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PNRR e verde a Catania, un'occasione da non perdere

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Non possiamo nemmeno dire che sia poco ma buono, il verde pubblico a Catania è infatti assolutamente insufficiente ma anche molto trascurato quando non in stato di vero e proprio abbandono. Del tutto inadeguata anche l’estensione e la cura dei pochi parchi urbani e giardini pubblici.

Anche su questa materia oggi la città potrebbe cogliere l’occasione offerta da una linea di finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), quella relativa a ‘Rivoluzione verde e transizione ecologica’, in cui sono previsti anche finanziamenti per la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano.

Il Coordinamento Iniziative e Monitoraggio PNRR, costituito da varie associazioni cittadine, ha presentato alla città e all’Amministrazione un primo documento che, sulla base della visione di città che vorremmo, avanza concrete proposte per rispondere ad alcuni gravi problemi cittadini. Procedendo nella sua attività di analisi delle situazioni critiche e di formulazione di proposte costruttive, si è occupato anche del tema dei Parchi urbani e suburbani della nostra città, che – se estesi e curati – potrebbero migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini.

Ecco, in concreto, come

La situazione attuale e i fabbisogni.

Nell’ottobre 2019 il Consiglio comunale, sulla base di un documento tecnico proposto dall’Amministrazione, ha approvato le direttive generali per il nuovo Piano regolatore generale. Il documento contiene un’analisi della attuale situazione del verde pubblico e dei grandi parchi a Catania.

L’unico parco urbano di dimensioni apprezzabili oggi esistente è il boschetto della Plaja, con un’estensione di circa 28 ettari. Esistono poi diversi giardini pubblici di piccola dimensione sparsi per la città, per un’estensione complessiva di circa 111 ettari, fra cui spiccano per dimensioni gli unici due di grandezza ragguardevole: il giardino Bellini (circa 7 ettari) e il parco Gioeni (circa 8 ettari).

Il documento approvato dal Consiglio comunale precisa anche che, rispetto agli standard previsti dalla legge, si registrano carenze considerevoli in materia di verde pubblico e di parchi. Più precisamente, per una popolazione di circa 311.000 abitanti (al 2019), l’attuale fabbisogno per colmare il deficit è:

  • Verde pubblico: 1.692.000 mq, pari a 170 ettari circa
  • Parchi urbani e territoriali: 4.395.000 mq, pari a 440 ettari circa.

Opportunità e proposte

La Missione 2 del PNRR (Rivoluzione verde e transizione ecologica) prevede fra gli ambiti di intervento l’investimento 3.1 riguardante la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano. In questa linea di intervento si prevedono una serie di azioni rivolte essenzialmente alle 14 città metropolitane, per la tutela delle aree verdi esistenti e la creazione di nuove, anche al fine di preservare e valorizzare la biodiversità e i processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi.

La misura include lo sviluppo di boschi urbani e periurbani, piantando almeno 6,6 milioni di alberi (per 6.600 ettari di foreste urbane). L’investimento complessivo previsto per le 14 città metropolitane è di 330 milioni di euro.

Si tratta di un’occasione preziosa per realizzare giardini pubblici, parchi e infrastrutture verdi di cui c’è grande carenza. Elenchiamo alcune possibilità.

Parco urbano di Librino

Il Piano di zona di Librino contiene la previsione di un grande parco urbano di circa 50 ettari di estensione, ad oggi non realizzato, al cui interno sono previsti anche impianti sportivi di vario genere.

In posizione marginale, all’estremità est della zona destinata a parco, sono già realizzati un campo da rugby (in cui opera l’associazione Briganti Rugby) e un attiguo campo di calcio.

L’area destinata a parco è interamente di proprietà comunale. Una parte è occupata da orti urbani comunali assegnati agli abitanti, che possono benissimo essere integrati nel parco da realizzare.

