La politica siciliana verso le Regionali, un formicaio impazzito

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Finalmente le acque si sono calmate,

… e non abbiamo neppure uno Schettino a cui ingiungere di tornare a bordo, c….!

ma fino ad ieri il mondo politico siciliano somigliava ad una specie di piscina lunare in cui si stava svolgendo una folle partita di pallanuoto senza regole, senza arbitri e senza neanche squadre ben definite.
Tutti stavano in acqua o a bordo vasca, giocando o tifando ogni volta per una squadra diversa e, alla fine, tutti vincevano e tutti perdevano. Adesso la partita, se così si può definire, sembra essere arrivata per lo meno alla fine del primo tempo, e la confusione  provvisoriamente attenuata.

In effetti, la metafora che descrive meglio il campo della destra è quella del formicaio impazzito dentro cui si accapigliano galletti arroganti e primedonne senza voce.
Cosa si può dire infatti di un Pdl che, per quanto ancora memore dello storico 61 a 0, riesce a far fuori tutti i suoi capibastone e finisce per affidarsi all’uomo-immagine Nello Musumeci, collezionista di cariche istituzionali e sicuramente capace di strappare sorprendenti risultati personali ma leader locale di un partito dell’1%, quando va bene?
Per non parlare dell’altro sottogruppo, dove il gatto e la volpe Lombardo e Miccichè, due politicanti che fino ad ieri si sono scannati fra di loro ma, scaltri e più machiavellici dello stesso Machiavelli, trovano all’ultimo minuto un accordo dietro il sedicente ed equivoco scudo dell’autonomismo sicilianista. Ma, autonomia da chi e da cosa? Forse dai controlli pubblici di uno Stato centrale, in modo da poter usare con più libertà le risorse pubbliche in modo distorto e clientelare?
Non sono andate meglio le cose nel centrosinistra. L’iniziativa, apparentemente personale e avventizia di Crocetta, bravo a bruciare tutti sul tempo proponendo la propria candidatura, ha tolto le castagne dal fuoco di una difficile scelta del proprio candidato ad un Pd reduce dalla poco gloriosa avventura del sostegno a Lombardo.
Ma anche in questo caso la confusione non è poca. A sostenere l’ex sindaco di Gela si ritrova infatti lo stesso pezzo di Pd che aveva appoggiato Lombardo, ma anche personaggi, come Enzo Bianco, che l’avevano violentemente osteggiato.
Una campagna elettorale subito avviata con notevole disponibilità di risorse finanziarie, come quella che fin dall’inizio ha accompagnato il tentativo di Crocetta, piuttosto che ad una iniziativa personale tanto fortunata quanto estemporanea, fa pensare ad un progetto lucidamente architettato e generosamente sovvenzionato. Da chi altri?
Sul piano più strettamente politico comunque, questo candidato ha costretto il Pd a scoprirsi definitivamente come partito di centro-sinistra, alleato all’Udc di Casini che, con D’Alia leader locale, cerca di far dimenticare la sua deprimente e finto-bonaria immagine cuffariana. Ancora una volta si conferma il luogo comune della Sicilia, laboratorio della politica nazionale?
I tanti personaggi in fuga dal centrodestra che si sono dichiarati disponibili ad affiancare Crocetta nella campagna elettorale fanno infine crescere le riserve sulla limpidezza di un’operazione che non sembra proprio segnata dalla discontinuità.
Mentre sta ancora scontando il fallimento elettorale della Lista Arcobaleno, a rappresentare la sinistra dura e pura, nelle forme variegate che la caratterizzano (una parte interessata ai processi unitari con il P.D., l’altra, apparentemente, più attenta ai contenuti di un eventuale accordo), si ripropone Claudio Fava, anche se rimane comunque aperta la domanda su come e con chi governare.
Alla fine ha anche spuntato l’appoggio dell’Idv che, non essendo andata a buon fine la corte a Ingroia, ha ripiegato su Fava. Ma si è trattato appunto di un ripiego resosi necessario per l’incapacità di esprimere un proprio nome significativo. E’ sicuro, infatti, che se Orlando non avesse appena vinto la battaglia di Palermo, non avrebbe esitato a proporre la sua candidatura.
