Prima a Sigonella, poi di fronte al Villaggio degli Aranci (Mineo): domenica 3 aprile è stata una giornata di mobilitazione particolarmente intensa per il movimento siciliano per la pace e il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
Non tantissimi i presenti, soprattutto se si considera la particolare gravità di quanto sta accadendo, in gran parte provenienti dal catanese (ma c’erano delegazioni anche da Palermo e Messina), ma tutti assolutamente motivati e combattivi.
Chi ha indetto la mobilitazione, mondo dell’associazionismo, sindacati di base, partiti e organizzazioni della sinistra non presenti in Parlamento, ha, infatti, dimostrato di avere ben chiara qual è la posta in gioco.
Il presidio davanti alla base militare di Sigonella è servito a ricordare (come si legge nel volantino dei promotori) che “la Sicilia è la regione maggiormente coinvolta dalle scellerate scelte governative di guerra: le basi militari USA, italiane e NATO di Trapani-Birgi, Sigonella, Augusta, Pantelleria e Niscemi stanno contribuendo direttamente ai bombardamenti, mentre nella baia di Augusta approdano sommergibili con pericolosi e insicuri reattori nucleari”.
E’ servito a ricordare che la guerra non è mai una soluzione, la guerra è il problema, e a denunciare la risoluzione 1973 dell’ONU che ha determinato altre sofferenze per il popolo libico. Una risoluzione che non ha nulla a che vedere con la difesa dei diritti umani, come dovrebbe essere a tutti evidente dato che il vero obiettivo dell’intervento “occidentale” è finalizzato allo sfruttamento delle significative risorse energetiche presenti nel Paese africano.
Di fronte al Villaggio degli Aranci “trasformato – come scrivono gli organizzatori della manifestazione – in un lager dove recludere 2000 tra richiedenti asilo (sradicati dai CARA del resto d’Italia) e migranti fuggiti dalla Tunisia” si è svolta un’assemblea “multietnica” ma, soprattutto, i migranti hanno potuto sperimentare gli effetti positivi, e concreti, della solidarietà del movimento antirazzista siciliano attraverso la distribuzione di indumenti e generi alimentari; mentre medici e avvocati presenti hanno iniziato a raccogliere le denunce di chi sta subendo un’ evidente privazione dei diritti più elementari.
Una bella giornata, hanno detto in tanti, anche perché, dopo pranzo, si è svolta una vera e propria festa con musiche e danze che hanno coinvolto i presenti, per un momento tutti semplicemente, e unicamente, persone “di tanti colori”. Una presenza, questa davanti al Villaggio, che i manifestanti si sono impegnati a riproporre nei prossimi giorni sino a quando non prevarrà una politica dell’accoglienza.
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