Direttamente da Bristol, sbarca a Catania una nuova forma di teatro fuori dal teatro, portata dai performers inglesi Neil Puttick e Lydia Coen Mason, e messa in scena alcuni giorni fa da ragazzi siciliani, alcuni dei quali già attori de Il Punteruolo, una compagnia attiva da qualche anno nel catanese e specializzata nel Teatro dell’oppresso.
Il palcoscenico di questo spettacolo è stata la città stessa e gli spettatori inconsapevoli sono stati i passanti, gli autisti, i pendolari, i gruppi di ragazzi che si trovavano per caso nel posto giusto al momento giusto.
Lo chiamano “invisibile” perché gli ignari spettatori non sono immediatamente consapevoli di stare assistendo a una performance teatrale: gli attori, divisi in gruppetti di due o più persone, passeggiavano discutendo di un argomento prescelto, prediligendo piazze, panchine e locali all’aperto e cercando di attirare l’attenzione di chi li circondava. Finivano così per coinvolgere nella discussione i più socievoli e coloro che si sentivano toccati dall’argomento, e costoro non potevano fare a meno di intervenire per dire la propria. Noi siciliani del resto siamo fatti così, se abbiamo qualcosa di cui lamentarci andiamo d’accordo con tutti!
E a cosa potevano essere dirette queste lamentele – per attirare senza indugio anche i più restii -, se non al costante degrado e caos in cui versa la nostra bella Catania?
La piazzetta antistante il Castello Ursino si è rivelata una scenografia ad hoc: buche nel selciato, tombini scoperti, immondizia nelle aiuole, cestini stracolmi, macchine parcheggiate in corrispondenza degli scivoli per le carrozzine, strisce pedonali che si interrompono bruscamente al centro della strada… c’era tutto il necessario per criticare a dovere non solo l’amministrazione catanese, ma anche i cittadini incivili che lasciano le cartacce in giro o non raccolgono i bisogni dei propri animali.
Tutte cose normali, queste, che siamo così abituati a vedere in giro per la nostra città da non farci più caso; un degrado che è ormai entrato nella nostra quotidianità, diventando anch’esso invisibile.
Ma per far diventare l’invisibile di nuovo visibile agli occhi di tutti, a volte non basta lanciare un seme e aspettare che germogli: bisogna costringere le persone a vedere. Motivo per cui gli attori in incognito si sono rivelati al loro inconsapevole pubblico in un modo tale che non poteva non attirare l’attenzione.
Ciascun attore ha scelto un punto diverso della piazza e ha assunto una posizione grottesca in prossimità di una cartaccia, di un passaggio bloccato, di una buca; si è poi attivato al passaggio delle altre persone esclamando meccanicamente una frase improvvisata all’occorrenza:
“Ti sei dimenticato qualcosa! Raccoglilo!”
“Ostacolo! Bambini! Pericolo!”
“Qui una sedia a rotelle non può passare!”
“Puzza! Questa città puzza!”
“Non c’è acqua! Non funziona!”
I passanti si guardavano intorno sconvolti, i guidatori si fermavano in mezzo alla strada per capire cosa stava accadendo. Superata la confusione iniziale, però, la gente ha cominciato a reagire, cercando una soluzione al conflitto: qualcuno si è sentito in dovere di raccogliere le cartacce che erano state scaricate ad appena un metro dai cestini, mentre qualcun altro ha spostato la macchina che aveva precedentemente parcheggiato su un passo carraio.
Al suono di una campana è cominciata la seconda parte dello spettacolo: gli attori si sono disposti su due file parallele, i capofila dal lato del pubblico svolgevano il ruolo di megafono, proclamando a gran voce i messaggi che arrivano dall’altra parte, sussurrati da orecchio in orecchio. A turno, ciascun attore ha espresso il suo desiderio per una Catania migliore “come cittadino”, “come donna”, “come studente”, “come ciclista”, “come pendolare”, “come artista”…
Infine si sono fatti portavoce anche dei desideri di quella parte di pubblico che si è fatta avanti, nonostante le macchine fotografiche e i telefonini puntati, dimostrando che tutti abbiamo esigenze diverse ma gli stessi diritti.
La parte finale dello spettacolo consisteva invece in un’imitazione caricaturale dell’uomo medio moderno. Gli attori si muovevano da una parte all’altra della piazza, mettendosi in posa per delle fotografie nei pressi dei cassonetti dell’immondizia e di scorci non proprio idilliaci. Dove andava il primo, presto veniva seguito da tutti gli altri (nonché dal pubblico), che entusiasti lo imitavano riproducendo le sue pose, senza porsi minimamente il problema che nella siepe che stavano annusando non c’erano né fiori né rose, bensì spazzatura.
La stessa performance è stata riproposta poco dopo in piazza Alcalà, trovando stavolta un pubblico molto più vasto, grazie al costante afflusso di persone che salgono e scendono dagli autobus al copolinea, ma al tempo stesso molto meno aperto e decisamente più critico nei confronti delle novità.
Il rischio in cui si incorre mettendo in scena certe forme teatrali è che queste non vengano prese sul serio dal pubblico, il quale, al di fuori di una struttura apposita, non si trova in una condizione favorevole alla riflessione e finisce per reagire con ilarità.
Eppure, quando ancora non sapevano di avere davanti degli attori, quelle stesse persone hanno interagito con loro e come loro si sono lamentati delle macchine posteggiate dove capitava e dell’inagibilità degli autobus da parte di utenti disabili.
Per molti dei ragazzi che si trovavano lì lo spettacolo è sembrato piuttosto un flashmob da stare a guardare restando ai margini senza esserne emotivamente coinvolti, ma nonostante sembrasse che lo spettacolo non fosse di loro gradimento tutti sono rimasti a guardare dall’inizio alla fine.
Dunque il seme è stato piantato e le coscienze sono state scosse, anche quelle di un pubblico che – abbiamo motivo di sospettarlo – a teatro non sarebbe andato affatto.
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L’esperimento del Teatro fuori dal teatro non è nuovo. E’ il Teatro di strada che in ogni momento ha vitalizzato le strade delle città di tutto il mondo.Non solo Catania, quindi, ma tutte le metropoli hanno conosciuto il teatro di strada.Un particolare, tuttavia, mi pare inquietante e cioè il fatto che la grande stampa, che vive e lavora nelle città ,non abbia dato il giusto risalto ad un divertimento -rappresentazione che non richiede professionalità negli operatori bensì passione e profondo amore per la vita degli umani e degli animali. Un particolare vorrei mettere in risalto e cioè il “teatro di strada” ha bisogno degli spazi pubblici per essere ammirato e condiviso ma sono proprio questi spazi pubblici che in ogni dove stanno scomparendo o si stanno assottigliando per volere di quella masnada di speculatori che li odiano e che desiderano solo scavare per creare loculi fino al più basso punto della terra oppure elevare grattacieli.Sono questi a mio modo di vedere i veri nemici del teatro di strada.
Nel frattempo la attuale Giunta Comunale del Sindaco Bianco si occupava di “regolamento edilizio” al posto del nuovo Piano Regolatore Generale che ne è la base ma che non è stato mai emanato in una città tuttora senza regole che siano tali di nome e di fatto.
Ma meno male che ci sono queste persone straordinarie che non accettano il degrado e trasformano le preoccupazioni, frustrazioni giornaliere in una forma d’arte. Bravissimi! Mi sarebbe piaciuto vederlo di persona!