Nel resto d’Europa si stanno già muovendo, in Italia si comincia appena a parlarne e ancora la maggior parte di noi non conosce nemmeno la sigla. Parliamo del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America che viene negoziato in gran segreto.
Diritti cancellati, riduzione delle tutele per ambiente e salute, ulteriore perdita di posti di lavoro, risarcimenti milionari – pagati da noi cittadini attraverso le tasse – se gli Stati varano leggi che possono diminuire il profitto (anche solo previsto) delle grandi aziende multinazionali.
Sono queste alcune delle implicazioni di questo Trattato, presentato da premier e ministri della repubblica come una grande opportunità a cui l’Italia non deve sottrarsi ma che in realtà -se restasse nei termini in cui si profila adesso – rischia di avere conseguenze gravissime.
La conclusione del negoziato è prevista per la fine del 2015 e sarà seguita dalla discussione e dall’approvazione del Parlamento europeo, e poi dei singoli Stati, entro il 2016.
Gli attivisti del M5S di Catania e provincia hanno organizzato -venerdì sera a San Giovanni La Punta- un incontro pubblico di approfondimento su questo “Partenariato tras-atlantico per il commercio e gli investimenti”, come viene definito nel sito delle Commissioni europee, a cui il Movimento si oppone.
“E’ troppo presto per organizzare una grande campagna o una raccolta di firme” ha detto Tiziana Beghin, portavoce europea del M5S, “ma è il momento giusto per iniziare un’opera di sensibilizzazione”. Beghin, insieme ai colleghi Corrao, Giarrusso, Catalfo, Grillo e Foti, portavoce pentastellati al parlamento europeo, al Senato, alla camera e all’assemblea regionale siciliana, hanno provato a fare il punto sulle questioni più delicate e più scabrose poste dal Trattato.
Dopo aver lottato per anni in difesa dell’agricoltura sostenibile, per la riduzione della pericolosità degli scarti, per evitare la diffusione incontrollata dei prodotti geneticamente modificati, rischiamo di mandare tutto per aria e di dover “abbattere -soprattutto in agricoltura- quelle che per il mercato sono solo barriere ma che per noi sono tutele, in particolar modo della salute” ha detto Angela Foti, portavoce all’ARS.
Ma le questioni gravi non sono solo quelle di merito. C’è innanzi tutto il metodo che va denunciato, e in particolare la segretezza con cui le trattative vengono condotte, come se si trattasse -ha sottolineato Mario Giarrusso – di una trattativa tra due imprese private, condotta in modo riservato.
Vengono così mortificate democrazia e partecipazione, ha evidenziato Giulia Grillo, e noi, tenuti all’oscuro o male informati da slogan propagandistici, rischiamo di non fare nemmeno quello che potremmo.
Di cosa si ha timore per essere così guardinghi? E di quale liberalizzazione stiamo parlando? I beni non circolano già senza problemi anche senza questo ulteriore accordo?
Lo spiega ancora Giarrusso, che di professione fa l’avvocato. I mercati a cui le grandi aziende multinazionali, fautrici dell’accordo, non riescono ancora ad accedere sono i ‘mercati protetti‘ (per noi, diritti fondamentali) della salute, dell’istruzione, dei servizi (ad esempio l’acqua). Comparti disciplinati nella nostra Costituzione e, fino ad oggi, barriere insormontabili che il Trattato rischia di abbattere.
Anche gli appalti andrebbero liberalizzati, facendo cadere le norme che oggi, in Italia, stabiliscono alcune condizioni a cui le imprese devono attenersi, come il certificato antimafia.
Un abbattimento delle barriere normative che comporterebbe “la fine del modello sociale europeo, basato sulla difesa dei diritti e sul contrasto alla emarginazione sociale”, come ha ribadito Nunzia Catalfo.
L’aspetto forse più pericolo del Trattato è quello che riguarda l’ISDS (Investor-state dispute settlement), vale a dire la clausola che affida ad un arbitrato internazionale le controversie tra gli investitori e gli Stati.
Le aziende potranno aprire un contenzioso e chiedere un risarcimento qualora ritengano lesive dei propri interessi alcune norme introdotte dallo Stato in cui operano, un’azione legittima nel caso di un comportamento ingiusto e discriminatorio dello Stato nei loro confronti.
Preoccupa tuttavia la possibilità che le aziende considerino lesive dei propri interessi l’introduzione di norme (ad esempio contro il fumo) che tutelano i cittadini ma riducono contestualmente i profitti, o anche solo le ‘aspettative di profotto’ delle società investitrici.
Chi deciderà dove sta la ragione? Non i tribunali pubblici con i loro vari gradi di giudizio, ma una ‘corte arbitrale’ internazionale composta da tre membri, specialisti di diritto commerciale internazionale, spesso funzionari di gruppi finanziari. Porte aperte dunque ai cavilli legali degli avvocati delle grosse compagnie e ai risarcimenti milionari pagati di tasca nostra.
Perchè mai dovremmo correre simili rischi? In nome forse di una annunciata e non dimostrata crescita del nostro Pil, contraddetta dai risultati negativi prodotti da altri trattati di libero scambio, ad esempio tra Usa e Canada?
Gli studi di impatto realizzati individuano, nell’ipotesi migliore, un aumento del Pil dello 0,5 % in dieci anni, dice Beghin. E ricorda che “il mercato è sempre quello, non diventerà più ampio, si divideranno solo le fette in modo diverso, e saranno i più grossi ad accaparrarsi quelle maggiori”.
All’Italia, regno delle piccole e medie imprese, non sarà certo riservata la fetta più consistente, e in cambio avrà solo rinunciato alle regole che proteggevano l’ambiente, la salute, il lavoro. Relativamente a quest’ultimo, per eesmpio, gli USA non hanno mai ratificato nessuna delle clausole di tutela indicate dalla ILO (International Labour Organization), come ha ricordato Ignazio Corrao.
Anche se il M5S ritiene che sia ancora presto per lanciare una campagna contro il TTIP, a livello europeo l’opposizione al trattato è già cominciata e la petizione STOP TTIP ha già raccolto più di un milione di firme.
Possiamo votarla anche noi, e subito.
Per approfondimenti ecco il link al sito stop-ttip-Italia.net
Gli ultimi articoli - Ambiente
Una concentrazione di arsenico pari a 120 microgrammi è stata rilevata dall’Arpa nel materiale di risulta
Tanta gente sabato mattina a Ognina per impedire la privatizzazione del porticciolo. Centinaia di catanesi, invitati
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso anno
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni –
Catania si aggiudica l’ultimo posto nella classifica delle città italiane più green? Non ci stupisce. Il