C’era anche il sindaco quando, nel pomeriggio del 15 luglio, ad Ognina è stata affissa una targa del Fai, per ricordare che il Porticciolo è stato, nel 2025, il quinto ‘luogo del cuore’ più votato in Sicilia.
Dopo la cerimonia qualcuno ha nuovamente sollecitato Trantino a chiedere la concessione di questo luogo, amato dai catanesi e da essi considerato identitario, per evitare che venga ulteriormente privatizzato. Ma il sindaco non ha lasciato adito a incertezze e, ben sapendo che la concessione gli sarebbe costata pochi spiccioli, non ha neanche calcato la mano sul motivo ormai ricorrente in molte occasioni, quello della mancanza di soldi nelle casse dell’ente.

Ha detto, chiaro e tondo, che non vuole assumersi la responsabilità di gestire un luogo ‘pericoloso’ (e sarebbe interessante capire se si riferiva alle possibili cadute in mare o ai rischi della inevitabile contrapposizione con chi è in prima linea nella volontà di appropriarsene).
Eppure chi se ne assumerebbe la gestione c’è già, è la Canottieri Ionica che in una parte di quest’area ha la sua sede e qui svolge le sue attività sportive, amatoriali, agonistiche, talora anche con risvolti sociali. Non a caso la società – insieme a Legambiente – è scesa in campo per contrastare il progetto di ampliamento della concessione, richiesto al demanio da La Tortuga.
Sappiamo già che il Tar, nel mese di aprile, ha rigettato il ricorso del Circolo. E abbiamo già spiegato i motivi per cui riteniamo che gli enti locali, Comune e Soprintendenza in primis, siano responsabili di questo rigetto. Il primo per non aver espresso dall’inizio seri motivi di opposizione e, successivamente, per non aver nemmeno partecipato alla conferenza dei servizi decisoria, dando luogo così ad un silenzio-assenso (tardivamente poi revocato). La seconda per non aver alzato barricate a protezione di un bene non solo paesaggistico ma anche storico, considerato che si progettava persino di tagliare, di più di un metro, il molo vecchio.
Chi ama questo luogo e vuole che resti pubblico non ha intenzione di arrendersi. E’ partito così il ricorso in appello proposto da Legambiente, per la “riforma” della sentenza del Tar e – contestualmente – per la sospensione della sua efficacia.

Sospensione che il CGA ha ritenuto di accordare, ritenendo il parere della Soprintendenza “privo di adeguata motivazione e per taluni profili finanche contraddittorio” rispetto alla “indiscussa valenza storico – culturale del sito”.
Un parere positivo e prescrizioni generiche, del tutto inadeguate a salvaguardare il bene e ad impedire un suo “pregiudizio irrimediabile”, visto che il progetto di eliminare parte del molo antico era un intervento da cui non sarebbe stato possibile tornare indietro.
L’ordinanza del 9 giugno, che ha concesso la sospensione, è stata salutata come una vittoria da chi si oppone alla privatizzazione dell’area. In questi termini ne hanno parlato molti giornali, nonostante fosse solo un provvedimento transitorio, in attesa dell’udienza per la “decisione di merito” (la sentenza definitiva), della quale non è stata ancora fissata la data. Ma l’entusiasmo sarebbe stato presto smorzato da un nuovo capitolo di questa intricata vicenda.
La Tortuga ha, infatti, avanzato una richiesta di chiarimento alla quale il CGA ha risposto con altra ordinanza (in data 22 luglio), in cui si precisa che la sospensione riguarda soltanto gli interventi sul molo antico e non quelli sugli “specchi acquei” e sui “pontili galleggianti, pur se ancorati a quelli fissi o al fondale”. Un documento breve, essenziale.
Una doccia fredda per chi immaginava già l’elimanzione delle recinzioni e il blocco di ogni tipo di intervento. Una conferma per La Tortuga che, nella sua richiesta di chiarimento, aveva segnalato anche perdite economiche: per il nolo del pontile, per i contratti di ormeggio già stipulati, per i lavori già eseguiti per istallare estintori e colonnine con acqua e luce.
La Tortuga – per adesso – si asterrà dunque dal toccare il vecchio molo, che comunque rischia già di cadere a pezzi (vedi foto in calce) per sbancamenti e mancanza di manutenzione. Ma è stata di fatto autorizzata a procedere nella posa in opera delle altre strutture. Sia pure nelle more della decisione di merito.
Che l’ordinanza di luglio abbia ridato fiato alle sue pretese, lo conferma una notizia data da Leandro Perrotta su La Sicilia del 2 agosto. “La Tortuga diffida la Canottieri Jonica: ‘Andate via’ ”.

Perchè la società sportiva dovrebbe andar via da un luogo in cui è presente da decenni? Perché occupa gli specchi acquei con le attrezzature del campo di canoa polo e, occupandoli, crea ostacoli all’attività de La Tortuga.
Come ha dichiarato Biagio Testa al giornalista, “i clienti, per entrare, devono aspettare che si smontino le porte”. E’ evidente che si teme che questo intralcio generi perdite economiche, anche se vengono messe in evidenza potenziali “situazioni di pericolo”.
Soprattutto pesa la necessità di venire a patti con un’altra società. Così non si è ‘padroni’ dell’area, come La Tortuga ritiene ormai di essere.
Da notare che la squadra catanese di canoa polo femminile ha appena vinto i campionati nazionali conquistando il primo storico scudetto della SSD Canottieri Jonica. Adempiere alla diffida significherebbe rinunciare ad allenarsi in quel luogo, e rinunciare – come ha detto il presidente Luciano Sfogliano – anche ad utilizzarlo per attività sociali, ad esempio quelle rivolte agli studenti delle scuole medie o quelle condotte con i ragazzi down dell’associazione AIPD.
La Tortuga, sulla base dell’ampliamento della concessione ricevuta, sia pure in forma non ancora definitiva, accampa anche doveri di responsabilità e necessità di garantire la sicurezza, ma la Canottieri non si tira indietro. Per bocca del suo presidente, l’avvocato Vittorio Balestrazzi, dichiara di avere chiesto l’intervento della Capitaneria per controllare le violazioni che vengono compiute dalla società della famiglia Testa. Dal mancato rispetto dei limiti di lunghezza delle imbarcazioni alle imbarcazioni che entrano nel porto a motore e non a remi, come si dovrebbe.
Quanto a noi cittadini, in attesa che arrivi la decisione di merito, non possiamo che trepidare constatando che, una volta di più, uno spazio pubblico, un bene comune, rischia di essere sottratto alla città e consegnato ai privati.

Il Sindaco non si è arreso, non può; più che altro è confuso e preoccupato. Trattandosi di manovre in Porto, un piccolo porto ma molto affollato, non sa a chi dare la preferenza: alla Jonica che vorrebbe attraccare o alla Tortuga che dovrebbe mollare, oppure, secondo un retro pensiero, lasciare il libero accesso al Porticciolo ai Cittadini di Sant’Agata, di cui Lui è devotissimo, e “uscirsene” alla grande. Lui da buon portuale sa di certo che prima di decidere a chi dare la precedenza deve controllare da che parte soffia il vento, in questi momenti. E lui è esperto in queste situazioni.