Un paese dove tortura, processi sommari ed esecuzioni sono all’ordine del giorno, il potere viene esercitato in modo brutale da un dittatore che ha spazzato via libertà e democrazia e impedisce l’accesso agli ispettori delle Nazioni Unite.
E’ il Gambia, piccolo stato dell’Africa occidentale, con una costa bellissima frequentata da turisti e metà della popolazione che vive sotto la soglia di povertà.
Cresce il numero di Gambiani che emigra e cerca di raggiungere l’Europa, dopo lunghi e rischiosi viaggi che durano anche mesi, tra prigionie, lavori forzati, naufragi.
Eppure la maggior parte di coloro che riescono ad approdare nelle coste italiane o spagnole non riesce ad ottenere lo status di rifugiato, come ben sanno le organizzzaioni che si occupano di migranti, anche a Catania.
Il Gambia non è uno stato in guerra e ufficialmente non è nemmeno una dittatura essendo stato Yahya Jammeh confermato, dopo il colpo di stato del 1994, in una serie di tornate elettorali puramente formali.
Ecco perchè la nostra civile Europa considera i Gambiani ‘migranti economici‘ sebbene abbia tagliato, nel dicembre 2014, il sostegno economico a questo Stato africano a causa delle violazioni dei diritti umani perpetrati dal suo regime.
L‘inchiesta di Sky TG24 si sofferma sul caso del giornalista Alagie Ceesay, arrestato, torturato dal regime e fuggito in Senegal come molti altri oppositori del regime.
I rimpatri forzati, in un contesto come questo, equivalgono a vere e proprie condanne a morte. E gli accordi di cooperazione con un paese governato da più di trenta anni da un dittatore violento pongono quanto meno problemi etici.
Molti altri aspetti del complesso problema delle migrazioni vengono affrontati nel docu-film di Sky TG24 che vi invitiamo a guardare a questo link.
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