5 maggio la minoranza chiassosa, di cui ha imprudentemente parlato il sottosegretario Faraone, ha dimostrato, numeri alla mano, di rappresentare la grande maggioranza del mondo della scuola.
Altissime adesioni allo sciopero, decine e decine di cortei in tutta Italia. Anche a Catania migliaia di docenti, ATA e studenti hanno manifestato insieme contro la “cattiva scuola” di Renzi e Giannini.
Del resto, che la misura fosse colma lo avevano capito i tanti che, a vario titolo, frequentano il mondo della scuola. La vera domanda è, però, un’altra: come proseguirà la mobilitazione se il governo eluderà tutte le richieste? come saranno accolti gli emendamenti di cui si sta discutendo (che, però, non rimettono in discussione la figura del preside-padrone) da chi ha promosso lo sciopero generale del 5?
Ciò che è accaduto a Catania risponde in parte a tali interrogativi. Infatti, ci sono stati uno sciopero e un corteo unitario copromosso dalle diverse organizzazioni sindacali, ma le manifestazioni conclusive sono state due: i confederali (CGIL, CISL; UIL; SNALS E GILDA) si sono fermati in piazza Roma; Cobas e studenti hanno promosso un “microfono aperto” in piazza Università.
Una divisione nata dal veto posto dai confederali rispetto alla possibilità che anche i Cobas intervenissero dal palco, nella parte finale della manifestazione.
Ma, soprattutto una divisione tra chi pensa non emendabile il disegno di legge e chi vuole fare pressioni perché quest’ultimo venga migliorato, o quantomeno reso meno devastante.
Foto di Maurizio Parisi e di argocatania
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