“Apprendiamo con sconcerto che l’Autorità Portuale di Catania, il 29 ottobre 2025 ha approvato il nuovo Piano Regolatore del Porto di Catania”, si apre così il Comunicato di un gruppo di associazioni preoccupate per il gravissimo impatto che gli interventi previsti da questo Piano avranno sulla città.
Le associazioni firmatarie sono LIPU, Volerelaluna, WWF Sicilia NordOrientale e due Comitati, il Comitato per difesa e la fruizione della scogliera D’Armisi e il Comitato di proposta del Parco Territoriale Monte Po-Vallone Acquicella, che riunisce al suo interno altre 16 associazioni.
Molte voci cittadine, dunque, e tra le più attive e interessate alla difesa dei beni comuni.
A cosa è dovuto lo sconcerto? Innanzi tutto alla urgenza con cui l’Autorità di Sistema Portuale ha proceduto all’approvazione di un Piano “senza aprire un dibattito serio e sereno con le tante componenti della società catanese interessate”, dimostrando di non avere la “volontà di arrivare a un confronto reale e articolato con la cittadinanza e le associazioni del territorio”.
Direttamente interessate sono anche le comunità di Siracusa, Augusta e Pozzallo, che fanno parte dello stesso sistema portuale, tanto che le associazioni invitano il Consiglio Comunale a convocare una riunione a cui partecipino anche i sindaci di queste città oltre che, naturalmente, l’Autorità Portuale.
Il Consiglio Comunale è, d’altra parte, l’organo rappresentativo che l’Autorità Portuale ha deliberatamente tenuto al margine delle sue decisioni. Ma, se è vero che esso non ha competenza sulla pianificazione delle aree interne al perimetro del porto, ha competenza sugli spazi esterni a questo perimetro che l’Autorità Portuale sta chiedendo (pretendendo?) di inglobare.
A parte che, notano le associazioni, la marginalizzazione del Consiglio “ignora nella sostanza l’obbligo costituzionale di leale collaborazione tra le diverse istituzioni”.
Fin qui, tutte osservazioni di metodo, con una preoccupante chiusura al confronto e la tendenza a forzare le normative dando luogo a situazioni di illegittimità (come nel caso della estensione della circoscrizione portuale ad aree che non sono di sua competenza).
Ma è entrando nel merito che troviamo gli aspetti più allarmanti del nuovo Piano del Porto. Nonostante le raccomandazioni provenienti dalle “autorità di tutela”, l’Autorità Portuale ha, infatti, modificato solo in modo molto marginale il Piano precedente. Come leggiamo nel Comunicato, ha interpretato “unilateralmente ed in silenzio le numerose e stringenti prescrizioni”, quindi ha deciso da sè quali modifiche fossero “accoglibili”. E per il resto ha lasciato il Piano così come era.
Per la Scogliera d’Armisi, ad esempio, ha deciso di occuparne solo una parte (in precedenza aveva previsto di occuparla tutta) non ottemperando a quanto prescrive il decreto ministeriale, che recepisce il parere della Soprintendenza, che sull’Armisi è chiaro: “il progetto del nuovo porto turistico non includa la scogliera D’Armisi, dalla quale deve disporsi ad opportuna distanza, affinché ne sia garantita la salvaguardia fisica e percettiva” (pag 10, punto 3 delle conclusioni del documento del 21 marzo 2025).
Una prescrizione che nasce da quanto detto in precedenza sull’interesse geomorfologico di quel tratto di scogliera, sul “sistema naturale abiotico” da preservare, e sulla necessità di escluderla “dagli interventi finalizzati alla realizzazione della nuova darsena turistica” (ibidem, pag 7, osservazione 2).
Da non dimenticare che, anche se parte di questa scogliera è stata già sconciata dal cemento, questo non è un motivo per distruggerla completamente, tanto più che molta parte della ricchezza di quest’area non è immeditamente visibile. Sta nelle “biocenosi marine uniche caratterizzate dalla presenza di habitat a coralligeno”, quindi sott’acqua. Visibili sono, invece, i delfini che ancora la visitano e che dovranno andare altrove se il Piano, appena approvato, sarà realizzato.
Non meno grave e distruttivo l’intervento previsto sulla foce del fiume Acquicella, su cui la Soprintendenza aveva posto il vincolo massimo di tutela per averla riconosciuta come una significativa zona umida costiera, “caratterizzata da una ricca biodiversità vegetazionale e faunistica che comprende diverse specie di importanza conservazionistica”. Da qui – è sempre la Soprintendenza, nella valutazione del 21 marzo – la tutela integrale e “l’incompatibilità con le previste azioni progettuali concernenti la realizzazione della nuova darsena commerciale”.
Cosa è accaduto perché, in data 13 agosto 2025, la stessa Soprintendenza declassasse a livello 1 la tutela della fascia a sud dell’attuale porto “limitatamente all’area interessata dalle opere di ampliamento della darsena previste dal nuovo piano del porto”?
