Immigrazione, la politica del governo sceglie i bersagli sbagliati

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Sugli sbarchi dei migranti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva detto che gli scafisti sarebbero stati cercati in tutto il globo terracqueo. In precedenza aveva ipotizzato non meglio identificati blocchi navali per preservare le nostre coste. Parole in libertà. Di recente il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per 6 mesi. Tutte misure che non possono fermare né annegamenti, né arrivi, come dimostra la cronaca di questi ultimi giorni.

Ma non vogliamo parlare dei fallimenti annunciati di queste politiche, né della insopportabile retorica che caratterizza proclami e decisioni. Ci sembra purtroppo evidente come sia l’attuale ordine internazionale a determinare complessivamente questo stato di cose, negando il diritto all’accoglienza in un mondo dove le merci possono girare liberamente, ma non gli uomini.

Di fronte a un dramma sempre più pesante, alla trasformazione del Mediterraneo in un immenso cimitero, all’impossibilità di fermare i processi migratori con la repressione o dando lauti compensi a Turchia e Libia per garantire la detenzione dei migranti nei loro lager, è paradossale che ci si accanisca contro gli operatori umanitari delle ONG. Vogliamo interrogarci per capire a cosa e a chi serve colpirli.

Come afferma Fulvio Vassallo Paleologo: “Nessun vero trafficante è arrestato nei paesi di origine e transito a seguito di indagini condotte da Frontex”, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che (regolamento europeo n. 1896/2019) stabilisce un raccordo permanente tra tutte le agenzie di sicurezza europee e le polizie dei singoli Stati membri.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di stroncare il traffico internazionale, ma – scrive ancora Vassallo Paleologo – “le coperture offerte alle organizzazioni criminali dagli stessi governi con cui si stipulano Memorandum d’intesa contro l’immigrazione illegale” impediscono gli arresti dei veri trafficanti, mentre “si moltiplicano i processi contro chi salva vite in mare e presta assistenza a terra, chiamato a rispondere dell’accusa di agevolazione dell’ingresso irregolare”. Non mancano gli arresti eclatanti e le condanne contro gli “scafisti per necessità, alcuni dei quali, se assistiti da avvocati che si impegnano nella loro difesa, ottengono l’assoluzione, magari dopo anni di ingiusta carcerazione preventiva”.

Vengono identificati come “scafisti” persone che si mettono materialmente al timone di una imbarcazione, a volte sotto minaccia o perché viene loro offerto di fare il viaggio senza pagare. Possono anche essere minori, e nulla hanno a che fare con la grande “rete di trafficanti che a scopi di lucro sfrutta i canali dell’immigrazione irregolare nel mondo sommerso favorito da confini e frontiere militarizzate”.

Siamo di fronte a una situazione paradossale. L’operazione IRINI (a guida italiana) ha, ad esempio, il compito di sorvegliare le coste libiche per prevenire contrabbando di petrolio, traffico di armi e immigrazione clandestina. La missione si svolge nella parte orientale della cosiddetta zona SAR “libica”, quella delle rotte che partono dalla Cirenaica. Non ha concorso a salvare neppure un naufrago, ma è attiva nel controllo delle ONG, che i naufraghi li salvano.

Sempre secondo Vassallo Paleologo “Dal 2017 Frontex ha ritirato tutti gli assetti navali che potevano soccorrere e mantiene soltanto piccole imbarcazioni che collaborano con la Guardia di finanza nelle attività di law enforcement e qualche assetto aereo che segnala ai libici le imbarcazioni da intercettare in acque internazionali. Per questa ragione occorre eliminare tutti i possibili testimoni di operazioni di “soccorso” in alto mare, che in realtà nascondono veri e propri respingimenti collettivi su delega europea”.

Una guerra, quella di Frontex contro le ONG, divenuta più aspra da quando queste ultime hanno denunciato, al Tribunale penale internazionale, l’operato dei vertici dell’Agenzia (il cui direttore, Fabrice Leggeri, si è recentemente dimesso, dopo essere stato al centro di numerose inchieste su presunte violazioni dei diritti umani dei migranti e scarsa accountability). Anche agenti di polizia che ne fanno parte sono stati denunciati per avere partecipato o gestito direttamente respingimenti collettivi illegali, detenzioni arbitrarie o per avere inflitto trattamenti inumani o degradanti.

Contro i soccorsi umanitari si agisce anche con atti di natura amministrativa, come i fermi delle navi, che possono tramutarsi in sequestri o confische, in base al nuovo Decreto legge n.1 del 2023, se dalle indagini di polizia, in particolare dalle intercettazioni o dagli interrogatori dei naufraghi, si arriva a costruire una qualsiasi accusa di violazione delle regole di soccorso imposte per decreto, talune in violazione di Convenzioni internazionali o Regolamenti europei.

In molti paesi del nostro continente sono stati avviati procedimenti amministrativi nei confronti di coloro che si oppongono alle politiche di morte dell’Unione Europea. A Catania, come ricorda Vassallo Paleologo, “un giovane attivista antirazzista è stato raggiunto da un ordine di lasciare la propria città, soltanto per avere affisso un volantino di protesta sui muri della sede supersorvegliata di Frontex”.



                

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