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Parole di Lulù per Talità Kum, una festa per ricucire gli strappi

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locandina parole di lulù
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L’appuntamento è per domani, sabato 1 settembre, in un’antica masseria di contrada Cubba, alla periferia di Catania. Dalle ore 14 alle 21 ci saranno attività di laboratorio, giochi, teatro, musica.
Una festa, ‘Parole di Lulù 2018’, per ricordare una bambina venuta a mancare all’improvviso otto anni fa e per sostenere, contemporaneamente, progetti e attività a sostegno ai bambini di oggi, al loro diritto ad un’infanzia ricca di gioco e di relazioni positive.
Cosa c’entra tutto questo con la cappa grigia che sembra opprimere il nostro tempo, in particolar modo nelle ultime settimane? Poco o nulla, a prima vista, tuttavia la festa che si terrà può essere un segno di speranza per il presente, anche oltre le intenzioni di chi l’ha promossa.
Parole di Lulù è una fondazione creata dal cantautore Niccolò Fabi e dalla sua compagna, fotografa e pittrice di origine iraniana, Shirin Amini, all’indomani della improvvisa perdita della piccola figlia Lulù, che a meno di 2 anni di età, nel 2010, venne colpita da una meningite fulminante.
La fondazione, da allora, sostiene progetti di aiuto all’infanzia e la festa, che annualmente viene organizzata in occasione del compleanno di Lulù, è un’opportunità per raccogliere fondi a sostegno di attività che si svolgono nella località prescelta.
Molti i progetti finanziati e realizzati fino ad oggi: un micronido, un’ambulanza e una struttura per bambini in situazione di disagio a Roma, interventi per il primo soccorso e per l’alloggio gratuito ai genitori di bimbi ricoverati, a Torino, ristrutturazione e fornitura di attrezzature per reparti pediatrici di ospedali in Angola e Sud Sudan.
Unica incompiuta, il progetto di Taranto, bloccato da complicazioni burocratiche.
Quest’anno la scelta è ricaduta su Catania e la manifestazione sosterrà, con i fondi raccolti, l’associazione Talità Kum, che ha sede a Librino, a pochi passi dal Palazzo di Cemento, ed opera nel quartiere con attività a favore di bambini e ragazzi.
In particolare, i fondi permetteranno di realizzare corsi pre e post-parto per le mamme e corsi di avviamento alla musica per bambini.
La manifestazione sarà arricchita dalla presenza di molte realtà del territorio catanese che si dedicano all’infanzia con gli strumenti del gioco, delle attività espressive ed artistiche, sarà poi conclusa con un “falò musicale” con canzoni dello stesso Niccolò Fabi,
Sul sito dell’evento è possibile trovare anche informazioni pratiche sul modo di raggiungere il luogo dell’appuntamento, sul servizio navetta previsto per chi non potesse/volesse usare l’auto, sulle associazioni che animeranno la serata con proprie attività, da Gammazita a Musicainsieme a Librino di cui Argo si è già occupato, dal teatro della Casa di Creta alle storie di Bafè e di Ivan Rizzotto, dalla pittura intuitiva di Due di Quadri ai giochi di Straludobus.

La poetica di Niccolò Fabi

Con le sue canzoni il cantautore ha compiuto, negli anni, un percorso originale di espressione della propria personalità, mai ripiegata nell’intimismo, sempre aperta al mondo delle relazioni personali, affettive, sociali e addirittura politiche.
Proprio di quest’ultima dimensione è particolarmente ricco l’Album del 2016.
Il brano “Ha perso la città” descrive le sconfitte della società intera, il prevalere dei piccoli interessi particolari su quello comune, ma ne individua anche le cause: “Abbiamo perso il fiato per parlarci, abbiamo perso la voglia di aiutarci“, ponendo l’attenzione sulle relazioni asfittiche e malate.
In un altro brano, “Non vale più“, si coglie la necessità di rivedere tutto, di ripensare il modo di guardare al futuro: “Il sogno di un uomo che tende la mano, la speranza reale di una sveglia collettiva, oggi non vale più, oggi non basta più“, indicando la necessità di andare più in profondità nel guardare al malessere del tempo.
La difficoltà del presente non è tuttavia ostacolo ad un percorso di pienezza, un percorso che richiede tanti passi (“una somma di passi, che arrivano a cento” richiamandosi a Peppino Impastato), che contempla la possibilità di errori, che sono sempre una tappa del percorso stesso, e mai la sua fine.
Così, nel brano che contiene questi passaggi e che dà il titolo anche all’album “Una somma di piccole cose“, anche “scelte sbagliate, che ho capito col tempo, ogni voto buttato” diventano solo momenti di un cammino che non è ancora finito ma che richiede lotta e pazienza.
Tutto questo è del resto già delineato nel testo di “Costruire“, un brano manifesto della sua poetica, tra i suoi più famosi, contenuto nel suo album del 2006, dove l’attenzione è posta proprio su tutto ciò che sta tra la partenza e il traguardo di un percorso, la fatica che sta in mezzo, fatta di quotidianità “giorno dopo giorno“, anche di inciampi da accettare, perchè “costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione“.
Nello stesso album, Niccolò Fabi ricorda che è sempre possibile “Mettere le ali“, spiccare il volo in ogni dimensione della propria vita, anche in “una scuola e una cabina elettorale, con la penna in mano prima di votare” a patto di cambiare la prospettiva con cui si guardano le cose, dal punto in cui ci si trova, perchè “non c’è un posto migliore in cui sognare, il sogno è un altro modo in cui guardare“, arrivando a persino invitare “i parlamenti a mettere le ali“.
Ma la capacità di sognare dipende dalla capacità di superare le sconfitte, gli strappi creati dalla vita.
La vicenda di Niccolò Fabi diventa così una condizione in cui tutti possiamo riconoscerci, quella di “orfani” di qualcosa, nelle vicende personali così come in quelle collettive.
Nel brano “Una buona idea” del suo album del 2012, seguìto al dramma familiare, l’autore si definisce “orfano di partecipazione e di una legge che assomiglia all’uguaglianza“. Si parte, come nel brano “La bellezza” dalla constatazione che “eppure ci manca sempre qualcosa“, come punto di partenza per la ricerca della bellezza nella vita personale e collettiva.

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