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Da 44 paesi verso Gaza, la Flotilla prova a rompere l’assedio

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imbarcazione con scritta Freedom for Gaza

Sono passati quasi due anni dall’invasione israeliana della striscia di Gaza. Ormai è chiaro a tutti che si tratta di un genocidio, del tentativo di espellere dal loro territorio oltre due milioni di cittadini palestinesi. Per raggiungere questo obiettivo, Israele sta utilizzando anche l’arma della fame, impedendo che gli aiuti umanitari arrivino nella Striscia. Se prima Gaza era una prigione a cielo aperto, con oltre 2 milioni di palestinesi in un territorio di solo 369 chilometri quadrati, oggi siamo di fronte a una catastrofe umanitaria.

La politica internazionale non riesce a fermare questa carneficina, anche perché Israele, impropriamente definita l’unica democrazia nel cosiddetto Medio Oriente, gode di un trattamento privilegiato da parte delle potenze ‘occidentali’.

Si moltiplicano, ormai, le prese di posizione di uomini e donne del mondo della cultura e comincia ad essere più esplicita e chiara anche la posizione delle Chiese. Riportiamo qui la lettera aperta dei Frati carmelitani della comunità di Barcellona Pozzo di Gotto, dal titolo

Tacere è dirsi complici


“Noi frati carmelitani, nati da una comunità di frati eremiti, che tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII secolo scelse di dimorare sul Monte Carmelo in Palestina, e per questo ci sentiamo legati a un “cordone ombelicale” alla terra di Israele, la Terra del Signore, oggi di fronte allo scempio di vite umane, che continua a consumarsi nella striscia di Gaza e nel territorio della Cisgiordania, non possiamo non provare vergogna per quanto il governo israeliano sta compiendo a Gaza nei confronti di civili inermi.
Con il passare dei giorni è diventato sempre più chiaro il progetto, che i vari governi di Israele hanno coltivato da lungo tempo. L’atto vile e criminale di Hamas in quel “7 ottobre” è servito al governo presieduto da Netanyahu come un “via libera” per portarlo a compimento.
Il progetto è molto semplice: si tratta di ridare la terra di Palestina all’unico popolo che ne ha la titolarità, perché quell’unico Dio, Signore del cielo e della terra, un giorno l’ha promessa ad Abramo.
Così questo governo di Israele, sostenuto dal partito degli ortodossi, rifacendosi ad un libro della Bibbia e precisamente al libro di Giosué, si sente autorizzato a liberare la Palestina dai Palestinesi. Il riferimento al libro di Giosué è quanto mai emblematico, dove al capito 10 leggiamo come avvenne la conquista: «Giosué in quel giorno conquistò Makkeda passò a fil di spada la città, il suo re, li votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa: non lasciò alcun superstite»: questo testo offre al governo Netanyahu l’appoggio per non dover fare i conti con la coscienza universale.
In quanto cristiani, in quanto cittadini di un Paese, che si dichiara ancora cristiano, vogliamo gridare la nostra vergogna, la nostra indignazione per quanto continua a consumarsi in quella terra di Palestina.
Vogliamo, inoltre, innalzare al Dio della vita e della misericordia, la nostra preghiera, perché tutto questo scempio di vite umane abbia un termine e perché quel popolo ebraico, che ha conosciuto la shoà, ritrovi la forza di contemplare nel volto dell’altro il volto di quell’Altro, che per Israele è il Dio dell’Alleanza.
Allo stesso tempo vogliamo esprimere la nostra indignazione per come il governo italiano e i vari governi europei stanno affrontando questo grande dramma medio-orientale. Alle tarde e flebili parole di presa di distanza non c’è alcun seguito in termini di interruzione della vendita di armamenti e di sospensione delle varie cooperazioni, specialmente quelle che riguardano la ricerca tecnologica in campo militare.
Infine ci saremmo aspettati dalla Chiesa italiana, considerata nel suo insieme, una parola più chiara. Ma tutto resta ovattato in un linguaggio spirituale ed astratto”.

La Global Sumud Flotilla

Crescono nel frattempo i tentativi di portare aiuti umanitari direttamente nella Striscia. Le navi Madleen e Handala sono state bloccate dall’esercito israeliano, sequestrate e gli attivisti presenti incarcerati ed espulsi.

Ma il movimento internazionale di solidarietà con la Palestina non ha gettato la spugna, nei prossimi giorni la Global Sumud Flotilla, con oltre 40 imbarcazioni civili, salperà dai porti europei e africani per provare a rompere l’assedio e portare aiuti umanitari alla popolazione stremata.

Le prime navi partiranno da Barcellona già il 31 agosto. Altre, da Tunisi, il 4 settembre. Anche dalla Sicilia orientale nei primi giorni di settembre, supportate dalla mobilitazione degli attivisti locali, partiranno decine di navi.

Il termine “sumud” deriva dall’arabo e significa letteralmente “resilienza” o “perseveranza”, un concetto che ha radici profonde nella cultura palestinese, il cui popolo resiste alle difficoltà mantenendo salda la propria identità.

Come leggiamo sul sito della Global Sumud Flotilla, “Siamo una coalizione di persone comuni (attivisti, operatori umanitari, medici, artisti, sacerdoti, avvocati e marinai) che credono nella dignità umana e nel potere dell’azione non violenta.” E ancora, “Siamo indipendenti, internazionali e non affiliati ad alcun governo o partito politico. Crediamo nella giustizia, nella libertà e nella sacralità della vita umana”.

Molti gli appelli di intellettuali e personaggi pubblici a favore della Flotilla. Dallo storico Alessandro Barbero al fumettista Zerocalcare, che ha definito questa iniziativa importante “non solo per l’aspetto umanitario, perché ovviamente i bisogni di 2 milioni di persone sottoposti a due anni di assedio genocidario sono praticamente incalcolabili, ma perché finalmente qualcuno prova a fare dal basso quello che stati e organismi sovranazionali non sono riusciti a fare in 20 mesi, ovvero porre con forza il tema dell’apertura di un corridoio umanitario e della rottura di un assedio che si colloca fuori dal diritto internazionale, ma pure da qualsiasi principio di umanità”.

zerocalcare in un contesto di distruzione e di morte

1 Comments

  1. ” sono Giorgia sono una madre sono una donna sono cristiana ” queste parole, a distanza di anni, risuonano ancora più beffarde di quanto non lo furono allora…….
    dov’è il governo italiano ed il suo presidente o la sua presidentessa…. di nome Giorgia , di fronte a tutto ciò ?
    girata dall’altro lato, lei non vede l’orrore del genocidio che si sta perpetrando, lei non sente le urla strazianti del popolo e dei bambini palestinesi , e allora , dunque, viene spontaneo chiedere, Giorgia che mamma sei, che donna sei, che cristiana sei… ? e non solo lei ovviamente, l’elenco sarebbe lunghissimo.
    Possiamo solo sperare che il popolo israeliano svegli le proprie coscenze e che insorga contro un governo che si propone di mettere in pratica, contro il popolo palestinese, lo stesso metodo che il nazismo mise in atto contro la popolazione ebraica e che ha una sola parola anche in questo caso…. genocidio
    occorre anche, oltre la speranza, attivarsi e lottare, ognuno di noi nel proprio piccolo e con le proprie possibilità, affinché le diverse iniziative umanitarie raggiungano lo scopo di alleviare le sofferenze del popolo palestinese.

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