La stazione centrale di Catania è un parcheggio. Stanno lì in attesa di raggiungere una remota città della Svezia o del nord Europa. Sono almeno 15 i piccoli migranti africani che cercano di sopravvivere tra archi e binari, strade e aiuole, intorno
Hotspot, in italiano punto di crisi, e cioè, nel contesto dei flussi migratori verso l’Unione europea, punto di primissimo smistamento o anche zona di frontiera esterna dell’Unione europea. Dovrebbe essere, secondo la definizione della
Siamo sicuri che il giudice Salmeri del Tribunale di Milano, che ha recentemente riconosciuto la protezione umanitaria a un ragazzo gambiano in nome del diritto a vivere in dignità, sia effettivamente stato imparziale nell’emettere quella ordinanza e non abbia alcun interesse particolare?
Tutti solidali e tutti responsabili. Almeno sulla carta. “Le politiche dell’Unione Europea e la loro attuazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario”. Così l’articolo 80 del Trattato sul
Demba ha poco più di venti anni e viene dal Gambia, il più piccolo e uno dei più poveri stati del continente africano, da cui partono molti giovani alla ricerca di una vita migliore, tutti individuati come “migranti economici” senza diritto all’asilo
Un paese dove tortura, processi sommari ed esecuzioni sono all’ordine del giorno, il potere viene esercitato in modo brutale da un dittatore che ha spazzato via libertà e democrazia e impedisce l’accesso agli
“Il dramma dei migranti non conosce fine”. Ogni giorno nuove tragedie nel Mediterraneo, notizie che non fanno più notizia, morti che diventano numeri. Donne, uomini, bambini che non hanno più volti, nomi. A Catania, sabato scorso, il corteo “No Frontex” ha provato
Naufragi, muri, filo spinato, respingimenti ed espulsioni: così la “civile Europa” risponde a chi fugge da guerra e povertà. Per dire no a tutto questo sabato 16 aprile a Catania decine di organizzazioni della società civile hanno promosso una manifestazione euromediterranea, che
Un piccolo segnale di speranza. Così è stato percepito, nel campo profughi di Idomeni, l’intervento dei quasi 300 attivisti che hanno condiviso per un paio di giorni la situazione difficile delle migliaia di persone ferme da mesi in questo accampamento improvvisato lungo
C’è un’Europa dei diritti che scende in campo, denuncia le politiche antimigranti e si schiera a fianco chi fugge da guerre e violenze. In questi giorni centinaia di volontari si trovano presso il campo di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia,