Scadenza, 13 settembre, due giorni fa. Ma nessuno si è presentato. Il bando di gara per la raccolta dei rifiuti della città di Catania è andato anche questa volta deserto. Lo si temeva, ci si augurava che così non fosse, ma così è stato.
Dopo l’insuccesso del bando precedente, i requisiti previsti per partecipare alla gara erano stati cambiati e resi meno stringenti. Potevano presentare offerte anche aziende che avevano lavorato in centri abitati di 80.000 abitanti (nel bando precedente si parlava di 300.000 abitanti) raggiungendo una percentuale di raccolta differenziata meno alta (31% e non 39%).
Evidentemente non erano questi, o non solo questi, gli impedimenti reali.
Il servizio non sarà comunque interrotto, l’immondizia cittadina continuerà ad essere raccolta. L’amministrazione ha rinnovato il cosiddetto appalto ‘ponte’, attualmente in funzione, aggiudicato mesi fa in attesa che si chiudesse la gara per l’appalto settennale, quella appunto andata deserta.
A gestire la raccolta resterà quindi per adesso il Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) composto da Senesi ed Ecocar, l’unico a presentarsi per il mini bando ‘ponte’ che ha messo fine alle proroghe concesse al raggruppamento composto da IPI e Oikos, destinatario del precedente appalto.
Proroghe per le quali l’amministrazione era stata criticata, soprattutto dopo che entrambe le ditte erano state colpite da interdittive antimafia e quindi commissariate. Proprio per questo, però, il Comune aveva buon gioco a parlare di proroghe ormai fatte “allo Stato”.
Anche Senesi ed Ecocar sono aziende non prive di ombre. Essendo d’altra parte la raccolta e gestione dei rifiuti spesso intrecciata a mafia e malaffare, il terreno è comunque scivoloso e l’attenzione non può che essere alta.
Inevitabili le domande su cosa impedisca alle ditte del settore di assumersi oggi non solo l’onere ma anche i guadagni relativi alla raccolta dei rifiuti della nostra città. Domande senza risposta che alimentano perplessità.
Come ci dice Rosario D’Agata, assessore all’Ecologia del Comune di Catania, l’amministrazione provvederà ad informare sia l’Autorità Anticorruzione sia la Procura della Repubblica sull’andamento della gara.
Con l’Anac i rapporti sono attivi da tempo. L’interlocuzione tra Comune e Anticorruzione è avvenuta sulla base della ‘vigilanza collaborativa in materia di contratti pubblici‘ prevista per ‘affidamenti di particolare interesse’.
E sicuramente un grosso appalto su una materia scottante come la raccolta dei rifiuti rientra tra i casi che necessitano di ‘vigilanza preventiva’. Rientra infatti tra le “forniture o servizi che presentano aspetti critici sotto il profilo della scelta e gestione della procedura selettiva nonché del mercato o delle circostanze di riferimento”.
Una formulazione, quella che troviamo nel sito dell’Anac, che sembra tagliata su misura sulla nostra realtà. Quali saranno le ricadute di questa interlocuzione con l’Anticorruzione si vedrà.
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mi sorprende il fatto che le interdittive antimafia vengono celermente inviate a determinate ditte mentre altre imprese che operano nella piena illegalità continuano a gestire il territorio in maniera illegale. Mi riferisco alle imprese che ad Ognina utilizzano il mare e la scogliera senza incontrare opposizione da parte degli organi preposti al controllo. Questa è la prova che la giustizia è ancora strabica in Sicilia ed a Catania in particolare.