“I nostri figli, oggi, giocano per strada, da quando hanno chiuso l’Experia ci sentiamo tutti meno sicuri”. Con disarmante chiarezza una “mamma”, interrompendo la rituale scaletta degli interventi (spesso ripetitivi) durante l’affollatissima assemblea del 10 novembre in piazza Dante, ha individuato il cuore del problema. Con altrettanta sincerità il vicepresidente della prima Municipalità ha ricordato cosa accadeva all’ex cinema Experia prima dell’occupazione: una sorta di zona franca utile per mille attività illegali. E ha evidenziato quanto le Istituzioni siano inadeguate rispetto alle domande sociali. Come nel caso dell’ex macello di via Zurria in parte inutilizzato (la sala dibattiti è chiusa, la piscina è stata data in gestione ai privati).
Unico fra gli invitati istituzionali presenti, l’architetto Campo (Soprintendenza per i beni culturali e ambientali), al termine di una meticolosa, ma discutibile, ricostruzione della storia burocratico-amministrativa dell’edificio, ha addotto come fondamentale motivo dello sgombero il problema della messa in sicurezza dello stesso.
Visto che il Comune di Catania non più di tre anni fa aveva fatto una verifica sullo stato dei locali, ci piacerebbe conoscerne gli esiti per vedere se le parole del soprintendente trovano conferma. In ogni caso, il problema, invece che con i manganelli, si sarebbe potuto risolvere facilmente concordando con gli occupanti gli interventi necessari. Evidentemente lo sgombero ha altre motivazioni, e le assenze degli altri interlocutori (a partire dal Sindaco) lo hanno clamorosamente confermato.
Di queste motivazioni hanno parlato, aprendo l’assemblea, Luigi Marino e Ciccio Mannino.
Luigi Marino, del Centro Popolare Occupato, ha ricordato, interrotto dai ripetuti e convinti applausi dei presenti, l’attività svolta e le caratteristiche del Centro. Ha parlato dell’anomalia di una struttura che non ha, e non vuole avere, nulla a che vedere con i percorsi di “quella politica” che ha ridotto Catania nelle attuali condizioni. Ha ringraziato per l’enorme solidarietà ricevuta e ha letto parte delle increredibili accuse mosse da esponenti della ex Alleanza Nazionale contro l’Experia, descritto come se fosse il “regno di Tarantini”. In sostanza, ha concluso, quello che non viene accettato è che dei comunisti abbiano fatto, e facciano, ciò che per loro è del tutto naturale: lavoro e lotte sociali.
Ciccio Mannino, del Comitato Antico Corso, ha ricordato l’espulsione di centinaia e
centinaia di famiglie dal quartiere causata da scelte urbanistiche che hanno sempre privilegiato la speculazione. Ha, inoltre, rivendicato il ruolo centrale del Comitato nel contrastare questi tentativi, come nel caso delle aule della Facoltà di Giurisprudenza che si sarebbero dovute costruire alla Purità. Fra i presenti un’unica sensazione: senza l’Experia la qualità della vita all’Antico Corso non potrà che peggiorare.
Leggi alcuni passi del documento di autodifesa del CPO Experia, pubblicato sul sito www.senzapadroni.org nel febbraio di quest’anno
Firma la petizione In difesa del CPO Experia
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