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I venti anni della Città Felice

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Una bella e intensa festa quella che si è svolta a Catania il 5 novembre per ricordare i venti anni de La Città Felice. Un’associazione che ha messo al centro del suo operare il tema della città e della cura, dell’attenzione e dell’interesse per le architetture, i luoghi, gli spazi e le persone che le città abitano. Dedicando a tutto ciò tempo e passione con un approccio personale e politico insieme, scegliendo di quali luoghi occuparsi e quali modalità agire per ribadire il no agli scempi e alle brutture e il sì alla bellezza e alla valorizzazione, creando sempre reti e relazioni, a partire da quelle con gli abitanti di quegli spazi e di quei luoghi.
In questi vent’anni l’attività coerente e intraprendente delle donne e degli uomini de La Città Felice ha segnato la città, e non solo con il sapere e le competenze femminili. Un agire capace di spaziare dall’approccio filosofico al pensiero della differenza, all’economia, alla letteratura, ai temi dell’amministrazione delle città, ai beni comuni e alla pace, al tema delle migrazioni e dei migranti. Un agire centrato sulla costruzione di relazioni, dentro e fuori la città.
L’ impegno de La Città Felice si è sviluppato all’interno di una scelta chiara: quella della politica della differenza, ispirata dalla libreria delle donne di Milano,  contestualizzata e rielaborata.
Per ognuno dei temi affrontati la pratica politica è stata declinata attraverso diverse forme espressive: espressioni artistiche e teatrali, poesie, istallazioni, cibi e tanto altro che hanno reso evidente la complessità e la capacità creativa delle donne, ma anche di quegli uomini che in questa pratica politica si sono riconosciuti. Anche in questo caso le relazioni con le donne e gli uomini di altre associazioni e movimenti hanno creato reti solide e poliedriche.
E’ questo del resto il tema che ha dato il nome a La Città Felice anche se per alcune/i questa scelta sembrava stridere con le condizioni complessive della città, ma l’approccio proposto era ed è un altro, un approccio forse azzardato, attraverso il quale diventava e diventa possibile sfatare luoghi comuni e intervenire su quel senso di impotenza che qualche volta rende difficile agire.
Tante storie, iniziative, interventi, feste vengono in mente coniugando il tema: La Città Felice e la Città.
Babilonia nel vecchio San Berillo, iniziativa bella e innovativa, antesignana di tanti comitati, portata avanti con la Lila e altre donne e uomini negli anni in cui era difficile anche pensare di attraversare il vecchio quartiere, un grande impegno costante, tante iniziative, mostre spettacoli teatrali, visite guidate. Anche in questo caso l’idea era chiara: agire per riqualificare il quartiere senza snaturarlo, senza cioè fargli perdere l’identità e senza svuotarlo delle donne e degli uomini che lo abitavano e che ancora lo abitano.
E poi l’impegno sul tema del waterfront e il no al raddoppio ferroviario con Mare Mosso, il no ai parcheggi interrati al centro, il lungo e costante lavoro su piazza Federico di Svevia in cui ogni anno con una festa a tema, che è ormai una bella tradizione per gli abitanti e per la Città, vengono proposti temi politici cari alla comunità che si intrecciano con memorie e voci di donne: da Costanza d’Altavilla a Goliarda Sapienza da Peppa la Cannunera alle donne del quartiere che vogliono che la piazza sia un luogo accogliente per i loro bambini.
Azioni dal forte valore simbolico per sottolineare non solo la cura ma anche il desiderio per una città che sia bella e accogliente, connotata al femminile
In questi luoghi e su questi temi sono state intrecciate relazioni con gli abitanti e con le altre associazioni ed è bello sottolineare che ogni volta la scelta non è stata casuale né astratta ma è stata fatta partendo da un legame di affetto e quotidianità con quel luogo, dall’amore per la città e dal desiderio di impedire che siano voracità e interessi a motivare gli interventi di trasformazione, spesso dannosi e inutili.
Nella festa si è provato a far rivivere tutto questo. In apertura, a palazzo Platamone, una performance artistica dal titolo “La città che facciamo felice” realizzata dal gruppo “Arte-Mi-Sia”; poi le testimonianze delle amiche delle Città Vicine: Clara Journal delle Libreria delle donne di Milano e della rivista Via Dogana, la giornalista Franca Fortunato del gruppo donne di Catanzaro, l’urbanista Bianca Bottero del Politecnico di Milano, Giusi Milazzo responsabile regionale del SUNIA e Pina La Villa, insegnante, della rivista on line Girodivite, intrecciate con la lettura di brani, testi e documenti politici scritti lungo questi venti anni da Anna Di Salvo, Mirella Clausi, Biagio Tinghino, Nunzia Scandurra, Luca Cangemi, Mario Bonica, Pierangelo Spadaro, Pinella Leocata e con le espressioni poetiche di Carmina Daniele, Pamela Nicolosi, Giusi Milazzo, Pina Morgante recitate dalle voci narranti di Ketty Governali, Carmina Daniele, Pamela Nicolosi, Mario Bonica.
Alle 19,30, infine, il chiostro della Cgil ha fatto da cornice all’inaugurazione della mostra ‘Lampedusa mon amour’ realizzata quest’estate per il Lampedusainfestival.

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