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Centuripe, una discarica sui luoghi della memoria

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A dominio delle vallate dei fiumi Dittaino, Simeto e Salso, nell’entroterra ennese, sorge Centuripe.
Sotto la città moderna si trova quella antica, che risale al tempo dei Siculi e raggiunse floridezza e prestigio in età romana.
Tutt’intorno, lungo il percorso naturale che collega la collina di Centuripe alla valle del Dittaino, campagne di scavi hanno individuato insediamenti preistorici, di età imperiale, medioevale ed oltre.
Parliamo dei siti denominati Muglia Alta e Bassa, Cubba, Monte Guarrazzano e Pietraperciata.
Quest’ultimo è anche zona di grande interesse naturalistico e geologico: un imponente costone di roccia arenaria, modellato dall’azione del vento e della pioggia, si apre in innumerevoli cavità, alcune delle quali conservano incisioni rupestri di età imprecisata.
Ed è a 500 metri da Pietraperciata che dovrebbe situarsi…. una discarica! una zona che, fino ad un recente passato, era ricoperta di agrumeti e di conseguenza è stata finora inaccessibile al lavoro degli archeologi.
Sono custoditi nel Museo di Centuripe frammenti databili dal neolitico all’età dell’impero Romano, tra cui un raro punzone per la decorazione delle ceramiche ed un altrettanto raro frammento neolitico conformato a volto umano.
Durante le recenti operazioni di scavi sono stati rinvenuti, tra gli altri, strumenti preistorici di selce, in diaspro rosso o nero, frammenti di ceramiche in tombe cementizie di età romana, resti murari di fattorie medievali.
I lavori oggi potrebbero continuare in quei terreni abbandonati dagli agricoltori, terreni che invece sono stati, a quanto pare, giudicati appropriati per raccogliere le tonnellate di rifiuti della nostra civiltà.
E perché no, anche gli archeologi del futuro potranno così rinvenire le spoglie che noi ci siamo lasciati dietro: plastica, lattine arrugginite, carcasse di vecchi computer ed elettrodomestici, quando ancora la raccolta differenziata ed il riciclo abitavano il regno della fantasia!
Su Centuripe e dintorni ci sono rimaste testimonianze elogiative dagli scritti di Diodoro e di Cicerone, infatti la zona era conosciuta nell’antichità per le sue greggi ed i rigogliosi giardini.
Persino il poeta Orazio, in una delle sue celebri Odi, cita i magnifici armenti del ricco Grosphus, che pare sia il discendente di quel Grosphus Centuripinus citato da Cicerone in una delle sue orazioni contro Verre.
Se il progetto della discarica dovesse essere attuato, i tombaroli continuerebbero il loro lavoro di frodo, magari tra le immondizie.
Gli archeologi invece, potranno ritirarsi in buon ordine. Tra loro il ricercatore Giacomo Biondi che si è occupato dell’esplorazione della zona per conto dell’Istituto per i Beni archeologici e Monumentali del CNR e ne ha pubblicato i risultati in vari articoli.
Tutto il territorio, con una discarica nel mezzo, diventerà ben presto off limits, anche per i sempre più numerosi turisti che da qualche tempo stanno cominciando a visitare Centuripe e i suoi dintorni, attratti dalle bellezze della natura e dai richiami della Storia.
Gli abitanti di Centuripe non sono rimasti inattivi, si sono organizzati nel comitato Centuripe #restiamopuliti che si oppone alla discarica per tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare il territorio dal punto di vista ambientale, storico ed archeologico.
Il comitato che unisce associazioni operanti nel territorio, gruppi politici e liberi cittadini intende respingere con forza la realizzazione del progetto di “piattaforma per la valorizzazione dei rifiuti” presentato dalla società Oikos, la stessa della discarica di Motta Sant’Anastasia, per intenderci.
Per realizzare questo mega impianto, in grado di accogliere un quarto dei rifiuti prodotti in Sicilia (mille tonnellate al giorno) in una vasca da due milioni e 800mila metri cubi, oltre alla possibilità di gestire 300 metri cubi al giorno di percolati, sarebbe necessaria una variante al Piano regolatore.
Per chiedere che venga imposto al Comune un diniego a questa variante, il senatore Fabrizio Trentacoste ha presentato una interrogazione al Ministro dell’Ambiente.
Oltre ad organizzare delle manifestazioni di protesta molto partecipate, il Comitato ha presentato alla Soprintendenza di Enna e all’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana una “richiesta di vincolo per la Miniera e le campagne di Muglia e di Monte Pietraperciata”.
La vallata di Muglia – leggiamo nella relazione – è oggi “uno dei pochi ambienti rimasti integri e incontaminati della Sicilia”, in cui la scarsa antropizzazione ha permesso di mantenere testimonianze importanti della civiltà contadina siciliana.
Vi si trovano anche gli imponenti resti di una delle più grandi e produttive Miniere di zolfo della nostra isola. Di essa sopravvivono importanti strutture che testimoniano la storia di una comunità, dalle misere condizioni dei minatori alla efficienza degli impianti, nei 150 anni in cui la Sicilia fu il più importante produttore di zolfo al mondo.
Altri ricordi storici sono legati alla campagna di Sicilia del 1943, di cui questo luogo conserva delle tracce.

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