanni Gibiino, ha organizzato la mostra “Modigliani, ritratti dell’anima“. Non sarebbe da attribuire all’artista toscano il ritratto di Agatae, disegno finora inedito e perla dell’esposizione visitabile da qualche giorno e fino all’11 febbraio 2011, nel Museo civico Castello Ursino di Catania. E la mente va alla burla delle teste di Modì, costruite anni fa e spacciate per vere da tre studenti conterranei dell’artista.
A guastare la festa all’amministrazione catanese, all’assessora alla cultura Marella Ferrera che si è molto spesa per la mostra, e agli organizzatori è stato l’Osservatore romano che ha dichiarato il disegno un falso tout court. Come mai la figura tracciata sul retro di un documento del 1879, cinque anni prima che Amedeo Modigliani nascesse, indossa anche una collana di perle e un medaglione a raggiera, gioielli presenti nel reliquario della santa? Perchè Modigliani avrebbe schizzato l’effigie della patrona di Catania? Dove l’avrebbe vista, non essendo mai stato -anche se taluni affermano il contrario- nella città dell’Etna? Giallo anche sulla firma con quell’iniziale tracciata con durezza insolita, una “m” spigolosa e aspra, estranea alla scrittura dell’artista.
Si affanna a negare il buon Parisot che ad ogni interrogativo presenta risposte per la verità non troppo convincenti. Modigliani era solito “riciclare” i fogli, con quel che costava anche allora la carta che per giunta era pregiata. E il documento sarebbe stato inviato da Noto dal fratello Umberto, ingegnere minerario che aveva soggiornato a Catania. Non persuadono le ragioni del presidente degli Archivi Modigliani.
Non cade nella trappola, e quindi non conferma nè smentisce, Vittorio Sgarbi che arriva con un’ora buona di ritardo all’ “avant prémière” per la stampa. Agguanta la mano della prima fanciulla nella quale si imbatte e tenendola stretta, visita con lei l’esposizione, sorpreso dalla ricchezza di documenti e opere (“Credevo di trovare solo una stanzina con l’unico disegno di Agatae e invece trovo una mostra documentata, con una capacità suggestiva e letteraria molto evocativa, una mostra che fa pensare…”). Prosegue nel percorso toccando vari argomenti con la solita saccente superficialità e banalizza parlando della crisi di governo (“Ma che ce ne frega!”). Poi si trova davanti il disegno “incriminato”. E’ falso? E’ autentico? “Non sono esperto di Modigliani”- dice, modesto o furbo? – Non me ne sono mai occupato”. E la polemica sull’autenticità dell’opera? “Secondo me – suggerisce – è un giallo inventato da Parisot per far parlare della mostra. E poi chiunque l’abbia fatta cosa cambia nella luce del Signore?”.
Per certi versi stavolta Sgarbi non sbaglia. Vero o falso, poco importa. La mostra è ricca e interessante: un centinaio di opere d’arte, 25 disegni, 3 oli, 5 sculture,7 disegni di collezionisti siciliani inediti per la Sicilia e poi documenti, fotografie, lettere, cartoline, le pagelle scolastiche di Amedeo, il diario di sua madre Eugénie, contrappunto alla mostra. Tutte didascalie che raccontano la vita dell’artista. Materiale e oggetti che si trovavano a casa o nello studio del genio di Livorno. Così in esposizione sono anche una quarantina di opere degli amici più intimi di Modigliani, Picasso, Toulouse-Lautrec e Jacob, e dei contemporanei Orloff, Chéret, Viegels, Foujita.
All’ingresso ti accolgono le foto, riprodotte e ingrandite da Anna Marceddu, poi i documenti, la piccola bambola di pezza costruita per la figlia, la tavolozza con i tanti strati sovrapposti di olio, i disegni, le sculture dell’Africa nera alle quali Modigliani si è ispirato, i ritratti, e, centrale, dietro un sipario rosso, al posto d’onore, il ritratto di Agatae. Modigliani l’avrebbe dipinto a Parigi nel 1919.
Ma se non possiamo essere sicuri della sua autenticità, non ci è lecito nutrire dubbi sull’autenticazione. Esiste un documento che attesta che il «ritratto di Agatae» è stato acquistato, da un collezionista privato, ad un’asta internazionale, insieme a un lotto di documenti. Nel 1970, la figlia dell’artista, Jeanne Modigliani, certifica che a disegnare il volto della santa patrona è stato il padre nel 1919. L’opera è archiviata con il numero di repertorio 113/19. Sulla documentazione mette poi il timbro degli Archivi anche il presidente Christian Parisot. Ma autenticazione non è autenticità.
Autentici, oltre che d’arte, sono stati, invece, i buffet a soggetto, ovvero l’arte raccontata con il cibo, offerti nel giorno dell’anteprima a critici, stampa e autorità dal “cuciniere errante” Carmelo Chiaramonte e dalla Parolino events & managemants, con tavolozze sensoriali «in rosso Modigliani»: “bastardoni”, fragole con il peperone, tonno rosso con zenzero e ananas, riccio crudo al cioccolato, gambero al liquore. Questo al mattino. La sera, invece, un percorso del gusto italiano attraverso dieci specialità DOC, dal percorino di fossa al lardo toscano, dal prosciutto di montagna ai formaggi in barrique e sottocenere, dall’aceto balsamico alla torta di ricotta.
