Avevamo una perla e la stiamo distruggendo. E’ la sanità pubblica. E’ il sistema sanitario nazionale, uno dei migliori al mondo, che tutti ci invidiavano. La sua crisi è sempre più grave, ma non dappertutto allo stesso modo, in alcune regioni, tra cui la Sicilia, lo è ancora di più.
E noi siciliani lo sappiamo bene perché incontriamo pesanti ostacoli ogni qual volta abbiamo bisogno di cure mediche e cerchiamo di utilizzare le strutture pubbliche. Ostacoli che diventano di fatto un invito a ricorrere alla sanità privata, quella convenzionata, se è possibile, oppure quella totalmente privata, a pagamento.
Tra i problemi più eclatanti c’è indubbiamente la lunghezza delle liste di attesa, soprattutto per alcune specialità. Ma ci sono anche difficoltà solo apparentemente di poco conto, che sono tali – però – da rendere il servizio pressocchè inaccessibile o molto gravoso da sostenere.
Basti pensare alla difficoltà di prenotare le visite specialistiche negli ambulatori dell’ASP o presso gli ospedali: i numeri di telefono dei centri unici di prenotazioni (cup) non offrono il servizio che dovrebbero garantire, sono sempre occupati, richiedono attese di diverse ore, o staccano la comunicazione quando sono sovraccarichi di chiamate, cioè quasi sempre.
C’è un’ulteriore difficoltà, quella in cui si imbatte il paziente che è riuscito a prenotare una visita ma che non riesce a pagare il ticket. Solo in alcune sedi, infatti, e in alcuni orari si può pagare presso uno sportello a ciò destinato. E solo in alcune sedi è possibile pagare utilizzando una cassa automatica, in funzione anche negli orari in cui lo sportello è chiuso.
Ci sono addirittura delle sedi, per esempio quelle della maggior parte dei paesi etnei, in cui non esiste nessuno sportello dedicato ai pagamenti e nessuna cassa automatica. Si può pagare il ticket solo in alcuni esercizi commerciali del circondario, tabaccherie o bar, anche con un aggravvio di spesa di qualche euro. Si è quindi costretti ad uscire dalla sede degli ambulatori, anche con il maltempo e anche se si è anziani o con difficoltà motorie.
E’ la situazione in cui si è trovato un paziente, che chiaremo Alberto P., recatosi in una struttura dell’ASP per effettuare una visita specialistica prenotata alle ore 15.30. Giunto con largo margine di anticipo, scopre di non poter pagare il ticket presso la struttura stessa, nonostante gli ambulatori fossero regolarmente aperti dalle 15.00.
Viene invitato dal personale infermieristico a recarsi presso la rivendita di tabacchi più vicina, che però alla ore 15.00 è ancora chiusa.
“All’età di 82 anni, accompagnato da mia moglie di 77 anni, mi sono ritrovato ad andare in giro sotto la pioggia finché non siamo riusciti a trovare una rivendita di tabacchi aperta presso la stazione ferroviaria (commissione per eseguire il pagamento 3.00 euro).
È scandaloso che un paziente sia obbligato a questa trafila per effettuare una visita ed è scandaloso che nel 2025 non sia presente almeno una cassa automatica funzionante per pagare il ticket anche durante gli orari di chiusura degli sportelli.
Con la speranza che la direzione sanitaria provveda al più presto a risolvere questa situazione, porgo cordiali saluti”.
E’ questo il testo del reclamo che Alberto ha inviato all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’ASP, protocollo@pec.aspct.it
e all’indirizzo di posta elettronica non certificata urp@aspct.it
Ed è un reclamo ufficiale alla dirigenza quello che tutti dovremmo inviare ogni qual volta ci scontriamo con un disservizio. Un reclamo che va inviato anche all’indirizzo del distretto in cui il disservizio si è verificato. Ad esempio distrettogiarre@pec.aspct.it , se il caso si fosse verificato a Giarre.
Di reclami, invece, gli utenti ne fanno ben pochi. Semmai, spazientiti a causa delle difficoltà incontrate, finiscono talora per aggredire il personale sanitario, medico o infermieristico. Per lo più verbalmente, ma in alcuni casi anche fisicamente, sebbene il personale non sia responsabile del malfunzionamento o dell’inefficienza del servizio. Anzi, spesso, ne sia vittima a sua volta.
Se tutti gli utenti del servizio sanitario, invece di lamentarsi, facessero sentire la propria voce e inondassero di reclami la dirigenza, dell’Asp o dell’ospedale in questione, si aprirebbe una strada efficace verso il cambiamento.
Leggi anche ASP e prenotazioni, l’arte dell’impossibile