Di Fava, poi, le capacità amministrative restano tutte da dimostrare, se è vero che quando fu candidato (sconfitto) a sindaco di Catania, non si degnò poi neanche di essere presente come consigliere, accumulando una delle quote più alte di assenze in aula di tutto il consiglio comunale?
Al di là di queste riflessioni sul centro – sinistra, rimane incomprensibile, o meglio inaccettabile, il metodo utilizzato sia da Crocetta che da Fava. Nonostante il fallimento delle primarie, ancora una volta è prevalsa la personalizzazione esasperata rispetto alla riflessione sui contenuti. Prima si individua, magari con un occhio ai sondaggi, il (presunto) leader, poi si discute sui programmi: una riproposizione, in salsa annacquata, del berlusconismo, che tanti danni ha prodotto e, evidentemente, continua a produrre nel nostro Paese.
Alcuni outsider completano il quadro. Un tale (S)Cateno De Luca, che promette/minaccia appunto di accendere un’improbabile rivoluzione siciliana contro la pervertita classe politica, di cui anche lui ha fatto parte non indegnamente fino a ieri. Ma vedrete che, col suo 0,x % si accontenterà di qualche posticino di sottogoverno per se stesso e per i suoi adepti.
Un altro tale Gaspare Sturzo, pronipote che vuole rispolverare i fasti del grande zio calatino, rivolgendosi soprattutto al mondo cattolico, sta conducendo una campagna porta a porta sullo stile dei vecchi Comitati civici. Ma se pensa che parroci e variopinti movimenti ecclesiali si accontentino degli ideali veterosturziani e non siano costantemente affamati di ciccia ben più grassa e consistente, o è un illuso o non ha capito niente di questa parte del mondo.
Resta l’incognita grillina di Giancarlo Cancelleri. Non è escluso che possa ottenere un discreto successo, ma si tratterebbe di una vittoria di Pirro a conferma della drammatica e irreversibile crisi della vecchia politica ma anche della difficoltà di saperla rinnovare in modo autentico.
Alla fine di questa orgia di personalismi più o meno disinteressati permane il rischio concreto che risulti eletto un governatore senza una sufficiente maggioranza all’Ars, e comunque facilmente ricattabile anche dai più piccoli frammenti delle variegate e improbabili aggregazioni che lo hanno eletto.
A distanza siderale stanno a guardare i siciliani, soprattutto quelli appartenenti alle fasce più deboli e meno garantite socialmente ed economicamente.
Nella loro muta disperazione hanno assistito attoniti e rassegnati a questo incomprensibile balletto e invano hanno sperato che qualcuno parlasse in modo non retorico dei loro problemi quotidiani: il lavoro che non c’è, i giovani sempre più precari, sfruttati e senza futuro, il costo della vita in costante aumento, i servizi sociali che funzionano sempre meno, la rete dei trasporti sempre più costosa e inefficiente, la scuola che fa fatica a mantenere le sue posizioni.
Abbandonati nel gorgo di una crisi etica e culturale, prima ancora che economica, il cui esito si ha la tentazione di ritenere irreversibile, aspettano solo di sapere, sospesi tra rassegnazione e cinismo, a quale ‘amico dell’amico del potente di turno’ rivolgersi per ottenere come graziosa regalia quanto dovrebbe semplicemente spettare, per merito o per bisogno.
Sentinella, a che punto è la notte?

10 Comments

  1. Quante enormi facce si vedono spuntare dagli enormi manifesti che campeggiano ai bordi delle nostre strade! Ci assicurano che possiamo guardarli negli occhi (forse vogliono ipnotizzarci?) oppure che possiamo fidarci delle loro capacità (ma dovremmo farlo solo guardandone la faccia, spesso neppure intera?)
    Sapete quanto costa uno di questi manifesti? li pagano di tasca loro, o che altro?
    Che la crisi della politica cominci – o finisca – nei manifesti?