Se adeguatamente attrezzato, il parco potrebbe costituire un importante elemento attrattivo per l’intera città e dare un significativo contributo alla rivitalizzazione del quartiere contrastando la ghettizzazione che oggi lo caratterizza. Inoltre il parco potrebbe benissimo integrarsi con altri interventi di forestazione urbana e di rigenerazione del quartiere finanziabili con altre misure del PNRR, fino a fare di Librino un quartiere all’avanguardia in quanto a dotazione di spazi verdi e di attrezzature per il tempo libero.

Parco suburbano Monte Po’ – Vallone Acquicella

Si tratta di un parco per il quale esiste già una proposta articolata che è stata sottoposta all’Amministrazione da un nutrito numero di associazioni cittadine. Una prima stima della superficie totale del parco è di circa 250 ha.

La proposta rilancia il parco urbano previsto nel Piano Regolatore vigente (circa 150 ha), ingrandendolo fino ad arrivare al mare seguendo il percorso del corso d’acqua perenne che è l’Acquicella.

Il parco comprenderebbe, da Est verso Ovest, un tratto di fascia costiera di proprietà demaniale controllata dall’Autorità Portuale, il Parco urbano del Boschetto della Plaia, il corso del fiume Acquicella ed il suo affluente in destra idraulica, fino a includere alcuni terreni di proprietà comunale e ad arrivare alla collina di Monte Po avendo come confine nord il quartiere di Monte Po e il banco lavico del 1669 lungo la via Palermo (compreso il fronte lavico nella zona sud di San Cristoforo), e come confine sud gli agglomerati urbani di Zia Lisa, Villaggio S. Agata, Fossa Creta, San Giorgio, oggi periferia di Catania.

Il Parco avrebbe una importante funzione urbanistica, unendo la periferia sud di Catania, oggi abbandonata a sé stessa e priva di servizi, alla città storica e fornendo servizi ai quartieri sud anche per il soddisfacimento dei fabbisogni degli stessi oltre che dell’intera città.

Esso racchiude importanti testimonianze storiche, dai ritrovamenti archeologici ai resti della basilica bizantina, alle antiche masserie legate all’uso agricolo del territorio, fino ad arrivare alla storia recente con le strutture militari risalenti alla seconda guerra mondiale.

Anche sotto l’aspetto naturalistico il parco avrebbe un enorme valore. La presenza del fiume (sarebbe l’unico parco a Catania che ingloba un fiume) comporta anche la presenza di una ricca biodiversità costituita da presenze floristiche ed associazioni vegetali ed animali ormai molto particolari e di pregio. Un parco composto da una fascia costiera dunale con la vegetazione psammofila tipica della fascia costiera, che prosegue con la vegetazione igrofila lungo il corso del fiume, fino ad arrivare ai boschetti di pioppo bianco, pianta ormai scomparsa allo stato naturale dal territorio catanese, ai querceti, alle piccole sorgenti ed infine agli ambienti aperti pascolivi in prossimità della collina di monte Po’.

Per la sua estensione, la sua collocazione e il bacino di utenza potenziale che investe l’intera area metropolitana, il parco si configura come un vero e proprio parco territoriale che avrebbe anche una importante funzione di ricucitura urbanistica e di rigenerazione di una grande parte della zona sud della città.

Data la grande estensione e le diverse tipologie di interventi da realizzare, può essere realizzato per stralci in funzione delle risorse di volta in volta disponibili (PNRR, fondi Fesr 2021-2026, ecc.), a partire dalle aree già comunali (circa 26 ettari) e dalle ampie zone di proprietà della Curia che potrebbero essere oggetto di appositi accordi per consentirne la fruizione pubblica.

La sistemazione del parco può essere articolata a seconda delle caratteristiche del territorio: restauro con finalità naturalistiche-ecologiche delle aree degradate, valorizzazione di emergenze storiche, naturali e ambientali, integrazione della vegetazione naturale esistente di pregio, creazione di infrastrutture leggere per attività per il tempo libero (equitazione, sentieri pedonali e ciclabili, parchi “robinson”) e, in alcune aree più prossime ai tessuti urbani densamente edificati, aree attrezzate per lo svago con funzione di spazi verdi di quartiere e piccoli parcheggi.

