//

Gli enigmi di Gesù, profeta ebreo di Galilea

3 mins read

Non può non suscitare stupore che un uomo dai modi gentili, credente, impegnato nell’associazionismo cristiano, abbia scritto un libro in cui, in tutta serenità, afferma che la resurrezione di Lazzaro, il miracolo più eclatante compiuto da Gesù di Nazareth, è “un fatto mai avvenuto”.

Non si tratta di una affermazione provocatoria o con intenti dissacratori, giunge anzi a conclusione di un ragionamento pacato, condotto in uno dei capitoli del libro di Vincenzo Pezzino su “Gli enigmi di Gesù di Nazareth”, (Aldo Primerano ed. tipografica). Un libro che si occupa del Gesù storico e fa riferimento a diversi studi dedicati a questo tema, a cui l’autore contribuisce con un suo “mattoncino”, come leggiamo nella prefazione di Franco Battiato.

Il capitolo, “Gesù e i miracoli”, contiene una premessa importante, “un’analisi storica non può ammettere un miracolo”, ma solo particolari gesti compiuti da Gesù, che i presenti hanno considerato miracoli ma sono spiegabili, per buona parte, in modo naturale. Un esempio, citato da Pezzino è la guarigione dell’indemoniato, descritta come una crisi epilettica, che si può – come spesso accade – risolvere spontaneamente. O come le liberazioni dai demoni, spegabili come “disturbi psico-sociali” su cui una personalità magnetica può avere influenze positive.

La resurrezione di Lazzaro, invece, secondo Pezzino, non è mai avvenuta, tanto è vero che ne parla solo Giovanni nel più tardo dei Vangeli. Ed è incomprensibile che un fatto così clamoroso non venga citato anche dagli altri evangelisti, e in particolare da Luca che parla delle sorelle Marta e Maria senza mai citare né il fratello nè la resurrezione. Ecco perché al racconto di Giovanni, prosegue Pezzino, va dato un valore teologico, come prefigurazione della resurrezione di Cristo.

I miracoli, secondo l’autore, sono comunque gli enigmi “minori” di Gesù. A suo parere, i più importanti sono altri, a partire dalla sua formazione prima dell’inizio del ministero, non essendo chiaro come un falegname, figlio di falegname, quindi di famiglia modesta, avesse una conoscenza profonda e dettagliata delle scritture ebraiche senza che risulti la sua frequenza di una scuola rabbinica né la sua appartenenza a una delle sette presenti nella società ebraica del tempo.

Ma la domanda forse più importante posta da Pezzino è quella che riguarda la coscienza che Gesù ebbe di sé. Chi credeva di essere? si chiede l’autore. Molti studiosi autorevoli oggi escludono che Gesù si sia proclamato Messia o figlio di Dio. Si tratta di attributi che vengono pronunciati da altri e che possono essere stati introdotti come ‘aggiunte redazionali’ per dimostrare alle comunità cristiane successive che già i discepoli riconoscevano Gesù come tale. Quanto all’appellativo in sé, bisogna capire cosa significasse nella tradizione giudaica, e a chi venisse attribuito, avendo esso un’accezione eterogenea, ben diversa da quella che oggi le attribuiamo nella cultura cristiana.

Anche gli annunci molteplici di morte e resurrezione presenti nei Vangeli possono essere considerati “vaticinia ex eventu” – scrive l’autore – essendo già questi avvenimenti noti agli evangelisti quando scrivevano i loro vangeli. E questo fa escludere la possibilità di attribuirvi rilevanza storica.

Alcuni teologi moderni ritengono che Gesù abbia maturato progressivamente l’autocoscienza di essere il Messia, ma si tratta comunque – secondo Pezzino – di ipotesi che lasciano nel mistero la questione su chi Gesù credesse di essere. Non meno “aggrovigliato” è il quesito su quali fossero il suo progetto e le sue intenzioni.

Altri ‘grandi’ enigmi riguardano, secondo l’autore, lo sviluppo del cristianesimo dopo l’evento pasquale e la conversione di Paolo. Quanto agli enigmi minori, oltre a quello relativo ai miracoli, ne vengono individuati altri, dal celibato di un uomo trentenne in una società in cui tutti gli uomini di quest’età erano sposati e con figli, a quello relativo alle apparizioni dopo la morte, che non possono avere attendibilità storica e vanno lette in modo diverso, possono – ad esempio – essere considerate come esperienze interiori molto forti, vissute come visioni.

L’interesse di Pezzino per il Gesù storico non è recente, lo ha indotto ad approfondire le sue conoscenze e adesso a condividerne il frutto con chiunque sia interessato, credente o non credente, non importa.

Chi crede può trovare in queste pagine una ventata di coraggiosa novità, il superamento di un “impianto dottrinario percepito come obsoleto, fondato su aspetti mitologici difficilmente accettabili”, soprattutto dai più giovani, scrive l’autore.

C’è di più. Come afferma Battiato nella prefazione “l’umanità non è una semplice apparenza, una maschera di cui Gesù si sarebbe servito per manifestare la sua presenza. E’ con i suoi gesti di uomo, il suo comportamento di uomo, le sue sofferenze di uomo, i suoi limiti di uomo e non soltanto con il suo insegnamento che Gesù è la perfetta rivelazione di Dio”. Da qui si origina, eventualmente, il salto della fede. Anche se la resurrezione di Lazzaro non è mai avvenuta.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Gli ultimi articoli - Chiesa