Un tema del quale le istituzioni si occupano troppo poco è quello delle politiche abitative di cui si è discusso in uno degli ultimi tavoli organizzati dal Forum civico Catania Può, e dalle forze politiche progressiste M5S, PD, Europa Verde e Sinistra Italiana, per individuare i principali punti di un programma comune, in vista delle amministrative del prossimo maggio.
A Catania, nonostante il 74% di abitanti abbia una casa di proprietà, esiste un disagio abitativo molto alto, perché sono molte le persone con reddito basso o senza reddito che non riescono a trovare un alloggio. Così ha esordito nella sua relazione introduttiva Giusi Milazzo, segretaria regionale del Sunia, citando numeri importanti come quello delle famiglie in attesa di una casa popolare (circa seimila in una graduatoria che scorre in modo estremamente lento), degli sfratti annuali (3000), delle richieste di contributo per l’affitto (2000), senza dimenticare i molti pensionati anziani soli che non riescono neanche a mantenere la casa di proprietà. Una situazione grave, complicata da altri elementi, come le coabitazioni forzate a causa della impossibilità per i giovani di pagare affitti troppo alti o di offrire, non avendo attività stabili, le garanzie richieste dai locatori.
Di contro, secondo l’ISTAT, abbiamo in città 51.000 abitazione vuote e, ciò nonostante, si continua a costruire e cementificare.
Per far fronte a queste contraddizioni e al grave disagio abitativo – secondo Milazzo – il Comune non ha fatto nulla di significativo e i pochi servizi offerti sono stati del tutto inadeguati. Anzi – ha ricordato – l’Amministrazione si è fatta sfuggire, non partecipando al relativo bando, un finanziamento europeo per la riqualificazione di alloggi popolari. Nel frattempo, a livello nazionale, vengono tolte risorse ai fondi dedicati alle problematiche abitative: in una fase di crisi come l’attuale, il problema non può che aumentare di dimensioni e “finirà per esplodere”.
Milazzo non si è limitata a portare al tavolo analisi e dati, ha avanzato anche alcune proposte, ad esempio la richiesta che vengano creati un assessorato comunale alla casa e un osservatorio provinciale che, oltre al monitoraggio del fabbisogno, preveda una programmazione pluriennale degli interventi.
Tra gli interventi da prevedere, l’offerta di alloggi sociali gestiti da un soggetto pubblico con canoni accessibili, nuova edilizia sociale da realizzare riqualificando immobili pubblici dismessi o acquisendo da privati immobili degradati da riqualificare e assegnare per un periodo a famiglie in disagio sociale. E poi altre indicazioni, fondi per il sostegno all’affitto, un fondo di garanzia per proprietari che locano a famiglie senza reddito, una tassazione differenziata per le abitazioni sfitte, la regolamentazione dell’utilizzo turistico delle abitazioni, che sottrae appartamenti al mercato locale e quindi all’abitare.
Nel complesso, comunque, ribadisce Milazzo, va realizzata nuova edilizia sociale ma non di tipo tradizionale. Basta con i brutti palazzoni nelle periferie ghettizzate e prive di servizi, gli alloggi sociali vanno realizzati in centro in modo da favorire l’inserimento sociale delle famiglie disagiate e recuperare, nel contempo, strutture dismesse come le scuole e gli ospedali. L’aumento dell’offerta di abitazioni servirà anche a calmierare gli affitti.
Una politica attenta alla questione abitativa, ha concluso la relatrice, permette di contrastare meglio anche l’illegalità, ed ha ricordato come, accanto all’abusivismo di necessità, ci sia un un abusivismo gestito dalla criminalità che ‘vende’ le case popolari nelle aree soggette al proprio controllo.