Parco della Susanna, a Cibali

In zona Cibali c’è un’area tradizionalmente denominata “Orti della Susanna”, buona parte della quale è stata fino a poco tempo fa utilizzata per colture orticole. Ha un’estensione di circa 20 ettari ed è compresa tra via Martelli Castaldi e le vie Generale Cantore e Alvise Cadamosto. Nel vigente PRG l’intera area è destinata a centro direzionale ma già da molti anni il Comune ha accantonato questa previsione.

Su quei terreni il Consorzio Centro Direzionale di Cibali, un consorzio di imprese edili catanesi oggi non più attive, negli anni Novanta chiese l’approvazione di un piano di lottizzazione per la realizzazione di un complesso direzionale, ma la richiesta fu respinta dal Consiglio comunale.

Tutte le aree sono oggi nella disponibilità di Sicilcassa, che si trova in liquidazione coatta amministrativa sotto il controllo della Banca d’Italia. Vista la inutilizzabilità di fatto dei terreni, si potrebbe concordare con i liquidatori di Sicilcassa l’acquisto dell’area ad un prezzo ragionevole per poter realizzare un parco molto utile per la città, perchè si trova all’interno di un comparto urbanistico densamente edificato, ma anche per il ruolo di parco urbano che può assumere in virtù delle dimensioni considerevoli.

Parco lavico San Pio X

macchia spontanea Cibali In zona Nesima Superiore c’è un’area destinata a parco dal vigente strumento urbanistico, compresa tra le vie S. Pio X, Generale Ameglio e Santo Cantone. L’estensione è di circa 14 ettari. Intorno a quest’area si trovano tutti i servizi di interesse generale di cui è dotato il quartiere: la chiesa parrocchiale di S. Pio X, una scuola elementare, una scuola media e un liceo artistico che, assieme al parco, costituirebbero un importante polo di attrezzature pubbliche con significativi effetti di rigenerazione per un quartiere di edilizia pubblica degli anni Sessanta decisamente carente in materia di qualità urbana.

In buona parte dell’area sono presenti resti significativi della colata lavica che nel 1669 arrivò a lambire le mura della città riversandosi poi in mare e modificando la linea di costa. Questi, con una sistemazione a verde che ne favorisca la salvaguardia e la valorizzazione, costituirebbero un’importante attrattiva culturale e paesaggistica. L’area si può connettere facilmente con un altro terreno lavico distante poche decine di metri, situato tra la via Pacinotti e il nuovo ospedale Garibaldi, di circa 6 ettari di estensione, ottenendo così un importante parco lavico di 20 ettari di superficie.

Parco lavico Filippo Eredia

Poco più a nord, a poca distanza da quella di cui si è detto c’è un’altra area di circa 10 ettari di estensione, dominata da resti consistenti della colata lavica del 1669, interamente di proprietà pubblica, compresa tra la via Felice Fontana, la via Filippo Eredia e l’agglomerato di Lineri. Proprio la presenza di imponenti banchi lavici ne fa un bene di particolare valore paesaggistico che merita di essere tutelato e valorizzato per la pubblica fruizione. La realizzazione di un parco lavico, realizzato con attenzione alla salvaguardia e alla valorizzazione delle emergenze laviche, sarebbe un elemento di forte attrattiva e avvicinerebbe l’intera città alla fruizione consapevole di un bene paesaggistico importante.

Questo parco e quello di via San Pio X di cui si è detto potrebbero fare parte, in futuro, di un più ambizioso e lungimirante progetto (di competenza della Città metropolitana) di un percorso turistico-culturale in cui siano messi in evidenza e resi fruibili all’interno di giardini pubblici i molti resti significativi della colata lavica del 1669, a partire dalla zona delle bocche eruttive dei Monti Rossi nei pressi di Nicolosi, fino ad arrivare dentro la città, fino al monastero dei Benedettini e al castello Ursino. Un progetto che può mettere in evidenza il forte legame tra la città e il vulcano, con evidenti ricadute positive sulla attrattività turistica del comprensorio etneo.