  2. Carissimo Nino, condivido largamente le Tue considerazioni: ma, vorrei risponderTi passando dal profeta Isaia al bardo inglese…”La notte?” domanda Macbeth e la Sua Lady gli risponde…”E’ alle prese con l’alba, già si fondono”…e, qualche scena dopo, Malcom…”Cerca il coraggio dove puoi: la notte è lunga, deve trovare il giorno”…So bene che a Te non manca certo il coraggio: spero tanto che, assieme, troveremo le luci del giorno nella nostra regione e nella nostra- “odi et amo”- ineffabile città!

  3. Caro Nino, alla luce di alcuni commenti al tuo articolo (sunt lacrimae rerum…), mi accorgo che Francesco Merlo ha fattyo scuola: con una differenza,però.Merlo prima cerca le citazioni e poi ci costruisce sopra quegli articoli che molti leggono ammirati. Chi commenta le tue osservazioni, invece, come quel tale che conosceva solo le date e non gli avvenimenti ad esse connessi, si limita solo alle citazioni.
    Scherziamo! Cicci

  4. veramente stiamo vivendo un periodo di “mancanza di identità” sotto tutti i punti di vista: sociale, culturale e politico. Questo ci porta ad essere sempre meno protagonisti del nostro presente, siamo come anime che vagano …. possiamo svegliarci però ed iniziare a cambiare tendenza… mi icoraggiano alcune iniziative di giovani attivi, altre mi scoraggiano, ma vale la pena provarci !!!

  5. “Nella loro muta disperazione hanno assistito attoniti e rassegnati a questo incomprensibile balletto”
    Attoniti e rassegnati. E con i pensieri di ognuno centrati sul proprio problema e interesse. E, quindi, necessariamente senza alcuna speranza.
    Non possiamo avere alcuna speranza se non scopriamo cosa significa essere cittadini.
    In ogni caso non possiamo accontentarci di osservare con brillante ironia la vergognosa mediocrità di politici e partiti (i grillini non esclusi). Dobbiamo trovare un modo per manifestare la nostra non rassegnata opposizione.
    Se siamo convinti che queste elezioni non ci porteranno da nessuna parte, perchè non organizzare una consapevole astensione dal voto associata ad un manifesto che elenchi alcuni fondamentali obiettivi
    elaborati attraverso un pubblico dibattito?. Accettando la notte, ma con la attiva speranza che spunti l’alba.

  6. Carissimo Cesare, infatti, il Tuo intervento è datato Otto Settembre…aspettando un nuovo Venticinque Aprile: laddove, forse, l’Otto Settembre è la notte e il Venticinque Aprile l’alba!

  7. Ringraziando per gli interventi, ribadiamo che l’articolo è stato scritto e condiviso, come sempre, da tutta la redazione.
    Tra l’altro il nome Nino è condiviso da due redattori…
    Quella di lavorare in team, e quindi non firmare gli articoli, è una scelta redazione che vi preghiamo di rispettare.
    E vi chiediamo di continuare a collaborare, anche con i vostri commenti, al nostro modesto tentativo di riflettere sulla realtà locale.

  8. Carissimi della redazione di Argo, indirizzando il mio commento a Nino, non volevo “offendere” nessuno: mi sono accodato a Gaudioso, simpatico storico-criptico (per solutori più che abili), che, come ero certo, sta allo scherzo (“se sei saggio, ridi”, diceva qualcuno).
    Ora vorrei dire, amoto ludo (ci risiamo) tre cose al carissimo Pietro Alicata.
    1)Condivido il tuo scoramento e la esigenza di unire le nostre delusioni attraverso una pubblica presa di posizione: sono disponibile anch’io e credo che siano disponibili molti altri.
    2) Dico subito, però, che non sono d’accordo con l’idea dell’astensione, anche se mi è difficile pensare ad altre soluzioni.
    3)Non te la prendere con chi maschera con l’ironia la propria disillusione, anche se sono convinto come te che l’ironia non basti. Un abbraccio a tutti e mi aspetto che sia propriola redazione di Argo,che in questi anni ha mostrato di avere le carte in regola per farlo, prenda una iniziativa e organizzi, come propone, Pietro Alicata, un pubblico dibattito che manifesti apertamente “la nostra non rassegnata opposizione”. Attendo nuove. Cicci

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