Secondo il premier israeliano Netanyahu la popolazione di Gaza non sta morendo di fame, non c’è nessuna carestia, nessun abitante appare “denutrito”. Esattamente l’opposto di quanto denunciato dalla Croce Rossa secondo cui mancano cibo, medicinali e beni di prima necessità.
Come se non bastassero le armi, che hanno letteralmente devastato uomini e strutture della Striscia, anche attraverso il blocco dell’accesso dei camion che trasportano aiuti si attua il genocidio.
C’è, però, chi non si arrende e vuole aprire un varco, portare aiuti umanitari e beni essenziali alla martoriata popolazione rompendo l’assedio israeliano. Così come è stato chiesto, con tantissime manifestazioni in tutto il mondo, l’immediato cessate il fuoco e il ritiro di Israele da tutti i territori occupati, con il contestuale rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, .

Impresa certamente difficilissima. E, infatti, come scrive Il Manifesto del 3 maggio scorso, “A mezzanotte e ventitré di ieri, due droni da guerra hanno colpito diverse volte la nave Conscience della Freedom Flotilla, mentre si trovava in acque internazionali. Il primo sparo ha centrato l’esterno dello scafo, che ha cominciato a imbarcare acqua. Gli altri il ponte di prua e la zona dei generatori, lasciando l’equipaggio senza energia”. Stiamo parlando di una nave che, carica di aiuti, sarebbe dovuta partire per Gaza.
Pochi dubbi sui mandanti, del resto “quindici anni fa – ricorda sempre Il Manifesto – Israele attaccò la Mavi Marmara, una delle sei navi della Freedom Flotilla che tentavano di forzare il blocco navale di Gaza” e vennero uccisi sul colpo nove attivisti, molti furono i feriti (un attivista morì nei giorni successivi) e gli arrestati.

Ma Freedom non si arrende. Altre navi sono pronte a partire. La prima – Madleen – si trova ad Augusta dove, tra l’altro, è stato chiesto ad Emanuele “Poki”, pittore di murales originario di Librino e attivo in Italia e all’estero con opere che valorizzano la natura e l’ambiente, di dipingere sulla barca due uccelli simbolici: l’upupa e il colibrì.
Da oggi, per tre giorni, la Madleen sarà presente a Catania, al largo del porto di San Giovanni Li Cuti, prima di salpare per Gaza.
Un’occasione per la popolazione catanese, che domenica 25 con un immenso corteo aveva ribadito la propria solidarietà al popolo Palestinese, di contribuire alla raccolta degli aiuti, ma, soprattutto, di supportare l’attività della Flotilla, di garantire, perché le navi non vengano fermate, come è accaduto nel passato e di recente, quel controllo dell’opinione pubblica internazionale fondamentale per evitare il ripetersi degli attacchi israeliani.
Saranno giorni di incontri, confronti e dibattito, con un programma, da venerdì sera a domenica a pranzo, ricco di momenti di riflessione e analisi collettive, anche grazie al contributo dei Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese (la rete di associazioni sindacali di base, partiti della sinistra e organizzazioni della società civile) che in questi ultimi anni si sono concretamente mobilitati contro il genocidio, sia attraverso cortei e manifestazioni, sia inviando aiuti a Gaza.
Appuntamenti previsti: un incontro di benvenuto alle 19 di oggi 30 maggio, un’assemblea alle 10 di domani 31 maggio su “Rompere l’assedio, fermare il genocidio” e un incontro alle 17 su “A Global Unrising; confronting complicity”, e una conferenza stampa con riflessione collettiva alle ore 10 di domenica 1 giugno.
A quest’ultima, particolarmente importante, partecipaeranno, oltre ai volontari presenti sulla nave, Thiago Avìla (coordinatore di Freedom Brasile), Rima Hassan (europarlamentare palestinese), Liam Cunningham (attore irlandese) e Greta Thunberg (attivista contro il cambiamento climatico).
Appuntamento a San Giovanni Li Cuti, quindi, per tutti coloro che stanno facendo il possibile per non sentirsi chiedere domani, come scrive il settimanale Internazionale “Cosa direte quando vi chiederanno come avete potuto permettere il genocidio a Gaza?”