Parco Trappeto Nord

All’interno del Piano di zona Trappeto Nord, tra la via Galermo e il viale Tirreno, alle spalle del centro di municipalità, un’area estesa circa 7 ettari di proprietà comunale è destinata a parco dallo strumento urbanistico vigente. La realizzazione di questo parco può dare un significativo contributo alla rigenerazione di un quartiere “difficile”, tristemente noto per essere stato spesso teatro di attività malavitose legate allo spaccio di droga, ma anche abitato da famiglie del ceto impiegatizio che hanno realizzato l’abitazione con cooperative edilizie.

Il parco degli Ulivi

Si tratta di un parco pubblico di quartiere già esistente in zona San Nullo, esteso poco meno di 4 ettari tra via degli Ulivi e via Santa Rosa da Lima, che versa in gravissimo stato di degrado a causa del prolungato abbandono.

La vegetazione arborea presente lascia scoperte ampie zone del parco ed è costituita prevalentemente da ulivi che risalgono al periodo in cui la zona, ancora non urbanizzata, aveva un’utilizzazione agricola. Ci sono anche presenze consistenti di rocce laviche con vegetazione arbustiva tipica di ambiente roccioso che rendono l’aspetto complessivo del parco variegato e suggestivo.

Alcuni ruderi di fabbricati in pietra lavica testimoniano della precedente utilizzazione agricola del territorio; demolendo le parti pericolanti, le strutture residue possono essere opportunamente recuperate e messe in sicurezza per diventare attrezzature per il parco, anche per il gioco dei bambini, oltre ad avere un valore di testimonianza storica. Le attrezzature per il gioco dei bambini, una volta in dotazione al parco, sono oggi scomparse oppure vandalizzate e irrecuperabili.

Il parco necessita di consistenti opere di manutenzione straordinaria e di integrazione sia della vegetazione che delle attrezzature (panchine, giochi per bambini, spazi di relax per adulti, campi da bocce, ecc.). Le consistenti integrazioni dell’impianto arboreo necessarie potranno essere articolate, oltre che per ricoprire le ampie aree prive di alberature, anche in maniera da creare zone d’ombra e di frescura attorno a spiazzi con pavimentazione lavica già esistenti per farli diventare spazi di sosta e di riposo.

Il parco, adeguatamente rivitalizzato, può diventare un polmone importante di cui il quartiere, assolutamente carente di spazi verdi attrezzati, avverte una pressante esigenza. Infatti alcune associazioni di volontariato hanno chiesto al Comune di avviare un progetto di gestione di comunità del parco per dare vita ad una sperimentazione di gestione collettiva di un bene pubblico con la partecipazione degli abitanti. 

Il sistema infrastrutturale del verde

Tutti questi parchi, o almeno una buona parte di essi, sono realizzabili con le risorse messe a disposizione dal PNRR per questo scopo. Se ai parchi sopra descritti si aggiungono una serie di corridoi verdi opportunamente individuati come elementi di connessione territoriale, si può dare luogo ad un vero e proprio sistema infrastrutturale del verde, inteso come sistema a rete alla stregua delle reti stradali, idriche e fognarie, conseguendo importanti effetti di mitigazione climatica in città.

Un progetto di forestazione urbana di questo genere può migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini, dotando la città di strutture verdi lineari utilizzabili per la mobilità dolce, riducendo le isole di calore, migliorando la qualità dell’aria, abbassando la temperatura della città per rendere gli spazi esterni vivibili anche d’estate di giorno, riducendo i consumi energetici dei climatizzatori che si troverebbero a lavorare con temperature più basse.

Sarebbe anche un contributo importante al miglioramento della biodiversità cittadina e alla valorizzazione dei processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi, in linea con gli obiettivi della misura M2C4.3 del PNRR.

Scarica la scheda sui Parchi urbani e suburbani

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