Quali sono state le sollecitazioni a cui gli uffici sono stati sottoposti, e da parte di chi? Fatto sta che ora la Soprintendenza e quindi il Ministero che ne ha assunto le valutazioni, dà il via libera alla costruzione della nuova darsena, limitandosi a chiedere l’osservanza di alcune “condizioni”, di cui peraltro sarà difficile controllare il rispetto.
Come nel caso della ridistribuzione, “con opportuna cadenza periodica”, della sabbia in eccesso “riprofilando il litorale”. O come “l’esclusivo ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica nella riqualificazione paesaggistico ambientale”.
Sebbene l’attuale versione del Piano abbia ridotto l’abnorme edificazione prevista dal precedente progetto di ampliamento (da 3.750.000 mc agli attuali 1.470. 500, che comunque non sono una bazzecola), la città si appresta a perdere due gioielli naturalistici.
Le associazioni, tuttavia, non ci stanno. E, per evitare questo scempio, si dicono pronte ad adire la magistratura in ogni sede.
Leggi il Comunicato
Apprendiamo con sconcerto che l’Autorità Portuale di Catania, il 29 ottobre 2025 ha approvato il nuovo PRG del porto di Catania, che avrebbe dovuto tenere conto dei suggerimenti, delle indicazioni, delle prescrizioni e raccomandazioni espressamente richiamati dal Decreto emesso dal Ministro dell’Ambiente di concerto con l’Assessore Regionale ai BB.CC. e IS nei giorni scorsi.
Quale superiore interesse pubblico ha indotto nella Autorità di Sistema Portuale una tale urgenza da approvare un PRP conforme a un Documento di Programmazione Strategica di Sistema (DPSS) ormai superato poiché non tiene conto dell’inserimento dei porti di Siracusa e Pozzallo nel medesimo sistema portuale?
Quale premura ha spinto l’Autorità di Sistema Portuale ad interpretare unilateralmente ed in silenzio le numerose e stringenti prescrizioni provenienti dalle autorità di tutela e ad apportare al precedente PRP le sole modifiche ritenute accoglibili?
Quali motivi la inducono ad evitare di aprire un dibattito serio e sereno con le tante componenti della società catanese interessate?
Cosa ne sarà della Scogliera d’Armisi nella nuova proposta di PRG, che elude del tutto le precise indicazioni contenute nel parere della Soprintendenza di Catania?
Cosa ne sarà della foce del Vallone Acquicella che ignora le precise indicazioni contenute nel parere della Soprintendenza di Catania?
Secondo quali imput ha recentemente rilasciato concessioni a due società della logistica palesemente in contrasto con le previsioni del suo stesso Piano regolatore, una delle quali compromette il rapporto porto-città?
Dal comportamento dell’Autorità di Sistema Portuale si evince che ha inteso riservare al Consiglio Comunale di Catania un ruolo meramente marginale che ignora nella sostanza l’obbligo costituzionale di leale collaborazione tra le diverse istituzioni.
Alla luce dei documenti diffusi dall’Autorità di Sistema Portuale, quali allegati al verbale di deliberazione del Comitato di gestione n. 8 del 29/10/2025, chiediamo al Consiglio Comunale di convocare con la massima urgenza un’apposita riunione, invitando a parteciparvi l’Autorità portuale, i sindaci di Siracusa, Augusta e Pozzallo, in quanto rappresentanti di comunità direttamente interessate se non colpite dal provvedimento dell’Autorità Portuale.
Per quanto ci riguarda, prendiamo atto della mancata volontà di arrivare a un confronto reale e articolato con la cittadinanza e le associazioni del territorio. Data l’enormità del provvedimento approvato, con un PRP che appare comunque illegittimo nel pianificare aree esterne al perimetro di sua competenza (sottraendole così a quella del Consiglio Comunale) e nell’ignorare altri parti che invece le competono, e dato l’impatto gravissimo che tale provvedimento rischia di avere su beni comuni e interessi pubblici generali, non ci resta che valutare di adire la magistratura in ogni sede per evitare che si consumi un ennesimo scempio di Catania, del suo mare e della sua storia.
Comitato per la difesa e la fruizione della Scogliera d’Armisi di Catania, LIPU, Volerelaluna, WWF Sicilia nordorientale, Comitato di proposta per il Parco Territoriale Monte Po – Vallone Acquicella
Documenti
Relazione generale del Piano Regolatore del Porto di Catania (ottobre 2025)
Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore del Porto di Catania (ottobre 2025)
Ministero dell’Ambiente, Decreto VAS Piano Regolatore del porto di CT (ottobre 2025)
Ministero dell’Ambiente, parere istruttorio sottocommissione VSA – maggio 2025


Considerato l’orecchio da mercante dell’autorità portuale e il rifiuto a ogni confronto con la cittadinanza la via legale è l’unica da perseguire, e va fatta subito, prima che inizino i lavori.
A lavoro iniziato, anche se lo si blocca, lo scempio sarà già avvenuto!
Facciamo presto, son pronto a firmare le denuncie da inviare in Procura
Disponibile a firmare e fare sit in di protesta.
Anche io disponibile a firmare e fare sito in di proyesta