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Incendi, come distruggere il nostro patrimonio boschivo

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Incendio boschivo, Sicilia 2025

“In Italia è SOS incendi nel 2025. Dal primo gennaio al 18 luglio si sono verificati 653 roghi che hanno mandato in fumo 30.988 ettari di territorio pari a 43.400 campi da calcio. […] Il Meridione si conferma l’area più colpita dagli incendi con sei regioni in cima alla classifica per ettari bruciati. Maglia nera alla Sicilia, con 16.938 ettari in fiamme in 248 roghi” (Legambiente).

Sughereta di Niscemi, Riserve di Capodarso, dello Zingaro e di Monte Cofano i luoghi maggiormente colpiti. Si tratta quasi sempre di incendi dolosi, o quanto meno colposi. L’autocombustione è, infatti, pressoché impossibile. Le condizioni esterne (temperatura, vento) facilitano la diffusione dell’incendio, ma è necessario il fattore scatenante (umano). Lo dimostra l’alto numero di inneschi che vengono trovati sul posto, spesso collocati in punti differenti della stessa area, proprio per evitare che l’incendio venga spento con un unico intervento.

Una volta concluso l’incendio, in alcune delle aree interessate arriva il pascolo (l’erba da foraggio ricresce in fretta e permette di alimentare gli animali), in altre scattano meccanismi di speculazione edilizia.

Ciò avviene anche perché molti comuni siciliani non aggiornano annualmente il Catasto Incendi (Legge 353/2000), che ha lo scopo di vincolare per almeno 15 anni le aree colpite dagli incendi, per evitare speculazioni edilizie o altri interventi che potrebbero danneggiare ulteriormente il territorio.

Gli incendi, come scrive il WWF, sono “facilitati” perché: “Al notevole sforzo di rimboschimento non sono sempre seguite cure colturali adeguate. Le modeste ripuliture e diradamenti hanno reso i rimboschimenti di conifere mediterranee particolarmente vulnerabili agli incendi, mentre la rinaturalizzazione con specie autoctone, necessaria per ottenere popolamenti più stabili, è stata inconsistente”.

Una mancanza di manutenzione, prevenzione e cura (sentieri tagliafuoco, pulizia periodica del secco, ecc.) e di controlli da parte degli organi istituzionali che rappresenta una parte del problema.Anche perché la forza lavoro che viene assunta in questo settore è spesso non adeguatamente formata.

aereo canadair in azione

Ad aggravare il tutto, come scrive Linda Maggiori (Preessenza – International Pres Agency), il fatto che “La bonifica dei terreni non viene più fatta dai forestali ma con mezzi aerei che spesso utilizzano acqua marina, desertificando il suolo e intaccando le falde acquifere per anni”.

A livello nazionale, molti imputano alla riforma Renzi/Madia, che nel 2016 ha soppresso il Corpo forestale dello stato, la difficoltà di difendere adeguatamente il territorio. Tra le altre incoerenze, va segnalato, in particolare, come scrive sempre Linda Maggiori, che “La flotta elicotteristica antincendio boschivo del Corpo forestale è stata divisa tra Carabinieri (che non li usa per spegnere gli incendi) e i Vigili del Fuoco. Questi, per motivi tecnici, riescono a mantenere operativi solo pochi elicotteri al giorno. Ne consegue che le Regioni sono obbligate ad affidarsi a società private […] I Canadair, di proprietà dello Stato, vengono gestiti da ditte private che noleggiano i piloti”. Per avere una idea dei costi basta ricordare che ogni ora di volo di un Canadair costa allo Stato tra 5 e 12.000 euro.

In Sicilia, regione a statuto speciale, la riforma Madia non è stata applicata, ma non si può certo dire che le cose funzionino meglio.

Il Corpo dipende dall’Assessorato del territorio e dell’ambiente della Regione e svolge funzioni di polizia ambientale e polizia forestale. Dalle quasi 1400 unità previste inizialmente, nel 2020 la pianta organica è stata ridotta a 800 unità. Anche perché, negli anni della “generosa” presidenza Cuffaro, gli operai forestali erano passati da 15.000 del 1996 ai 30.000 del 2010 ed erano stati assunti senza i necessari requisiti di professionalità (WWF). Solo pochi giorni fa la Regione ha dato il via libera a369 nuove assunzioni nel biennio 2025-2026, anche perché quasi la metà degli attuali forestali a tempo indeterminato nel 2027 andrà in pensione.

Uno dei nodi è quello dell’alto numero dei contratti a tempo determinato. Su questo la Comunità Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per violazione della direttiva europea che non consente la durata di questi contratti oltre i 36 mesi.

locandina con istruzioni e  numeri telefonici per segnalare gli incendi

E c’è dell’altro. I forestali a tempo determinato sono stati spesso accusati di appiccare i roghi per garantirsi le assunzioni. Secondo Maurizio Grosso (esponente del SIFUS, un sindacato di base) “Escludere che in un gruppo di 15 mila persone possano esserci mele marce sarebbe ingenuo, affermare che i roghi siano appiccati dagli operai però è totalmente insensato. Parliamo di lavoratori che rischiano la vita e che ogni tanto purtroppo ce la rimettono, senza contare che sanno di essere pagati per un numero fisso di giornate. La verità invece è che la Regione non solo non può fare a meno degli operai ma che ne avrebbe di bisogno tutto l’anno”.

La stabilizzazione farebbe crescere di molto i costi, ma il vero problema, come scrive IL WWF Sicilia, non è il numero delle assunzioni, è la loro funzionalità.

L’errore è pensare che un continuo crescendo delle risorse destinate agli incendi (non solo uomini ma anche mezzi) possa essere risolutivo. Quello che va cambiato è il sistema. Da quando la funzione sociale/ambientale dei rimboschimenti è stata sostituita con la funzione clientelare/assistenziale del sistema antincendio, è nato un cliché. “Sono gli incendi a fare piovere risorse per pagare le campagne antincendio dei forestali, i costi del volontariato della protezione civile, le strutture regionali inefficienti e sovradimensionate, i canadair, gli elicotteri, i droni, i mezzi ordinari e speciali per l’estinzione, ecc., in un continuo crescendo, più incendi, più risorse”.

C’è anche l’Unione Europea che mette a disposizione personale e fondi per aiutare gli Stati membri nel difficile compito di salvaguardare il territorio boschivo. Obiettivo principale, il miglioramento della posizione degli agricoltori e la facilitazione dello sviluppo imprenditoriale sostenibile nelle zone rurali. E’ stato, inoltre,prorogato fino al 2027 il finanziamento Ue che permette agli Stati di acquistare e noleggiare aerei e elicotteri antincendio, in attesa che sia operativa la prima flotta europea destinata al contenimento degli incendi.

Una opportunità che sia il governo nazionale sia quello siciliano non dovrebbero lasciarsi sfuggire, utilizzandola – però – per modificare radicalmente le attuali scelte politiche e organizzative.

La proposta del WWF è quella di “creare un’unica struttura – snella, essenziale ed efficiente – che governi, con unica regia e unico portafoglio, il patrimonio forestale siciliano”. Toccherebbe a questa struttura riorganizzare gli interventi, razionalizzare le spese, formare e qualificare il personale, fare opera di prevenzione, puntando anche sul coinvolgimento di quella parte della società civile che non è disponibile ad assistere passivamente alla progressiva distruzione del nostro patrimonio.

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