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Convegni sui migranti: parole, parole, parole…

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Cultura del dono e bene comuneConvegni e convegni su migranti e tratta, appuntamenti regionali, nazionali, internazionali, mondiali, spaziali …, spesso di non eccelsa qualità.
Raramente dietro agli interventi dei relatori c’è ricerca, preparazione, esperienza. Tanto che sorge il dubbio che ci sia dietro una questione di marketing.
Ci sono infatti molti soldi in ballo, quelli dei bandi per fare formazione. La partecipazione ai bandi da parte di alcune associazioni potrebbe avere alle spalle la speranza di attingere ad una parte di questi soldi. Poco importa se si improvvisa.
Di alcuni di questi convegni, celebrati a Catania, ci parla oggi Maria, volontaria di una associazione.
In tono ironico e talora sferzante, smaschera errori e denuncia la superficialità di alcuni interventi, pur salvando quello che c’è di positivo in queste occasioni assembleari. Si chiede, tuttavia, alla fine, se non sarebbe più opportuno che “tutti quelli che pubblicano e presentano in tutta Italia rapporti e statistiche si mettessero d’accordo per destinare questi quattrini a qualcosa di più utile”.

Ecco quanto scrive Maria
‘Migranti’, argomento bollente cavalcato con finalità diverse da politici, giornalisti, tuttologi, buoni, buonisti e varia umanità. Tutto ormai assume un interesse particolare se accade a migranti o se è commesso da migranti: dallo stupro alla rapina, dallo spaccio alla morte.

E allora ecco un fiorire di convegni e tavole rotonde, come se non ci bastassero Report, Piazza Pulita, Petrolio, Porta a Porta e soprattutto le … imparziali, equilibrate ed esaustive cronache di rete 4 e canale 5.
Giovedì 23 novembre, “Presentazione del XXVI …”, obsoleto già dalla nascita
Venerdì 24 novembre Convegno Nazionale CamminaMenti-Esperienze di migrazioni a confronto, al Plaza Hotel, affollatissimo.
Le slides sono illeggibili tranne dalle prime file, ma abbiamo appreso comunque che i rifugiati non sono i più poveri e non provengono dai paesi più poveri.
Bisogna comunicare queste good news al Mali, Burkina Faso, Niger, Afghanistan e Bangladesh e a tutti quei paesi dove si fanno chilometri per avere accesso all’acqua, dove le bambine subiscono mutilazioni genitali e vengono date in moglie a 10 anni, dove sono analfabeti, restano ciechi per una cataratta, muoiono per la malaria, la tbc e non sanno neanche la loro data di nascita perché non esiste l’anagrafe… Almeno si consoleranno apprendendo che non sono i più poveri…
Oltre a questo abbiamo appreso anche che il Protocollo di Dublino li intrappola in Italia e che molti fanno il ricongiungimento familiare. In realtà la revisione del Protocollo di Dublino è la sola cosa positiva che il nostro governo sia riuscito ad ottenere e il ricongiungimento familiare rimane subordinato, oltre che al reddito e a mille altre cose complicatissime, anche al DNA da far fare ai figli previo sborsamento di 600 euro per ogni figlio.
L’assessore al welfare del Comune di Catania, Parisi, ci ha risollevati dicendo che Minniti ha restituito dignità di cittadinanza ai rifugiati attraverso la loro regolarizzazione e, aggiungo io, soprattutto rispedendoli in Libia e affidandoli alla civiltà e umanità del Governo libico.
Non tutto è fumo. Il giudice Mariano Sciacca ci ha rialzato il morale spiegandoci il progetto Migrantes per la riorganizzazione delle procedure ex art.35 con il quale la ricostruzione geopolitica e religiosa dei paesi di provenienza viene fatta dai giovani addestrati dall’UNHCR. Finalmente soldi ben spesi.
Altrove, in un locale vicino alla Moschea, ristrutturato con semplicità e buon gusto, Abdelfetah Mohamed (ma il nome se l’è dato lui…tanto al suo paese l’anagrafe non c’è) ha presentato l’ interessantissimo racconto del suo viaggio e l’esperienza reale della sua difficile ma fortunata integrazione.
Un racconto che vale più di mille convegni e mille tavole rotonde, anche perché la serata è stata arricchita dalla presenza di meravigliosi bambini nati da amori “misti” e da tanti ragazzi e ragazze provenienti da mezzo mondo che offrivano squisitezze a noi sconosciute.
 

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