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Non solo Eurospin, le concessioni che avvantaggiano i privati

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La nostra richiesta di accesso agli atti ha – finalmente – avuto riscontro. Siamo adesso in possesso del documento richiesto, dopo più di 70 giorni, varie pec, scambi di telefonate, qualche ‘pellegrinaggio’…

Il documento in questione è l’elenco di ‘casi analoghi’ all’Eurospin di via Martelli Castaldi che l’Avvocatura Comunale aveva chiesto di conoscere prima di esprimere un parere favorevole alla legittimità della concessione.

Un parere chiesto proprio dall’Urbanistica che cercava appoggio legale per autorizzare la costruzione di questa struttura commerciale privata là dove era previsto che nascesse una scuola.

Ci siamo chiesti se un elenco di concessioni rilasciate in passato per casi similari fosse sufficiente a giustificare la legittimità di una nuova autorizzazione. Anche le vecchie concessioni potevano, infatti, essere illegittime.

Ed abbiamo voluto vedere le carte.

Quando ci hanno consegnato il documento, siamo rimasti sorpresi nel constatare che i ‘casi similari’ citati nell’elenco siano soltanto due e che siano analoghi solo in parte. In questo breve elenco manca il caso più simile, quasi sovrapponibile, quello di via Palazzotto, che però ha avuto un esito ben diverso: non una concessione ma un diniego, confermato da sentenze di Tar e CGA.

Analizziamo, per cominciare, i due casi indicati nell’elenco, redatto dalle Attività Produttive.

I due casi ‘analoghi’

Il primo è relativo all’area della Barriera sita all’angolo delle vie Passo Gravina e Segantini, classificata dal PRG come zona L (ovvero destinata a servizi, specificatamente ad attrezzature di quartiere), sulla quale è stato realizzato il supermercato Lidl.

Che fosse prevista la costruzione di un centro di quartiere lo vediamo già nella prima concessione edilizia (2008), a cui fa seguito, però, una variante richiesta dalla ditta ILMA Costruzioni e dalla Lidl Italia nel 2016.

Così invece di una struttura di interesse pubblico, destinata a servizi, momenti di aggregazione, doposcuola per i bambini, etc, il quartiere si ritrova un supermercato che fa concorrenza agli esercizi commerciali del circondario e il cui progetto è tutt’ora indicato, nella concessione edilizia, come “centro di quartiere”.

Inutilmente la Direzione Urbanistica dichiara di aver “accertato i requisiti di legittimazione e la conformità del progetto” alle varie prescrizioni e alle Norme di Attuazione del Piano Regolatore, la verità è un’altra.

Dei 23.260 metri cubi della concessione edilizia iniziale, di fatto ne sono stati coperti meno della metà. Erano forse previste altre strutture di interesse pubblico che avrebbero permesso di giustificare la dicitura “centro di quartiere”? Se così fosse, si vede che nessuno aveva interesse e volontà di realizzarle, mentre la costruzione del supermercato è stata portata a buon fine a vantaggio dei privati.

Ma con una destinazione d’uso irregolare. E con la sottrazione, al quartiere, dello spazio utile per servizi alla collettività.

Il secondo caso è quello relativo all’area compresa tra via Mascagni e viale Africa, classificata anch’essa dal PRG come zona L, ovvero destinata a servizi, specificatamente a mercato. Qui è stato realizzato il supermercato Penny a seguito della concessione edilizia del luglio 2016.

LIDL Barriera Nei Piani Regolatori per area mercatale si intende uno spazio pubblico progettato per ospitare attrezzature per la vendita, un servizio che viene offerto ad acquirenti e venditori; non un edificio commerciale concesso ad un’unica ditta.

Tuttavia sempre di vendita si tratta e qualcuno potrebbe considerare la concessione congruente con le previsioni del Piano.

Il problema comunque non viene neanche preso in considerazione dall’Urbanistica che, nella concessione, parla di “conformità del progetto alle prescrizioni della normativa urbanistica generale, alle prescrizioni di zona ed alle Norme di attuazione del vigente P.R.G.”

Vero è che il Piano Regolatore è ormai obsoleto e che i suoi vincoli espropriativi sono scaduti. Ma questo consente forse agli Uffici del Comune di ritenersi liberi dalle norme e di permettere ai privati di fare quello che vogliono?

Come dicevamo, c’è un caso che dimostra che un altro percorso è possibile, quello di via Palazzotto. Nessuno sembra avere interesse a ricordarlo, ma Argo ne ha già parlato.

La sentenza del CGA su via Palazzotto

Come nel caso di via Martelli Castaldi, era stata avanzata la richiesta di realizzare un supermercato in zona L, specificatamente destinata a scuola media.