La mostra (molti gli sponsor) che è costata al Comune solo 20.000 euro (quando si vuole, o si è costretti? si può risparmiare) già dai primi giorni ha riscosso un grande consenso. Davvero un successo. Specialmente per Catania dove gli eventi culturali veri sono pochi e troppi quelli spacciati per tali.
La mostra è visitabile dall’11 dicembre all’11 febbraio 2011, da lunedì al sabato, con orario continuato dalle 10 alle 19, e la domenica dalle 9,30 alle 20,30. Sono previste anche aperture straordinarie nei giorni di festa (1 e 6 gennaio e 5 febbraio). Il giorno dell’inaugurazione e sabato 18 dicembre sarà visitabile fino all’ 1.30 di notte con ultimo ingresso alle 24. Costo del biglietto: 6 euro, 5 per i gruppi da 15 a 40 persone, e 3 euro per chi ha diritto alla riduzione. Per visite guidate rivolgersi all’organizzazione di Castello Ursino, 095. 345830.
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E’ dal 1990 allorchè lasciai gli Archivi Legali e la Casa Natale dell’Artista che avevo fondato e diretto che ho la convinzione che molti disegni autenticati e pubblicati dagli Archivi, sono stati eseguiti post-mortem.
Dopo 20 anni, finalmente qualcuno se ne sta accorgendo…
CONCORDO PERFETTAMENTE SU CHI NUTRE DUBBI SULLA AUTENTICITà DEL DISEGNO IN MOSTRA. ANZI SECONDO IL MIO PARERE E’ ASSOLUTAMENTE FALSO COSI’ COME ALTRI DISEGNI PRESENTI NELLA MOSTRA.
NON CONDIVIDENDO QUESTE ATTRIBUZIONI CHE GLI ARCHIVI FACEVANO, NEL 1990 MI DIMISI DAGLI ARCVHIVI LEGALI E LASCIAI LA CASA NATALE DELL’ARTISTA CHE AVEVO FONDARTO E DIRETTO.
A quanto mi pare di capire tutta la questione di Modigliani gira intorno al prof. Parisot.
Il prof. Parisot è l’unico autorizzato ad autenticare e tutelare le opere di Modigliani, questa prerogativa gli è stata concessa da Jeanne Modigliani, figlia di Amedeo, negli anni ottanta.
Dunque è oltre un ventennio che Parisot gestisce tutto ciò che concerne le opere, gli archivi, le mostre e varie manifestazioni riguardanti Modigliani con un giro di denaro enorme.
Credo che un tale incarico dovrebbe essere nelle mani di una persona di provata correttezza e trasparenza, prerogative che fatico a riscontrare in Parisot, ma sarà un mio limite.
Parisot dichiara la S. Agata opera certa di Modigliani portando a sostegno delle sue parole una certificazione fatta dalla figlia di Modigliani negli anni settanta, e fin qui tutto regolare.
Vorrei ricordare che Parisot è stato processato a Parigi con imputazione di truffa, e la richiesta di due anni di reclusione, per la FALSIFICAZIONE proprio di opere di Jeanne Modigliani.
Verificare articoli del Le Figaro.
Penso che valga la pena notare che un disegno di Amedeo Modigliani ha una valutazione dai 40.000 ai 130.000 euro, mentre quelli di Jeanni variano a poche centinaia di euro.
Dunque la mia riflessione è: se una persona è disposta a falsificare opere che valgono “pochi” euro cosa è disposta a fare per decine di migliaia di euro?
Anche all’ultima mostra di Boon, sempre tutelata dagli Archivi, la critica internazionale ha sollevato rilevanti dubbi sulle attribuzioni di ben otto opere. Vedi Gazzetta di Parma.
Riguardo ai rapporti tra il prof. Sgarbi e Pariso mi viene in mente un vecchio detto, ma indubbiamente mi sbaglio, cane non mangia cane.
Queste non sono altro che opinioni personali e qualche articolo di “giornalini” a consolazione.
Carlo
Spero che qualcuno ricordi ancora la famosa “burla dei Modì” – era il non lontano 1984 – quando un gruppo di studenti burloni fu protagonista della famosa beffa delle false teste di Amedeo Modigliani, scolpite e fatte ritrovare per puro divertimento nell’Arno, burla poi ampiamente confessata, in quell’occasione persero la faccia un numero incredibile di “studiosi” – critici d’arte, direttori di musi, ecc. per non mortificare nessuno, citerò semplicemente il grande Giulio Carlo Argan (passato a miglior vita), le cui competenze, ancora oggi nessuno oserebbe mettere in discussione, grande studioso dell’arte, che a suo tempo fece tremare studenti di liceo e universitari. Ciò premesso, voglio esprimere anche in questo caso il mio dissenso perché ancora una volta, non credo all’autenticità dello “inedito Ritratto di Agatae” – (la Santa Patrona di Catania) – “scoperto nel retro di una lettera indirizzata a Modigliani da un prelato di Noto”. Ad avviso di chi scrive, i tratti del disegno, sono dal punto di vista grafico, una enfatizzata caricatura dei tratti del vero Modigliani che abitualmente vediamo nell’opera del grande artista livornese, anche la firma sembra essere una copia non troppo ben fatta. In altre parole – scusatemi non credo all’autenticità di questa opera che sono convinto, farà soltanto la gioia del venditore che in lacrime la venderà, ma soltanto per arricchire il patrimonio della città di Catania.