Dura solo 52′ minuti “Senza rossetto”, il cortometraggio realizzato da Silvana Profeta regista e antropologa visuale ed Emanuela Mazzina archivista, presentato alla libreria Prampolini di Catania il 29 aprile scorso.
Questo docufilm, prodotto da Regesta.exe, si è servito di materiali di repertorio della Fondazione Aamod (Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico) e dell’Archivio Luce di Cinecittà per raccontare la condizione femminile negli anni precedenti il referendum istituzionale.
Ha raccolto 31 testimonianze di donne che hanno votato per la prima volta sia alle prime elezioni amministrative del marzo aprile 1946 sia all’elezione dell’Assemblea Costituente e al referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Il titolo “Senza rossetto” si collega al momento del voto allorquando alle donne fu proibito l’uso del rossetto per evitare di far invalidare le schede elettorali che esse dovevano umettare nel richiuderle.
Le protagoniste dell’intervista over 90 anni si presentano spigliate, disinvolte e arzille.
Di diversa estrazione sociale e geografica ricostruiscono con molta precisione quei tempi bui, tristi, oppressivi del regime fascista: la fame, la guerra, le violenze, i morti, la mancanza assoluta di libertà.
E i loro volti si illuminano al ricordo della conquista della agognata libertà.
Davanti ai loro ricordi, alle loro espressioni lo spettatore non può rimanere indifferente e prova intense emozioni.
Finalmente le donne furono “ libere”, poterono votare ed uscire dalla condizione di esclusione.
Una di queste donne staffetta partigiana si rammarica di non aver potuto votare perché non aveva gli anni, ma aggiunge con ironia “avevo gli anni per fronteggiare i tedeschi”!
Altre ricordano che il giorno delle votazioni le donne andarono tutte vestite a festa, perché era una festa.
Altre ancora raccontano di non essere state ammesse a scuola perché i loro padri rifiutavano la tessera fascista, oppure che – durante le parate fasciste – i genitori dissidenti venivano strappati ai loro cari per essere preventivamente rinchiusi in carcere.
L’ultima delle donne intervistate chiude dicendo “non è tanto importante il voto in sé ma quello che viene dopo”. E infatti era lungo ancora il cammino di emancipazione delle donne da percorrere.
Nell’intervento di Simona Laudani, docente universitaria di storia all’Unict presente durante la proiezione del film, viene sottolineato l’importanza storica del voto alle donne in quanto esso ha cambiato il principio di cittadinanza, concetto ancora astratto e individualistico per approdare nella dimensione della coralità.
“La cittadinanza, dice la docente, non è un fatto singolo ma un diritto collettivo”.
Le donne, che pur erano entrate nel mondo del lavoro, che durante la prima guerra mondiale avevano addirittura sostituito nelle fabbriche gli uomini impegnati al fronte, continuavano ancora a non avere visibilità.
Occorreva rompere quella rappresentazione dentro/fuori dell’immaginario collettivo sulle donne. L’immagine della donna seduta davanti alle case ma con le spalle rivolte alla strada e lo sguardo rivolto alla casa rende il senso di quella rappresentazione.
Il film è stato proiettato la prima volta a Firenze il 22 novembre 2018 al Festival di Cinema e Donne ed ha ottenuto un importante riconoscimento da una giuria di 300 studenti, il Premio Anna Magnani.
Questo lavoro ci dice in conclusione la regista è un progetto in fieri, interessato a continuare la ricerca con la raccolta di nuove testimonianze allo scopo di costruire un grande archivio di registrazioni originali consultabili attraverso più media differenti o piattaforme distributive.
Tutte queste storie piccole, fatte di emozioni, stati d’animo, nascoste o sopite nella memoria di questi grandi anziani ritenute talvolta irrilevanti dagli stessi figli e nipoti, aiutano invece a ricostruire le tracce della grande storia e possono contribuire a tenere sempre vivida la memoria.
E’ dunque importante, afferma Profeta, favorire la diffusione del film soprattutto nelle scuole come attività formativa ed educativa delle future generazioni.
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