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Monte Po, un mercatino dell'usato come luogo di aggregazione

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In gruppo attorno ad un gioco da tavola, in coppia davanti ad una scacchiera, da soli a provare i pattini a rotelle. Sono i ragazzi di Monte Po, che hanno appena montato la tenda di Mani Tese e la stanno allestendo indulgendo alla tentazione di ‘verificare’ il funzionamento dei giochi che si apprestano a vendere nel mercatino dell’usato che si svolgerà nei prossimi dieci giorni.
Gli oggetti esposti sugli scaffali, i mobiletti, gli elettrodomestici che si possono già trovare nel tendone provengono dalla sede di Mani Tese, da dove sono arrivati e ancora arrivano con il furgone dell’associazione. Altri oggetti si spera che verranno portati dalle famiglie del luogo, come è avvenuto negli anni passati. Oggetti non più utili a chi li dona ma che possono interessare eventuali acquirenti che li troveranno in tenda a prezzi stracciati.
Tutto nell’ottica del riutilizzo e della lotta allo spreco, un obiettivo tradizionale di Mani Tese, che è stato trasmesso ai ragazzi del quartiere insieme all’idea che bisogna sbracciarsi per ottenere quello che si desidera senza chiedere favori a nessuno.
Forse l’allestimento della tenda potrebbe procedere in modo più spedito, ma Lorenzo Valastro, storico volontario di Mani Tese e anima del gruppo, guarda i ragazzi intenti a giocare con un sorriso stanco ma sereno.
Gli sta bene che la tenda, ancor prima che uno strumento per finanziare le attività del gruppo, sia soprattutto un luogo di aggregazione per questi ragazzi che hanno spesso come alternativa solo la strada. In questi giorni, infatti, il gruppo nato e cresciuto attorno al recupero del campetto comunale avrà in questa tenda un ulteriore punto di riferimento.
I ragazzi di Monte Po hanno già l’esperienza degli anni passati, sanno che tocca a loro tenere in ordine la tenda e i ‘libri contabili’, ossia i quaderni in cui si registrano le somme incassate, e fare da padroni di casa nei confronti di chi viene a guardare e a comprare. Sanno anche che in questo spazio potranno incontrarsi, guardare le partite in Tv e qualche film, ascoltare musica, sentirsi a proprio agio come se fossero a casa propria.
Cosa farete quest’anno della somma ricavata? chiediamo a Lorenzo. “Finanzieremo le nostre attività e, se il Comune ci consegnerà i locali della municipalità, così come ci hanno fatto sperare, provvederemo alla loro sistemazione e al loro arredamento”. Sembra imminente la risposta da parte dell’ufficio Patrimonio del Comune dove la pratica relativa alla richiesta di concessione da parte di Mani Tese è ferma da diversi mesi.

Si aspetta una risposta anche sull’eventuale contributo che l’associazione dovrebbe pagare per poter usufruire di questi locali, un contributo imposto dal regolamento comunale ma che potrebbe essere cancellato o ridotto ad una cifra simbolica in considerazione del carattere gratuito, volontario e umanitario delle attività che si vorrebbero svolgere, attività formative di vario genere e -soprattutto- ‘doposcuola’.
La presenza di Mani Tese nel quartiere è infatti comiciata più di dieci anni fa con il progetto ‘Bambini a giocare, genitori a lavorare’, nato per contrastare il lavoro infantile e ridare ai piccoli il diritto al gioco e anche all’istruzione.
Considerato che l’anno scolastico è ormai prossimo alla chiusura e che l’inverno (stagione in cui i locali al coperto sarebbero stati più utili) è ormai alle spalle, potremmo dire che l’amministrazione, perdendo tempo, ha perso anche l’occasione di consentire già da quest’anno lo svolgimento di iniziative utili per il quartiere.
Ma c’è un altro intervento che i ragazzi aspettano con ansia da parte del Comune, l’illuminazione del ‘loro’ campetto. L’attuale amministrazione, a differenza della precedente, ha dichiarato di aver recuperato la somma necessaria per sistemare l’impianto, da anni in stato di abbandono.
Era stata fatta balenare la possibilità che l’intervento fosse realizzato entro il mese di marzo e due sopralluoghi fatti in questo mese da parte dei tecnici comunali avevano acceso le speranze. Adesso siamo già in aprile e il timore di un ulteriore rinvio comincia a farsi strada. Quando si passerà dalle parole ai fatti?

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