La richiesta fu respinta dall’allora dirigente all’Urbanistica e, quando i richiedenti fecero ricorso al Tar, il Tribunale dette ragione al Comune e la sua decisione fu confermata in appello dal Consiglio di Giustizia Amministrativa.

Nella sentenza il CGA afferma in modo esplicito che la decadenza del vincolo all’esproprio impedisce che nell’area relativa possano realizzarsi nuove costruzioni, di conseguenza non possono essere rilasciati permessi di costruire prima che il Comune provveda alla riclassificazione urbanistica dell’area. Ed è questo, secondo la sentenza, un obbligo.

C’è da chiedersi come mai nelle Conferenze di servizi relative al progetto Eurospin di via Martelli Castaldi si tirino in ballo i precedenti permessi rilasciati (l’elenco da noi ottenuto) e non la successiva sentenza del CGA.

Forse perché, se si tenesse conto della sentenza, il permesso di costruire per l’Eurospin in via Castaldi – sul cui iter è in corso una indagine giudiziaria – risulterebbe illegittimo e dunque da ritirare in autotutela?

E che anche il paventato intervento in zona Nizzeti/viale Lainò, in corso di esame da parte degli uffici comunali, risulti da rigettare?

Queste vicende dimostrano la necessità e l’urgenza di dotare Catania del nuovo Piano Regolatore Generale. Ed anche il sindaco Pogliese (dopo Bianco, Scapagnini e Stancanelli) sembra essersi cimentato in questa impresa. I fatti ci diranno se perseguirà l’obiettivo con vera convinzione o se sta seguendo il copione del ‘far finta di fare’.

Intanto, appena eletto, ha illustrato una stringente tabella di marcia in base alla quale il PRG avrebbe dovuto essere inviato al Consiglio Comunale entro lo scorso dicembre. In realtà il Consiglio Comunale ha solo approvato, il 16 ottobre scorso le Direttive per la revisione del PRG.

Il primo passo, comunque, è stato compiuto. Le scadenze successive, a termini di legge, dovrebbero essere: entro 60 giorni (che sono, però, già trascorsi) dalla adozione delle Direttive, avrebbe dovuto essere presentato lo Schema di Massima che il Consiglio Comunale avrebbe dovuto adottare entro 30 giorni. Entro i successivi 5 mesi dovrebbe essere presentato il Piano Regolatore Generale.

Non è ragionevole e di buon senso sospendere, nelle more, tutte le determinazioni prive di una certezza normativa finché il nuovo PRG ne definisca la destinazione futura? Tra queste, a maggior ragione, gli interventi che prospettano l’edificazione sulle aree che il previgente PRG destina a servizi.

Crediamo di sì, altrimenti l’azione del Sindaco (che – ricordiamo – è anche assessore all’Urbanistica) sulla redazione del nuovo PRG sembrerebbe configurarsi come la classica “ammuina”.

2 Comments

  1. E’ grave un dato di fatto: nessuno vuole capire che il PIANO REGOLATORE GENERALE è un presupposte necessario per la edificabilità della zona. Mancando il Piano non si può fare nulla ed i nostri signori, ignoranti e corrotti, che occupano gli uffici dell’urbanistica , si ostinano ad ignorare questa radicale mancanza di potere, in tema di urbanistica.Bisogna denunciare questo fatto gravissimo.Si possono ancora incontrare politici che capiscono questo grave fatto di mancanza di Potere nell’ente pubblico.Chi ci governa è un brigante che non vuole capire le ragioni di diritto che lo privano di ogni potere autorizzativo.Sono pronta a dare il mio contributo per la denuncia penale e politica della vicenda.

  2. In questo momento particolare la mancanza di potere autorizzativo del Comune di Catania si presenta per l’edificio delle Poste di Viale Africa. E’ un caso gravissimo di abuso di potere che dev’essere denunciato anche se hanno firmato i provvedimenti per l’abbattimento e la riedificazione i funzionari che occupano gli organi giudiziari della città.La utilizzazione del suolo di viale Africa per realizzare un mostruoso casermone è impedita dalla violazione della previsione contenuta nel vecchio Piano regolatore che non può essere modificato ma solo rifatto. Purtroppo la ignoranza degli uffici dell’urbanistica catanese da manforte a quella dei politici che sono lanciati in questa operazione delinquenziale. Per salvare la città bisogna denunciare a tutti i livelli i politici che in questo momento occupano gli uffici comunali. Ma dove si trova e cosa fa l’assessore ai lavori pubblici? E’ un giovane che vuole certamente iscrivere il suo nome negli eventi tragici che hanno deturpato il nostro territorio. Perchè tace e non interviene?

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