Sul tema della legalità si è soffermato anche il coordinatore del tavolo, Enzo Guarnera, avvocato penalista in prima fila nella lotta alla mafia anche con l’associazione Antimafia e Legalità, di cui è presidente. Guarnera ha ricordato come l’accesso alla casa venga utilizzato dalla politica per gestire il consenso elettorale con la complicità di funzionari comunali da lui definiti “senza spina dorsale” perché legati a personaggi politici che utilizzano le promesse, che non verranno mantenute, come strumento di ricatto.
Di come l’abitare sia legato al vivere urbano e alla qualità della vita, ormai oltremodo peggiorata dalla crescita del degrado, ha parlato Marcello Failla di Sinistra Italiana, che ha prospettato la necessità di recuperare l’edilizia non solo delle periferie ma anche di aree centrali in stato di abbandono, da San Cristoforo (per cui esiste un Piano di recupero rimasto sulla carta) ai Cappuccini, alla Consolazione, a Picanello. Per il governo della città, ha poi osservato, è importante anche il ruolo delle opposizioni, che possono modificare l’orientamento e le decisioni dell’Amministrazione se hanno obiettivi chiari e si impegnano a perseguirli.
La mancanza di strutture stabili per la emergenze abitative è stata denunciata da Emanuele Feltri. “Il welfare del Comune non c’è” ha detto “ma a sostituirlo abbiamo il welfare della mafia”, ed ha rievocato la lotta condotta dieci anni fa, dalle associazioni, per sostenere le famiglie che si volevano sottrarre al controllo degli Arena a Librino. Il ruolo delle associazioni nella conoscenza del territorio e nell’azione a sostegno dei più fragili, stranieri immigrati o lavoratori locali in grave disagio, è emerso anche dagli interventi di Massimo Ferrante della Comunità di Sant’Egidio, di Francesca Di Giorgio del Centro Astalli, mentre Pippo Camarda, del sindacato inquilini della UIL, ha auspicato che la politica metta al centro dei suoi interventi l’uscita dal degrado urbano.
Su quest’ultimo aspetto della questione Argo ha dato un proprio contributo inviando al coordinatore del tavolo una propria nota, che qui riportiamo.
“A fronte del grave problema abitativo che coinvolge i più fragili, dai senzatetto a chi non trova casa perché ha un lavoro ‘povero’ o precario, nella nostra città è in corso, da parte di privati facoltosi, un accaparramento di aree che nel Piano Regolatore sono state destinate a servizi pubblici. Suoli destinati a verde pubblico, scuole, strade, vengono richiesti da privati e concessi dall’Amministrazione per costruire esercizi commerciali o abitazioni private, talora di lusso.
L’Amministrazione e gli uffici comunali, poco attenti, per non dire sordi, alle esigenze abitative dei più deboli, rilasciano prontamente ai più facoltosi permessi per costruire che, oltre ad essere illegittimi, impoveriscono la città dei servizi di cui necessita e sottraggono, in modo irreversibile e definitivo, beni comuni (come il verde pubblico) a tutti i cittadini.
La città subisce un progressivo degrado e questo peggiora la qualità della vita e anche le condizioni abitative. Questa sottrazione ed accaparramento di beni comuni per realizzare abitazioni di lusso si verifica in varie parti della città, ad esempio nella zona di Ognina, in via Acireale, via Scuto Costarelli, via Messina, via del Rotolo o nel vecchio San Berillo in via Di Prima, dove sono state autorizzate demolizioni di edifici definiti pericolanti e ricostruzioni con cubature maggiori, rischiando anche di stravolgere l’omogeneità e le caratteristiche del contesto.
Su alcuni di questi casi la nostra associazione, Argo Catania, ha presentato un esposto alla magistratura per segnalare le presunte illegittimità degli interventi. Occorre tenere alta l’attenzione e vigilare, anche a livello politico, affinché vengano mantenute libere ed utilizzate a fini sociali le aree destinate a servizi, in modo che la città non perda definitivamente questi spazi e possa offrire ad ogni cittadino ciò a cui ha diritto”.